Un concept album di Silvia Frangipane che intreccia emozione, suono e poesia
Ci sono momenti della vita in cui il silenzio diventa rifugio, in cui l’inverno interiore sembra non finire mai. Eppure, proprio nel cuore del gelo, maturano i semi di una nuova stagione. FLEURS nasce da questo spazio sospeso: un invito a guardarsi intorno con timidezza e meraviglia, come fiori che sbocciano dopo la neve. Con delicatezza, con un filo di diffidenza, ma anche con la curiosità di ritrovare la luce. Dopo il dolore, dopo la nostalgia, arriva il tempo di riaprirsi alla vita, di accogliere incontri inattesi, di lasciare che la musica e le parole diventino compagni di un viaggio verso l’amore che ritorna. Oggi incontriamo Silvia Frangipane, cantautrice raffinata che torna a incantarci con il suo nuovo album in francese, “FLEURS”. Un concept album che raccoglie delicatezza, poesia e apertura alla vita, sulla scia del precedente “SANS TOI AVEC MOI”.
Il singolo di lancio è “AU CAFÉ”, accompagnato da un videoclip ufficiale già disponibile su YouTube.

Silvia, ci racconti come nasce questo nuovo album e in che modo prosegue idealmente il percorso iniziato con “SANS TOI AVEC MOI”?
Con l’album SANS TOI AVEC MOI del 2021 e il suo successivo spettacolo SANS TOI AVEC MOI, L’AMORE DOPO L’AMORE,che ha avuto repliche nel 2021 e 2022, avevo voluto affrontare i diversi aspetti emozionali che nascono alla fine di amori importanti: dolore, tristezza, nostalgia, insicurezza, solitudine esistenziale e infine la consapevolezza del cambiamento.
Una volta che abbiamo accettato e possibilmente compresol’ineluttabilità di un cambiamento , cosa che per noi umani è sempre difficile a farsi, dobbiamo andare avanti. E per andare avanti che lo si voglia o meno dobbiamo guardarci intorno, altrimenti restiamo in una situazione di stallo.
I due concept album sono quindi strettamente legati. Dall’accettazione del cambiamento nasce il percorso emozionale di FLEURS che parla di apertura timida e delicata, di leggerezzainattesa, di piccola curiosità. Queste le emozioni di cui ho voluto parlare con il mio album. Non parlo ancora di nuove passioni travolgenti o amori importanti, ma di una iniziale e delicata attenzione al mondo, agli uomini e quindi all’amore.

Nel tuo racconto parli di un’apertura alla vita, come fiori che sbocciano dopo la neve. Che cosa rappresenta per te questo sbocciare? È un messaggio personale o universale?
Se mi immagino fiore che sboccia a primavera in montagna mi immagino di farlo con un po’ di timidezza, di insicurezza, con circospezione. Ma allo stesso tempo con leggerezza e con un piccolo sorriso di curiosità. Non sono sicura che la primavera sia veramente arrivata, ma il sole che mi inizia a scaldare me lo fa credere. E allora piano piano sboccio, apro i petali senza fretta, pronta a richiuderli se necessario. E nel momento in cui mi apro vedo il prato, le piccole rocce, le chiazze di neve intorno a me. Posso continuare ad essere diffidente del sole, degli animali che mi possono calpestare, della pioggia che mi può bagnare, ma comunque mi guardo intorno desiderosa di sorridere al mondo intorno e alla luce che riscopro e ritrovo dopo un lungo letargo.
Può essere anche solo questo, vedere il mondo intorno a me oppure piano piano posso iniziare a lasciarmi andare al vento e farmi solleticare dalla rugiada della sera. Provare a pormi in un rapporto di relazione con ciò che mi circonda. Questo rappresenta per me lo sbocciare. Entrare in uno spazio dove prima non c’ero.
E dopo la fine di un amore importante serve molto tempo, un lungo inverno, un vero letargo dove alcune funzioni vitali necessariamente continuano e altre sono state ridotte. Un lungo inverno per comprendere, sentire, riposare, analizzare, accettare, elaborare il tutto senza distruggere nulla del bello di un amore finito.
Per quanto riguarda la valenza del messaggio ritengo che sia un messaggio personale e universale allo stesso tempo. Può riferirsi al tema dell’amore come racconto io, ma potrebbe riferirsi a tutto ciò a cui ci riapriamo dopo una fine, la fine di un’amicizia, la fine di un lavoro professionale, la fine di una vita vissuta in qualche luogo che dobbiamo o sappiamo di voler lasciare.

