È da lì che … tutto ha inizio

Le declinazioni della vita sono una fonte inesauribile di grazia e mistero. Nella grazia c’è il seme che lascia germogliare la vita originando quel viatico esistenziale che si dipana in un dialogo lungo una vita. Nel mistero c’è l’angolazione del possibile che si apre a uno spazio nascosto fatto di mistero e curiosità. La vita di un attore è come un grande libro di narrativa: la fatica è significativa, i dirupi sono frequenti seppur tutto questo è accarezzato dallo stimolo a cogliere l’essenza del personaggio affinché diventi persona viva, pulsante e vibrante. In fondo, l’attore dalla maschera passa al personaggio, dal personaggio alla persona, uscendo dalla scena e tornando con indosso una nuova maschera fatta di vita, esperienza, studio e possibilità. È una sorta di filo di Arianna che Giulia Rupi, attrice e autrice, ci spiega assai bene nell’intervista appassionata, densa di vita e di mondo.

Ph: A. Pensini

Raccontaci di te …

Ciao Barbara, è un piacere incontrarti! Sono Giulia e faccio l’attrice. Sono nata ad Arezzo, vivo a Roma da diverso tempo, ho una nipotina di due anni.

Avrai un segreto?

Ho una collezione di diari segreti dalle elementari in poi, secondo me lì c’è del materiale…

Da Arezzo a Torino, perché?

Semplicemente perché è da lì che tutto è iniziato …

Ovvero?

Sono stata ammessa alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, fondata da Luca Ronconi e diretta da Mauro Avogadro. Se mi avessero presa a Genova, a Milano o a Roma mi sarei trasferita lì. Non mi importava dove, ma solo essere ammessa in una delle Accademie Nazionali di recitazione …

E il destino …

Il destino mi ha portato a Torino, dove ho passato i tre anni più belli della mia vita, dove ho conosciuto alcune delle persone più importanti (tra cui il mio attuale compagno, con il quale stiamo insieme ormai da dodici anni).

Una laurea in storia del teatro contemporaneo, perché una tesi su Marina Confalone?

È stata la mia relatrice della triennale a parlarmi di Marina, perché, da giovane attrice quale ero, le sembrava interessante che avessi l’opportunità di confrontarmi con una pietra miliare del teatro come la Confalone, in effetti è stato amore al primo incontro.

È iniziato un lungo viaggio …

Ho dedicato tantissimo tempo alla redazione della tesi, sono andata a casa sua a Napoli non so quante volte decidendo di concentrarmi sulla sua drammaturgia, perché Marina, oltre ad essere la straordinaria attrice che è (ha iniziato con Eduardo, poi ha continuato con Carlo Cecchi e Giuseppe Bertolucci che ha scritto un monologo apposta per lei ecc.) è anche una drammaturga molto particolare, ha uno stile che in un certo senso ricorda quel “realismo magico” degli scrittori sudamericani. Soprattutto Marina è una donna dalla sensibilità profonda che l’ha sempre portata a scegliere e a creare anche nella scrittura, personaggi fuori dalla norma, strani e borderline. Questo è stato fin da subito quello che me l’ha fatta amare, perché è una cifra artistica alla quale mi sono sempre sentita anche io molto affine.

Per la tesi magistrale invece ho scritto una tesi su Renzo Ricci, grandissimo attore e regista del 900, nonché nonno di Paola Gassman (con la quale ho condiviso una tournée che si è conclusa a Montecarlo).

Ph: S. Sgambati

Sei nata attrice o sei diventata attrice? 

Alla fine, credo che nessuno “nasca” con un mestiere scritto addosso perché in un certo senso sarebbe una condanna… Certo, i presupposti c’erano tutti.

Raccontaci di più …

Ho iniziato da piccolissima (avevo nove anni) un corso di teatro nella scuola del Piccolo Teatro della mia città e subito mi sono sentita a casa, merito anche dei meravigliosi insegnanti, attrici e attori, che mi hanno accolto (li ho seguiti due anni dopo alla creazione della Libera Accademia del Teatro). Contemporaneamente ho scoperto l’amore che i miei genitori e la mia famiglia in generale avevano da sempre per il teatro… (i miei nonni erano entrambi accademici del Teatro Petrarca di Arezzo), quindi, ho sempre ricevuto da loro un grande appoggio in quella che è diventata da subito la decisione della mia vita. Certo, ho scelto di fare l’attrice talmente presto che l’idea di “decisione” forse andrebbe rivista, ma poi ho continuato a scegliere questo mestiere da grande, ogni giorno fino ad ora, quindi qualcosa vorrà dire.

La tua passione più grande?

Il teatro senza dubbio, dalla pratica alla teoria.

I gentiluomini sono solo a Verona?

Spero di no!

Ti piace il caffè?

Moltissimo e non zuccherato!

Lo prendi mai a La bottega del caffè?

Per un po’ l’ho preso lì e ti assicuro che era notevole.

Se perdiamo tempo poi si ritrova?

Eh… credo di no purtroppo… però dobbiamo anche liberarci dall’ansia di dover essere sempre performativi, ogni tanto è più che giusto staccare la spina e perderlo questo tempo.

Tutti a casa per la pandemia, come l’hai vissuta?

