Drawing in the the key of jazz

Germana Galdi presenta alla galleria Micro Arti Visive il suo progetto artistico “Drawing in the the key of jazz”, curato da Paola Valori. Dopo varie esperienze espositive, Germana Galdi ha sentito la necessità di riproporre qualcosa che aveva già realizzato in una mostra concerto, regalandosi più tempo per esplorare e soffermarsi sul suo vissuto con un genere musicale che per anni l’ha accompagnata: il jazz. La musica è stata uno dei motori della sua esistenza alla quale non ha mai rinunciato, fonte di ispirazione costante della sua produzione. Una scintilla che si è accesa da giovanissima grazie all’ascolto casuale di una leggenda del jazz come Ella Fitzgerald che ha fatto della tecnica e della versatilità la sua cifra stilistica; due marchi di fabbrica  che appartengono anche all’arte di Germana Galdi, artista poliedrica che ha saputo nel tempo attraversare diversi linguaggi espressivi; dall’astratto in acrilico, all’acquarello,  dalla pittura su stoffa alla china, fino alla fotografia e al body painting, quest’ultime due l’hanno vista protagonista anche come modella. Tra i progetti più identificativi dell’arte di Germana Galdi, merita un focus a parte Riflessi e trasparenze nato nel 1996; un affascinante combinazione tra vetri e metalli e la loro interazione con la luce, elemento cardine delle sue opere, che sottolinea la metafora che rappresenta al meglio il suo mondo interiore. “Più siamo trasparenti con noi stessi al pari del vetro, lavorando sulle nostre emozioni, scavando nel nostro io, più saremo capaci di rifletterlo all’esterno come il metallo, influenzando tutto ciò che ci circonda”, dice l’artista.

L’idea embrionale di “Drawing in the key” of jazz nasce nel 2018 e nel corso del tempo viene a comporsi di dieci opere astratte su tela formato 50 x 60 numerate dal Jazz n. 1 e successive.  In sequenza si associano a brani come: I kind of bluedi Miles Davis, Black market dei Weather Report, Take five di Dave Brubeck, Giant steps di John Coltrane, Moanin di Art Blakey, Kiss and run di Sonny Rollins, It don’t mean a thing di Ellington, A night in Tunisia di Gizzie Gillespie, Spain di Chick Corea e infine Cantaloupe island di Herbie Hancock. A latere di questa produzione, cuore “sonante” della mostra, si affiancheranno dei piccoli “Ritratti metaforici” ideati a partire dal 2017 attraverso date, frasi, oggetti e simboli di alcune delle leggende del jazz come: Ella Fitzgelald, Etta James, Billie Holiday, Chet Backer e Miles Davis. Nel corso sia del vernissage sia del finissage, la musica costituirà un elemento portante di questa mostra grazie al prezioso contributo di due grandi musicisti che accompagneranno il pubblico in un’esperienza immersiva unica, che fonderà jazz e arti visive. Germana Galdi si racconta e ci racconta il suo mondo in questa intervista.

Cara Germana, ci racconta di lei?

Sono una persona semplice che vive priorità diverse rispetto alla società. Ho necessità di esprimermi in vari modi e sono costantemente alla ricerca di stimoli, se pure artisticamente parlando, mi alimento da sola sufficientemente. Con impegno quotidiano sto cercando di percorrere la mia strada che per vari motivi non ho avuto occasione di intraprendere prima, utilizzando i miei talenti se pure alcuni in età adulta.

Come arriva il mondo dell’arte nella sua vita?

Arriva con una consapevolezza che si è mostrata nel tempo. Essendo autodidatta ho faticato a riconoscermi seriamente, perché se pure ho avuto quattro nonni artisti e un padre poliedrico definito artisticamente geniale, il fatto di averli persi prematuramente o non averli conosciuti, mi ha sconfortato per anni. Inoltre, farmi da sola in un ambiente come quello artistico è qualcosa di davvero complicato che richiede costantemente l’energia di ripropormi ogni giorno a me stessa e a chi osserva. Considerando che spesso non si osserva o non si ha la sensibilità di osservare e distinguere cosa si ha di fronte.

Il suo progetto artistico “Drawing in the the key of jazz”, curato da Paola Valori, di cosa parla?

Parla del mio legame con la musica e in modo particolare del jazz. Desidero esternare sensazioni ed emozioni associate a colori. Ciò che mi interessa è condividere momenti che ho vissuto ad esempio negli acquerelli figurativi dal tema “Riflessi e trasparenze dal 1996” e anche con le dieci tele astratte in “Jazz”, che ho associato ad alcuni brani musicali. Esporrò anche alcune “Trame di vita” che propongono con un astratto di grandi dimensioni associato ad un figurativo stilizzato.

Perché ha sentito l’esigenza, dopo varie esperienze espositive, di riproporre qualcosa che aveva già realizzato in una mostra concerto?

Perché sono anni che desidero realizzare questo progetto, che sempre può essere ampliato, riproposto in modo più strutturato con una ulteriore produzione. In passato sono andata vicina a ciò che desideravo e il mio obiettivo non era ancora stato raggiunto come io lo intendevo.

Inoltre, siamo curiosi: una mostra concerto che cosa è?

