Codice Rosso adesso “rafforzato”: la legge che corre. Ma chi protegge davvero le donne che chiedono aiuto?

Il giorno in cui Ilaria andò in commissariato a denunciare il suo ex, era già stanca. Non solo per le minacce, gli insulti, il terrore che lui potesse aspettarla sotto casa. Ma per lo sguardo stanco dell’agente che la accolse. “Vediamo che si può fare, signora”, le dissero. Tre giorni dopo, Ilaria era morta.

Questa non è una storia isolata. È la storia di tante donne che chiedono aiuto, e si ritrovano dentro un labirinto di burocrazia, sottovalutazione e lentezza. Eppure, una legge c’è. Si chiama Codice Rosso. È stata pensata proprio per loro. Ma cosa succede quando la legge corre… e il sistema resta fermo?

Una legge nata sull’urgenza

Nel 2019, dopo una lunga serie di femminicidi che scossero l’opinione pubblica, lo Stato ha reagito: è nato il Codice Rosso, una corsia preferenziale per le denunce di violenza domestica e di genere. Con la riforma più recente – il cosiddetto Codice Rosso rafforzato – le misure si sono inasprite: arresti immediati in flagranza, aumento delle pene, ammonimenti più rapidi, braccialetto elettronico più usato.

Una legge che promette rapidità, protezione, sicurezza. Ma che spesso resta una corsa su una pista piena di ostacoli.

Numeri che raccontano un’urgenza vera

Nel 2025, nei primi mesi dell’anno, almeno 11 donne sono state uccise da uomini che avevano avuto con loro un legame affettivo. In molti casi, le vittime avevano già denunciato. I nomi si susseguono come un rosario laico del dolore: Ilaria Sula, Sara Campanella, Laura Papadia… storie spezzate da mani che avrebbero dovuto accarezzare, non uccidere.

Dietro ogni nome, un fallimento istituzionale. Un allarme ignorato. Una legge che non è bastata.

Il nodo psicologico: quando l’amore diventa possesso

Chi uccide una donna non lo fa per amore. Lo fa per controllo, dominio, rabbia narcisistica. In molti casi, si tratta di uomini incapaci di tollerare il rifiuto, che vivono la separazione come una ferita all’identità. “Se non sei mia, non sarai di nessuno” è la frase simbolo del femminicidio: una dichiarazione di guerra al libero arbitrio della vittima.

E la vittima? Spesso è isolata, manipolata, svuotata. Rimane intrappolata da sensi di colpa, paura e sfiducia nelle istituzioni. Quando trova il coraggio di parlare, è già troppo tardi.

Il Codice Rosso Rafforzato è una corsa. Ma il sistema è zoppo

La legge c’è, ma non basta. Il problema è nell’attuazione concreta:

  • Procure sovraccariche e con pochi magistrati dedicati;
  • Polizia giudiziaria non sempre formata per cogliere i segnali sottili;
  • Centri antiviolenza pieni, sottodimensionati, poco visibili;
  • Misure cautelari spesso disattese, o comunicate troppo tardi.

Anche il braccialetto elettronico, tanto invocato, non è la panacea: va richiesto, approvato, installato. E a volte, come nel caso di molte vittime recenti, l’uomo ha già premuto il grilletto prima che il dispositivo venga attivato.

Cosa manca davvero?

Il Codice Rosso Rafforzato è necessario, ma non è sufficiente. Mancano almeno tre pilastri fondamentali:

  1. Educazione sentimentale: fin dalle scuole elementari, serve insegnare il rispetto, l’empatia, il consenso. Un ragazzo che non sa perdere in amore può diventare un uomo pericoloso.
  2. Rete sociale di allerta: medici, insegnanti, vicini, amici devono avere strumenti per segnalare casi sospetti. La violenza spesso è visibile, ma ignorata.
  3. Tutela economica per le donne: molte non denunciano perché non hanno un’alternativa concreta. Serve protezione economica, abitativa, lavorativaper permettere alla vittima di sottrarsi.

Conclusione: più che leggi, serve un cambiamento culturale

Il femminicidio non è un’emergenza: è un’emergenza culturale permanente. Finché penseremo che basti una norma per salvare una vita, continueremo a piangere donne che avevano già chiesto aiuto.

Il Codice Rosso Rafforzato è un buon inizio. Ma per arginare questa strage silenziosa, serve molto di più: coraggio politico, formazione continua, ascolto reale e un cambiamento radicale nel modo in cui educiamo uomini e donne all’amore e alla libertà.

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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