“Bisogna che impari innanzitutto a tenere la roba in mano: la fetta va tenuta virilmente, come fa un macellaio, l’imburramento dev’essere fatto come un facchino e il te va bevuto come beve un bicchiere di vino un bracciante del Sud!”, dice Renato Baldi con la sua capacità ironica di entrare in contatto con l’altro e costruire un territorio di leggerezza mista a verità. Torna in scena “Il vizietto” per la regia di Claudio Insegno, interpretato dallo stesso Claudio Insegno, Eraldo Moretto, Guido Ruffa, Alessandra Sarno, Mirko Darar, Andrea Carli, Francesco Bianchini, Eleonora Saitta, Umberto Bianchi, Giovanni Rotolo cui si aggiunge la partecipazione straordinaria di Sabrina Pellegrino. Uno dei successi più densi di significato del Novecento che ha tagliato il XXI secolo regalando ancora la sua magia, la sua verità, la sua ironia, la sua capacità di commuovere, far sorridere, coinvolgere ma soprattutto far riflettere. Tratta dall’opera “La Cage aux Folles” di Jean Poiret ispirata al celebre locale drag della Costa Azzurra, Claudio Insegno porta in scena una divertentissima e brillante commedia ricca di humor e colpi di scena affiancato dall’irresistibile comicità di Eraldo Moretto. Con grande ironia lo spettacolo porta lo spettatore alla riflessione sul tema di una nuova tipologia di famiglia sfatando ogni pregiudizio. Non solo il regista e l’attore che creano un contenuto per il pubblico stimolando la riflessione e la consapevolezza, anche l’uomo che con la sua leggerezza, con il suo sorriso, con la sua voglia di vivere si racconta a cuore aperto regalandoci il suo mondo in tutta la declinazione del suo essere nel mondo.
Sei attore, regista e molto altro ancora, ci racconti qualcosa di te che non tutti conoscono?
(Sorride)
Dai almeno un segreto?
A 57 anni un segreto … non ci sono segreti!
Come non ci sono segreti?
A 20 anni hai un segreto, a 57 non ce li hai più! L’unico segreto che posso dire che sono un po’ più annoiato di prima. Ecco, questo è un segreto. Di solito non si vede, sono sempre molto vivace, simpatico e allegro. In questo periodo della mia vita mi sento un po’ più stanco di prima, annoiato. Non è poi tanto un segreto perché non cerco di camuffarlo. L’unico vero segreto è quello che facciamo vedere a teatro, tutto ciò che tu nascondi poi lo riveli in teatro. Noi attori non siamo persone che mantengono dei segreti veri. Diciamo che non sono interessanti.
Tutto è interessante nella vita?
Si!
Anche le cose più difficili spesso hanno un risvolto positivo, portando in sé un insegnamento?
Tutte le cose sono giuste e arrivano nel momento preciso in cui devono accadere. Però una cosa è certa: io non riesco a tenere nessun segreto! Dico sempre la verità qualsiasi cosa mi possano chiedere. A volte, mi dicono: “con te meglio non dire niente perché non riesci a tenere nulla”. Sai le volte che mi sento dire: “mi hanno preso per un lavoro ma con te meglio non dire nulla perché non si può sapere, tu sei tremendo, non tieni un segreto neanche a morire”.
Secondo te perché?
Non ci riesco. Per me è giusto dirle le cose. Se hai un sentimento, una voglia, un desiderio, in qualche modo devi esprimerlo, se resta dentro di te muore, restando chiuso non trova la vita.
Se mantieni un segreto si avvera?
Non è così! Un po’ come quando dicono: non mi metto il viola perché a teatro porta sfortuna. Non è così perché se lo spettacolo funziona ed è un buon prodotto va bene anche se metti il viola, se al contrario lo spettacolo è brutto si porta sfortuna da solo il viola non c’entra nulla. Se lo spettacolo non funziona non dipende certo dai vestiti che metti. Sono tutte stupidaggini a cui non credo. Se qualcuno mi chiede una cosa rispondo la verità.
