In una piazza San Pietro avvolta da un silenzio che pesa più di mille parole, il mondo si è fermato oggi per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco.
Il Pontefice venuto “dalla fine del mondo”, il Papa della misericordia, della semplicità, della carezza agli ultimi, è tornato alla Casa del Padre.
Migliaia di fedeli, leader religiosi, capi di Stato e uomini e donne comuni si sono riuniti sotto il cielo grigio di Roma, un cielo che sembrava condividere il lutto dell’umanità.
Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio, aveva segnato la storia della Chiesa e del mondo intero con la sua umanità disarmante, il suo sorriso fragile e la sua voce forte nei momenti più difficili. Era il Papa dei gesti concreti: quello che si inginocchiava a baciare i piedi dei migranti, che telefonava ai malati, che abbracciava i poveri come fratelli.
Il rito funebre, presieduto dal decano del Collegio cardinalizio, si è svolto seguendo il protocollo solenne previsto per un Pontefice emerito, ma con quell’impronta di essenzialità che Francesco aveva chiesto in vita: niente sfarzo, niente lodi eccessive, solo preghiera, gratitudine, memoria.
La bara semplice, in legno chiaro, è stata deposta davanti all’altare.
Sopra, il Vangelo aperto: la Parola che Francesco ha vissuto più che predicato.
La folla ha seguito il rito in un clima di composta commozione. Alcuni hanno stretto tra le mani rosari, altri si sono lasciati andare a lacrime silenziose. Ovunque sventolavano bandiere argentine e cartelli con una sola parola: “Gracias”.
Nel suo ultimo omaggio, il Cardinale che ha officiato l’omelia ha ricordato:
“Francesco ci ha insegnato che la Chiesa deve essere ospedale da campo, che il Vangelo si annuncia con la vita e che il potere è autentico solo quando si fa servizio. Ci lascia la responsabilità di non dimenticare i poveri, gli scartati, gli ultimi.”
Alla fine della celebrazione, prima che la salma venisse condotta nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica, un lungo applauso ha rotto il silenzio: non solo per chi se ne va, ma per tutto quello che ha seminato.
Papa Francesco lascia un’eredità immensa: una Chiesa più aperta, più vicina alle fragilità umane, più incline al dialogo che alla condanna.
Il mondo lo piange come un uomo che non ha mai smesso di credere nella tenerezza, nel perdono, nella forza rivoluzionaria dell’amore.
Oggi non è morto solo un Papa.
Oggi si è spento un testimone di speranza in un tempo che ne ha disperatamente bisogno.
E mentre il sole timidamente squarciava le nubi su piazza San Pietro, sembrava che, anche stavolta, Francesco volesse dirci:
“Non lasciatevi rubare la speranza.”