“Quanto mi piace cantare a squarciagola”, perché in fondo “nella mia stanza
fuori dal tempo, mi consumavo, non trovavo posto” seppur cercassi una risposta e “costruivo sogni”. Il mondo di Veronica di Nocera è un mondo assoluto dove parole e musica si fondono e confondono in un’armonia unica che rende la canzone un messaggio intenso e autentico nella sua profonda cifra esistenziale. Chiunque ha provato la fatica, il dolore, la difficoltà e si è detto: “ora mentre cado, mi fa ancora male, mi manda al tappeto, brucia come sempre” eppure, eppure
“posso rialzarmi”. La vita nella sua declinazione più infinita è esperienza, caduta e risalita e Veronica ben lo dice con la sua musica che si trama e definisce come un’opera d’arte.
Cara Veronica, grazie per questa intervista, che ne pensi di raccontarci un po’ di te?
Sono Veronica, ho 26 anni e mi piace cantare.
Quando hai iniziato a sperimentare il canto, a conoscere la musica?
Sin da piccolissima. È una passione, quella per la musica, che mi accompagna da sempre.
Quando hai deciso di fare la cantante?
Seppur sin da bambina ero appassionata di musica e mi piaceva cantare non è stata la mia priorità; infatti, il mio percorso di vita si è snodato all’interno di itinerari diversi.
Che cosa hai fatto prima?
Mi sono laureata in Beni Culturali …
E poi?
Mi sono resa conto che non avrei potuto vivere senza la musica e il canto.
Così?
Prima mi sono formata, ho frequentato varie scuole di formazione, tra cui la Master of Music presso la Luiss Business School, poi ho composto e scritto il mio primo brano.
Quando è uscito il tuo primo lavoro?
Il 30 gennaio 2020 esce il brano Kaleidoscopio, prodotto da Cantieri Sonori e incentrato sul tema del bullismo. Il videoclip del brano è stato presentato in occasione della giornata nazionale contro il bullismo nell’ambito del tour Inverti organizzato dalla Regione Campania, rientrando, inoltre, tra i primi 6 su oltre 700 progetti nella finale della V edizione delSicily Farm Film Festival di Agrigento. Il 17 marzo, il singolo è arrivato in semifinale al Primo Maggio Next.
Perché il tema del bullismo?
Purtroppo, ho avuto una diretta esperienza con il bullismo in adolescenza. Non è stato facile quel momento, ancor più superarlo, ma questo disco per me rappresenta un’importante punto di rinascita e svolta.
I tuoi fans come hanno accolto questo brano?
Mi sono resa conto che si sentivano rappresentati dal brano così nei lavori successivi ho scelto di affrontare altri temi che mi stanno a cuore come la parità di genere fino all’autismo per giungere poi all’ultimo lavoro in uscita il 22 aprile incentrato sulla tematica del cambiamento climatico.
Che messaggio vuoi inviare con il tuo ultimo lavoro?
Il singolo vuole essere una lente di ingrandimento capace di mettere a fuoco non solo le catastrofi ambientali, ma anche quelle umane.
Il tema dell’autismo come si declina nella tua vita?
È stata una richiesta da parte di mia zia. Ho un cugino autistico. Spesso è difficile spiegare cos’è l’autismo, le persone non comprendono, così con mia zia abbiamo scritto insieme il testo di questo brano.
Qual’ è l’intento?
Che fosse una spiegazione di questa sindrome, che aprisse una via interpretativa al mondo di questi bambini, ragazzi affetti da questa patologia. Infatti, abbiamo raccontato in musica la giornata tipo di mio cugino così da portare nel suo mondo l’ascoltatore senza censure e vergogna, mostrando i pro e i contro nella convivenza con una persona autistica.
Cosa ti hanno detto del brano?
È diventato quasi un inno. Le mamme dei bambini autistici l’hanno presa come qualcosa di prezioso per raccontare e raccontarsi.
Mentre il brano Wonder Woman?