Perché non fai i reality visto che vivi sempre nella realtà?
Intanto perché non sono famoso e poi perché non riesco a essere finto. Nei reality si dovrebbe rappresentare la realtà, quindi io dovrei dire la verità delle cose, considerando che non riesco a tenere un segreto, un sentimento. Se non sopporto qualcuno glielo dico, così come se mi sta antipatico, ma non come fanno in televisione per finta, lo dico realmente. Sono anche un po’ annoiato di questo ovvero che si lavora diversamente da prima. Mi mancano un sacco di cose.
Che segno zodiacale sei?
Un cancro, però sono cuspide.
Un cancro e un gemellino insieme?
Si! Io e il mio cane. Lui è nato il 21 giugno mentre io il 22. Lui gemelli ed io cancro.
Una scelta voluta?
È capitato per caso, la mia anima gemella è lui. Per me non esiste nessuno altro al di fuori del mio cane.
Come ti capisco, anche io ho un cagnolino che adoro.
Niente ha più importanza in questo momento. Ho quasi intenzione di sposarlo.
Un progetto creativo?
Sto andando fuori di testa per lui. Tre anni e mezzo con lui, la mia vita è cambiata.
Ti portano a vedere la vita in maniera diversa.
Esatto, in un altro modo.
Perché hai detto: “io non sono famoso”?
Perché famoso è Robert de Niro!
Ma c’è anche altro, non solo Robert de Niro?
Elton John … pensa che se lo chiedi a un ragazzo di 18 anni, Robert de Niro, ti dice pure: chi? Per cui la notorietà è un momento non è uno stato d’animo. Anche chi si crede famoso non lo è realmente. I ragazzi dell’Accademia hanno 18 anni, quando nomino Jerry Luis, Barbra Streisand, Lisa Minelli, mi guardano come se nominassi chissà chi, nonostante vogliano fare questo mestiere. Se non è famosa Barbra Streisand chi è famoso?
La fama che cos’è?
È una noia. È una cosa noiosa.
Perché?
Devi stare attento a troppe cose. Poi non è quella che tutti pensano. La fama è mantenere il successo che hai ottenuto, non è poi così facile. A me basta che se faccio una firma qualcuno mi possa dire: ah ma sei tu! Ecco, a me basta questo, mi si illuminano gli occhi, vuol dire che hai lasciato qualcosa. Non che ti riconoscono per strada, mi è successo un paio di volte, non è quello che mi interessa.
Sei una persona riservata?
Assolutamente no! mi piace chiacchierare con tutti e passare insieme agli altri del buon tempo, sono una persona che ama la compagnia. Per questo motivo molte persone mi lasciano. Sono una persona aperta a tutti.
È una risorsa?
Per alcuni è importante, per altri no. la vita va vissuta altrimenti ti ritrovi che è finita e non te ne sei nemmeno accorto.
Perché mettere in scena “Il vizietto”?
Proprio perché parla della vita, di questa libertà, del bisogno di essere una famiglia nonostante non sia la famiglia classica che siamo abituati a vedere. Parla di un momento storico importantissimo dove c’è stato uno sviluppo mentale significativo seppur si è interrotto un’altra volta. Una famiglia composta da due maschi ancora oggi resta un tabù, all’epoca invece era un modo per rinnovarsi. Invece, adesso, siamo tornati indietro. Questo è un modo per far vedere che esiste anche un altro tipo di famiglia, un divertimento e al tempo stesso un pensiero profondo all’interno dello stesso divertimento. Ci sono tantissimi spunti di riflessione ne “Il Vizietto”, me ne sono accorto facendolo.
Hai visto il film?
Avevo 14 anni e sono impazzito, mi aveva totalmente catturato. Poi, ho visto la commedia e mi sono detto: facciamola! È stato proprio mentre costruivamo lo spettacolo che mi sono reso conto che parla di tutto, affronta ogni anfratto della vita e ogni declinazione. Non è solo la storia di due omosessuali divertenti, c’è molto altro ancora.