Il videoclip ufficiale di “AU CAFÉ” è già online. Cosa racconta questo brano e che ruolo ha all’interno della narrazione del disco?
AU CAFÉ è il primo brano dell’album e parla di un incontro casuale tra due persone al bar.
Il tema del caso era già presente nell’album precedente, è un tema cui credo molto. Ma il caso non basta. Il caso ci offre l’incontro, mal’attenzione a uno sguardo, la scelta di un sorriso, la consapevolezzanell’istante presente e la nostra apertura alla vita fanno il resto. Nel brano due persone sole sono sedute in un bar a due tavolini diversi, si sorridono con delicatezza da lontano e un po’ di curiosità. E qui per ora tutto finisce. Poi mi è piaciuto pensare che entrambi siano voluti ritornare allo stesso bar per incontrarsi di nuovo e che lui l’aspetti al tavolino di lei. Iniziano a chiacchierare con leggerezza e alla fine usciranno dal bar insieme. Ecco perché questo brano apre l’album. Dice quanto importante sia l’apertura al mondo. Per questo brano ho poi ideato e realizzato un videoclip che è un piccolo musical in bianco e nero.
Il tuo album è un intreccio di strumenti che dialogano tra loro: la voce con chitarra e pianoforte, rincorsa dal flicorno, dal violino e dalla tromba, accompagnata da percussioni e contrabbasso. Come hai costruito questo “nastro inscindibile” di suono e parole?
Mi piace molto che il suono e le parole diventino un tutt’uno, è qualcosa cui tengo molto. Penso che la musica di una canzone e il testo siano due facce della stessa medaglia. E la cosa bella è quando nell’immaginario musicale poche parole ti riportano ad una melodia e viceversa. Diventano una cosa sola. Per questo mi piace molto scrivere insieme la musica e le parole.
Ma poi entra in gioco l’arrangiamento. Che è fondamentale in un brano. E qui entra in gioco un grandissimo arrangiatore italiano, un musicista d’eccezione, Primiano Di Biase. Primano Di Biase è l’arrangiatore di tutti i miei brani, musicista, compositore, direttore artistico sensibilissimo con il quale ho il piacere e l’onore di lavorare insieme da tanti anni. Lui ha una sensibilità musicale incredibile ed una attenzione al suono unica. Quando arrangia i miei brani mi vuole presente e da questi splendidi incontri nasce la scelta degli strumenti e il loro ruolo nel brano. E infine la scelta dei musicisti di grandissimo livello che affiancano il suo pianoforte e la sua fisarmonica: Roberta Palmigiani al violino, Paolo Giovenchi alla chitarra, Mario Caporillialla tromba e al flicorno, Renato Gattone al contrabbasso e al basso elettrico e Simone Talone alle percussioni.

Hai scelto ancora una volta il francese come lingua espressiva. Che cosa ti lega a questa lingua e cosa ti permette di dire che magari l’italiano non ti concede?
Credo che ciò che mi lega a questa lingua sia il suono. La morbidezza di questo suono, morbidezza che nel mio immaginario sonoro ed emotivo si associa all’amore, all’affetto.
Inoltre io ho appreso il francese soprattutto dalla lettura in lingua dei romanzi francesi che iniziai da adolescente quando vissi qualche mese a Parigi e che poi continuai assiduamente al rientro in Italia. La grande letteratura francese dell’ottocento parla di amore. Forse anche questa associazione si è creata nel mio immaginario emotivo e musicale.
A questo proposito qualche mese fa per la prima volta ho inciso un singolo in italiano TEMPO VIENI che parla di esistenza e di natura. Quando mi sono messa a comporre la melodia volevo parlare del valore del tempo e la lingua è venuta da sola. Non ho composto il testo in francese ma in italiano. Quindi da una parte la tipologia del suono della parola, dall’altra le associazioni inconsce emozionali sono alla base delle mie scelte linguistiche.

Il disco ci porta da “LE SILENCE” a “LA MER EN HIVER”, fino a “PRINTEMPS” e “BAL D’AMOUR”. C’è un filo narrativo che lega tutti i brani?
Sì, assolutamente. L’album è un concept album quindi affronta aspetti diversi di una stessa condizione emotiva. I brani sono sette e ciascuno affronta il tema del guardarsi intorno da un punto di vista diverso: AU CAFÉ (Al bar) parla di un incontro casuale; LE SILENCE (Il silenzio) parla della capacità distruttiva del silenzio tra due persone; LA MER EN HIVER (Il mare d’inverno) parla della capacità del maree quindi della natura di esserci vicino come un innamorato o un amico prezioso; PRINTEMPS (Primavera) parla della paura di riaprirsi e lasciarsi andare per timore di soffrire; BAL D’AMOUR (Ballo d’amore) parla dell’effetto inebriante che ha su di noi ballare di nuovo con qualcuno che ci piace; ; SANS S’EMBRASSER (Senza abbracciarsi) parla della gioia che si prova quando ci si apre pianopiano a qualcuno dopo un lungo periodo senza abbracci; TOUT A CHANGÉ (È cambiato tutto) infine parla dell’euforia di sapere che qualcuno ci sta pensando di nuovo.