È dedicato alla disparità di genere e alla violenza sulle donne, il cui videoclip raccoglie circa cinquanta testimonianze di donne e uomini inerenti alle tematiche affrontate. È un brano uscito durante la quarantena, perché guardando le notizie al telegiornale quasi tutti i giorni la cronaca era segnata da violenze sulle donne. In quel periodo oltre al Covid-19 si parlava tanto di femminicidio, due argomenti intensi.
Secondo te perché questo aumento di femminicidi in quel periodo?
Con la quarantena e la chiusura di tutto le donne si sono ritrovate nelle mura domestiche a vivere situazioni difficili con i propri aguzzini che spesso sono sfociate in vere e proprie tragedie.
E poi arriva Vivarium?
Esce il 22 aprile Vivarium. È un brano incentrato sulla tematica del cambiamento climatico. Il singolo, infatti, vuole essere una lente di ingrandimento capace di mettere a fuoco non solo le catastrofi ambientali, ma anche quelle umane.
Da cosa prendi spunto?
Ascolto tantissima musica rendendomi conto che sono pochissimi i cantanti che utilizzano la propria musica per parlare di temi sociali significativi come il cambiamento climatico. Questo è un progetto che avrà anche uno sfondo sociale. Il mio motto è dare voce a chi non ha voce. Inoltre, ritengo che mai come in questo periodo ci sia la necessità di parlare di cambiamento climatico, non tanto per confrontarsi piuttosto per agire. Vivarium potrebbe essere un monito e non solo un mezzo per portare le persone a fare coscienza di quello che sta accadendo ormai da tempo. È importante informarsi e con Vivarium le persone hanno la possibilità di farlo. Può essere uno stimolo alla ricerca e all’informazione.
Il pubblico come accoglie i tuoi lavori musicali che stimolano riflessione e consapevolezza?
Non ti nascondo che è molto complicato portare avanti un progetto di questo tipo.
Perché?
Se ci fai caso in classifica abbiamo canzoni che parlano di tutt’altro e hanno un genere completamente diverso dal mio.
Forse brani un po’ “furbi” passami il termine?
Assolutamente si! Non sai quante volte mi è stato chiesto di cambiare, per adesso mi sono sempre rifiutata perché ognuno deve seguire e proporre la musica che lo rappresenta, quella che sente dentro di sé, ciò che lo rende soddisfatto. Per me la musica è un mezzo per far arrivare messaggi e riflessioni, per far sì che le persone facciano consapevolezza su aspetti importa della vita. Riconosco che è difficile ascoltare questi brani soprattutto per i giovani che non sono abituati a questo tipo di musica.
Hai mai pensato di partecipare a un talent?
Certo! Però mi sono sempre avvicinata in periodi sbagliati. Ho provato le selezioni di XFactor arrivando alle fasi finali però c’era sempre qualcosa che mancava. I talent sono un po’ complicati, facendo questo mestiere comprendi anche quando è il momento giusto per partecipare. Ancora credo, per me, non sia arrivato il momento di riprovare.
Sei impegnata anche nel sociale?
Sono impegnata molto con l’autismo. Ho fatto un progetto con mia zia, uscirà anche un libro, oltre al brano che è già uscito.
Quello che non avresti mai voluto fare nella vita?
Proseguire con la mia laurea in Beni Culturali, è una cosa che non mi interessa più di tanto come lavoro. Mi piace l’arte vera ma non il lavoro di guida turistica o lavorare in un museo.
Che cosa è per te la felicità?
Bella domanda! Apprezzare quello che abbiamo. Questa società ti fa vivere l’usa e getta come se quello che hai non ti bastasse mai. Rendersi conto del mondo che abbiamo accanto e degli affetti che ci nutrono e sostengono.
“Cogli l’attimo” o “lasci che sia”?
Colgo sempre l’attimo a costo di rischiare.
Dove possiamo ascoltare le tue canzoni?
Su Spotify, su Youtube o i social.
Tra dieci anni dove ti vedi?
A fare questo mestiere e organizzare eventi.
Cinque parole o aggettivi che parlano di te….
Musica. Umile. Cuore. Libera. Originale.
Sarai in tournée?
Il Covid-19 ha creato un momento difficile per noi giovani artisti. Però mi aiutano molto i concorsi dove sono in finale.