Quella è la parte evidente.
È quella che vedono tutti quanti, poi, dopo esce fuori tutto il contenuto profondo dei personaggi. È di una modernità disarmante. Pensa che è stato scritto nel ’73. La pandemia e la politica ci stanno facendo tornare indietro come se avessimo un masso ai piedi che blocca l’andare.
Il cagnolino in scena è il tuo?
Certo! Lui non recita, lo mettono perché dice che porta fortuna.
Con tacchi, lustrini, trucco e parrucco ritorna la voglia di vivere?
Si. Ho fatto anche “Kinky Boots”, dove ho visto le persone di ogni genere e stato sociale andare di fuori totalmente. “Kinky Boots” è un musical dove c’erano tacchi vertiginosi. Anche io me ne ero comprati un paio per entrare in scena alla fine. Vedevo la gente entusiasta, poi abbiamo fatto “il vizietto” e le persone si sono ancora entusiasmate; quindi, il divertimento porta gioia di vivere. Con questo non voglio dire che dobbiamo fare tutti spettacoli di questo genere, bisognerebbe essere tutti molto più tranquilli, più umani, sorridere alla vita. La vita è talmente bella che va apprezzato tutto senza perdersi nulla. Bisogna essere contenti di esserci. Questi spettacoli fanno bene: ti fanno sia pensare sia divertire.
Soprattutto adesso?
Infatti, molti mi hanno chiesto: perché hai voluto riprendere Il vizietto? Perché adesso è il periodo giusto, abbiamo bisogno di sentire la leggerezza intorno a noi, tornare a sorridere, a divertirci, a vivere.
Tutti quanti abbiamo un vizietto?
(sorride)
Io ne ho tantissimi!
Ah, capirai, adoro magiare dolci! Ho sempre voglia di ridere, questo è un altro vizietto. Ma si! Ce l’abbiamo tutti quanti. Il nostro modo di vivere è un vizietto.
Quanta dignità c’è ne “Il vizietto”?
Oh, madonna, tanta! È la cosa principale, anzi parla proprio di questo. È la parte fondamentale. Bisogna dare tanta dignità e farla vedere facendo in modo che le persone comprendano. Forse questo è la parte seria dello spettacolo, la dignità è un sentire denso di significato ed esistenza.
Il pubblico cosa ti restituisce?
In generale restituisce la vita. Infatti, in quei due anni in cui non abbiamo avuto pubblico, ce lo siamo cercato attraverso i social, è servito a poco perché ha peggiorato la situazione. Il pubblico ti restituisce ciò che offri e regali, regalandoti una forza immensa che ti stimola a proseguire e fare sempre meglio. Pensa riusciamo a fare tre spettacoli al giorno, abbiamo un pubblico enorme che ci segue e ci regala tantissimo. Ci dona un’energia vitale, in questo caso molto di più poiché “Il vizietto” è uno spettacolo molto divertente, molto umano, al quale tanta gente è affezionata, perché al cinema l’hanno davvero visto tutti. Quando lo vedono si divertono e ti regalano tanto, ti fanno sentire nuovamente vivo. Noi artisti ci sentiamo vivi solo se siamo in un palcoscenico.
Progetti?
C’è un altro spettacolo con Barbara Foria alla Sala Umberto s’intitola “Volevo nascere scema per non andare in guerra”, debutta il 17 maggio. Il 12 Maggio debutto con la regia in uno spettacolo dal titolo “Shakespeare per attori anziani” con Francesca Nunzi, Marco Simeoli e Daniele Derogatis al Teatro de Servi. Poi ho uno spettacolo con Katia Ricciarelli, come attore con la regia di Pino Quartullo che s’intitola “Riunione di famiglia”, debuttiamo il 12 luglio.
Cosa farai da grande?
L’allevatore di cani in una grande villa! Da grande voglio continuare a fare quello che sto facendo adesso, inoltre continuare ad amare la vita.