Hai detto che questo album è un invito a lasciare il silenzio protettivo dell’inverno per aprirsi di nuovo alla vita. Quanto c’è di autobiografico in questo messaggio?
In tutto ciò che creo, dalla musica, ai testi dei brani, alle poesie che scrivo, una parte autobiografica c’è sempre. E la mantengo sempre sia come spunto che come capacità di interpretazione di ciò che vedo intorno a me. Per mantenermi autentica. Io ritengo che nell’arte per essere credibili bisogna essere autentici. Eventi piccoli e grandi della mia vita li faccio prima diventare occasione di attenta riflessione e di lucida analisi e, se riesco, di affettuosa compassione, e solo in seguitodi racconto e di condivisione.
Citi il tempo di essere pronte ad abbandonarci a un incontro inatteso. Ti va di condividere un’immagine, un ricordo o un pensiero che ti ha ispirato questa riflessione?
Certo, con piacere! L’incontro inatteso esiste e l’ho sperimentato. Un pomeriggio di tanti anni fa parcheggiai il motorino a Roma per andare ad un impegno di lavoro che durò molte ore nel pomeriggio. Non trovai posto vicino al luogo dell’incontro e dovetti allontanarmi un po’. Quando all’ora di cena tornai a cercarlo non riuscii a trovarlo. Ero molto stanca, ricordavo che l’avevo parcheggiato davanti ad un negozio di riparazioni di qualcosa, forse di caldaie, ma non ne ricordavo il nome e girai per venti minuti per le stradine senza trovarlo. A un certo punto decisi di chiedere di questo negozio che ricordavo a mala pena e fermai un signore che stava entrando in un portone. Mi guardò molto perplesso e con parecchia diffidenza e mi disse che mi avrebbe accompagnato lui. Così tornammo in una delle stradine che avevo percorso e ripercorso prima senza successo, mi mostrò il negozio e davanti vidi il mio motorino parcheggiato.Insomma la cosa buffa è che lui lavorava in quel negozio, per questo pensò che io l’avessi seguito fino a casa a fine lavoro e voleva capire cosa volessi! Bellissima persona, amava la musica e suonava la batteria, ci scambiammo subito i numeri di telefono e nacque una sincera amicizia.
Come immagini di portare sul palco le atmosfere intime e avvolgenti di “FLEURS”?
Ogni nuovo album va presentato al pubblico e questo avverrà a breve con una serata. Il 17 ottobre 2025 sarà presentato in un posto a me caro, dove già presentai il primo album, l’Antica Stamperia Rubattino di Fabrizio Emigli nel quartiere Testaccio di Roma, palco erede del Folk Studio che ebbe nel recente passato un ruolo musicale importantissimo per Roma e per il cantautorato italiano.
Il concerto sarà un vero e proprio spettacolo per seguire una poetica che ho elaborato e ho battezzato RIVE GAUCHE: fare in modo che nei miei concerti lo spettatore si senta avvolto da una unicità di suono, parole ed emozione, dove possa vivere un momento di sospensione magica, di abbandono e di consapevolezza emotiva.
Mi accompagneranno quattro musicisti italiani d’eccezione del panorama italiano con i quali ho condiviso il palco nel 2021 e 2022 per i concerti legati al mio primo album: Primiano Di Biase al Pianoforte e alla Fisarmonica, Renato Gattone al Contrabbasso e Simone Talone alle Percussioni. Se dovessi racchiudere l’anima di questo album in una frase da lasciare a chi ci ascolta, quale sarebbe? C’è sempre un tempo per vivere lo sbocciare di un nuovo amore. Come fiori a primavera. Dopo la neve.

Ascoltare FLEURS significa lasciarsi trasportare in un paesaggio sonoro intimo e avvolgente, dove ogni brano è un petalo che si apre, ogni melodia un soffio di primavera. È un album che non parla di amori travolgenti, ma del coraggio fragile e potente di sbocciare di nuovo. Silvia ci ricorda che, qualunque sia stato l’inverno che abbiamo attraversato, c’è sempre un tempo per rinascere. Come fiori a primavera. Dopo la neve.
Ringraziamo Silvia Frangipane per aver condiviso con noi questo viaggio poetico e musicale. Vi ricordiamo che l’album “FLEURS” è disponibile, e potete guardare il videoclip ufficiale di “AU CAFÉ” sul canale YouTube di Silvia.