Ho invitato al vernissage e al finissage due musicisti jazzisti di professione con i quali ho un feeling da alcuni anni e nell’aria era già l’idea di trovare occasione di incontro. Nicola Mingo, ottimo chitarrista ci proporrà alcuni suoi brani di grande pregio che ho avuto il piacere di ascoltare live in diverse occasioni. Theo Allegretti pianista, ci sorprenderà facendosi trasportare dalle mie opere suonando senza un qualcosa di scritto.

Il jazz e la musica che cosa sono per lei?

Sono mezzi espressivi di enorme impatto che chiaramente in modo soggettivo influenzano stati d’animo … per me è un legame vitale da quando sono ragazzina e che successivamente ho vissuto in modo particolarmente intenso, considerando gli amici conosciuti nel corso degli anni e un legame di nove anni con un ex compagno jazzista. Il jazz è una musica di grande sensualità che mi fa immaginare e entrare in dimensione ed atmosfera talvolta struggente. Tuttavia, la speciale carica erotica che lo caratterizza è qualcosa che mi cattura totalmente. Oltre all’avere cultura musicale qui il tema fondamentale è cosa a me arriva e come si trasforma, questo voglio spartire con il visitatore.

Come si coniugano nella sua vita artistica?

Quando dipingo in modo particolare o comunque quando creo e sono in posa, ho l’esigenza di avere una buona musica di sottofondo che varia completamente da un genere all’altro.

Ella Fitzgerald ha segnato momenti significativi nella sua vita, vuole raccontarci qualcosa?

Nella mia adolescenza l’incontro con una speciale amica appassionata di jazz fu determinante, all’epoca mi regalò una cassetta della mitica cantante che mi folgorò.

Quali sono i suoi linguaggi espressivi?

Sono molteplici soprattutto figurativi nel senso pittorico, del disegno, della pittura su stoffa, dell’uso della matita, china, ecoline. Ho disegnato abiti, dipingo in acquerello da oltre venticinque anni e successivamente ho sperimentato l’acrilico. Nel 2019 ho sentito che era urgente per me scrivere alcune frasi ed associarle a mie illustrazioni. A questo ho necessità di esprimere anche la mia parte corporea. quindi ho trovato il modo di assecondare il mio corpo facendo da modella di mie idee fotografiche, curando anche l’abbigliamento e lo stile.

Le evoluzioni e le trasformazioni fanno parte del cammino di ogni artista, non è vero?

Per meglio dire, direi simpaticamente di ogni vero artista.

Perché ha deciso anche di posare come modella?

Il mio primo sogno di bambina era di fare l’ISEF ed insegnare ginnastica artistica, poiché facevo agonismo e mi allenavo tre volte alla settimana anche con l’istruttore olimpionico Giovanni Carminucci. Lasciai in seguito la mia attività e questo mi creò grande dolore, che non realizzai subito. Avevo viva nel tempo l’idea di farmi immortalare considerando le molteplici pose che creo all’istante, oltretutto calcolando che mia mamma lavorò alla LANCIO dei fotoromanzi per quaranta anni e non ebbi mai l’occasione. L’incontro con un fotografo fece la differenza nel 2014. Grazie a lui ho trovato il modo spontaneamente di trovare una mia dimensione e di dare sfogo alle moltissime idee. Curo ogni dettaglio del look inteso come abito, accessorio e pochissimo trucco. Ciò che voglio far arrivare è che anche in età adulta si può fare la differenza se hai personalità e cura di te, anche con poco rossetto, del rimmel e senza un parrucchiere.

Da modella cosa si prova?

Sinceramente è una sensazione profonda quella che, sembra che mi appartenga da sempre. Riesco ad estraniarmi e dare voce ad una parte di me che sente l’esigenza di fare arte, di dare emozioni e non c’entra con la mia statura di un metro e cinquanta tre, nulla a che vedere con il mio fisico minuto di cui non faccio mistero. Mi interessa solo trasmettere, assumendo pose particolari per possedere una poltrona, una scala una porta o qualunque cosa o luogo catturi la mia attenzione.

Lei ha detto: “Più siamo trasparenti con noi stessi al pari del vetro, lavorando sulle nostre emozioni, scavando nel nostro io, più saremo capaci di rifletterlo all’esterno come il metallo, influenzando tutto ciò che ci circonda”, come ha portato tutto questo nella sua cifra artistica?

Con costanza. Ogni pennellata dei miei acquerelli è una goccia colorata che da anni si sovrappone all’altra con pazienza, introspezione, perseveranza. Tuttavia, in ogni mia espressione anche fotografica e pittorica c’è il messaggio che il lavoro interiore a 360° è fondamentale. Ascolto del corpo, cibo sano, parto in primis da me stessa e ho ancora molto da raggiungere.

Quali sono le opere a cui è più legata e perché?

Sono legata a tutte e ho trovato nel tempo il modo di lasciarle andare ad ogni vendita senza sentirmi rattristata.

Ha dei compagni di viaggio? Chi sono?

Fondamentale per me condividere il “viaggio” di vita in senso metaforico e non.

Progetti?

Avendo anche un marchio registrato avrei il piacere di aprire un mio atelier su strada, ampliando e condividendo la mia produzione anche con alcuni abiti e accessori.

Vuole aggiungere altro?

Grazie molte per aver condiviso, vi aspetto.

Top 3 Stories