I primi tempi ero stordita e in un certo senso incuriosita da tutto quello che stava accadendo… poi è diventato alienante….

L’intelligenza è una disgrazia?

Il testo di Griboedov che abbiamo messo in scena tempo fa si interroga proprio su questo e la risposta che dà è che l’intelligenza (intesa anche come sensibilità) ti aiuta sì ad avere uno sguardo critico sul mondo, ma può allo stesso tempo essere fonte di immensa infelicità, proprio per le domande continue che ti portano a scavare sempre più a fondo, fino quasi all’abisso.

Tu sei d’accordo?

Secondo me la soluzione non è rinunciare all’intelligenza e alla sensibilità (se si hanno), ma riuscire a essere abbastanza in equilibrio con sé stessi da non esserne sopraffatti.

L’uomo è incorruttibile?

Mi piace pensare che certi straordinari esseri umani lo siano.

Hai mai giocato a Risiko?

Si, ed è un gioco che amo. Lo spettacolo è stato molto divertente da mettere in scena anche perché ho avuto occasione di lavorare sul mio lato più comico.

Ph: A. Bacchiorri

Tu possiedi un colpo da maestro?

No… ma spero di perfezionare il mio destro in palestra! (faccio boxe da qualche mese e mi sto appassionando!).

Quanto è difficile il mestiere dell’attore?

Se il mestiere dell’attore fosse solo quello di recitare ti direi abbastanza, ma ci si può lavorare.

Invece?

Il problema è che fare l’attore vuol dire anche essere un ottimo PR, un discreto commercialista, un convincente redattore di bandi, un grande venditore e ultimamente anche un preparato social media manager. Tutte cose che con il mestiere dell’attore non c’entrano granché! Quindi, se hai la fortuna di avere tutte queste qualità sei a cavallo, ma si dà il caso che la maggior parte degli attori siano quanto di più lontano ci sia da tutti i mestieri sopra descritti.

È tutto qui?

L’altro aspetto di difficoltà, non meno sfidante, è riuscire a mantenere l’equilibrio nei momenti di stop. Il nostro è sempre stato un mestiere precario, in cui non si ha mai la certezza del lavoro futuro, ed è nel tenersi impegnati continuando a studiare o anche trovando altre fonti di sostentamento tra un lavoro e l’altro che bisogna trovare un punto fermo in sé stessi che consenta di non essere continuamente sballottato dalle ansie, dalle paure e dalle insicurezze tipiche del mestiere. Devo dire che l’esperienza aiuta molto in questo. Una volta che si impara a tenere a bada questa nave, allora rimane solo la bellezza del lavoro più bello del mondo.

Sei più artigiana dei sogni o cogli la tendenza del momento?

Sicuramente artigiana dei sogni anche se mi piace stare al passo con quello che succede intorno a me.

Cosa fai nel tempo libero?

Faccio l’uncinetto! Sembra un’attività da nonna, ma ti assicuro che, oltre ad essere una forma di meditazione, è decisamente divertente! Poi costruisco oggetti, gioielli di carta, borsellini di stoffa, direi che ho proprio una sezione art attack a casa.

La cosa che più ami fare? 

Stare con gli amici e la famiglia, imparare cose nuove,

Quello che non avresti mai voluto fare nella vita?

Avere a che fare con calcoli, numeri e cifre!

I tempi corrono e adesso dove sei? 

Sono a metà della mia vita, in un momento di grandi riflessioni.

Un sogno nel cassetto?

Vivere in un grande casolare immerso nella natura insieme ai miei amici più cari e alle loro famiglie. Una specie di Co housing, rigorosamente in toscana: of course!

Dove possiamo vederti?

A breve, e pandemia permettendo, riprenderò a teatro lo spettacolo “Straight” del contemporaneo inglese Dc Moore, con la regia di Silvio Peroni, che racconta di come l’arrivo di un vecchio amico del college metta in discussione la vita di una coppia di trentenni.

Inoltre, abbiamo terminato da poco le riprese del film “Di noi quattro”, ideato e scritto con Giovanni Anzaldo ed Emanuele Gaetano Forte (che ne ha curato la regia) su due coppie di amici che decidono di avere un figlio in quattro. Spero che finiremo il montaggio entro la fine della primavera.

Vuoi aggiungere qualcosa …

Al momento sto scrivendo il soggetto di un prodotto audiovisivo basato su una storia vera che ha visto le donne protagoniste durante gli anni della Seconda guerra mondiale. Sono in fase della raccolta materiale per far sì che la base storica sia di supporto alla fiction.

Mi occupo anche di organizzazione di eventi culturali. Collaboro, infatti, all’organizzazione del Pigneto Film Festival. Un festival di cortometraggi dedicato al Pigneto, lo storico quartiere romano. Per una settimana all’anno il quartiere viene invaso da giovani registi internazionali che hanno il compito – ognuno con la sua crew – di realizzare un corto ambientato nel quartiere, basato su un tema che viene comunicato solo la prima sera. Oltre all’organizzazione, insieme al direttore artistico Andrea Lanfredi, presento la serata iniziale e quella finale. Insieme all’ideatore del Festival, Simone Vesco, stiamo attualmente lavorando per continuare ad esportare il format anche in altre città.

 

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