“In nome del popolo televisivo” da Cogne ai giorni nostri – questo il titolo provocatorio del nuovo volume scritto a quattro mani dal Giudice Valerio de Gioia – magistrato presso la quarta sezione penale del Tribunale di Roma e dalla giornalista Rai del Tg1, Adriana Pannitteri.
Opera, edita da Vallecchi, che analizza attraverso una precisa ricostruzione dei fatti, i casi di cronaca più importanti di questi ultimi 20 anni che hanno segnato tanto la storia giudiziaria italiana quanto i palinsesti televisivi – inchiodando davanti il televisore milioni di telespettatori, che settimana dopo settimana, seguivano l’evoluzione degli eventi.
Tutto ha avvio il 30 gennaio 2002. L’Italia è scossa dalla cruda morte di un bambino di Cogne. La madre, Annamaria Franzoni sconterà, dopo un’indagine lunga e difficoltosa, la sua pena in misura di massimo rigore. Chi non la ricorda con lo sguardo velato e i singhiozzi nel salotto di Studio Aperto, a pochi mesi dalla morte del piccolo Samuele? Da allora in poi niente sarà più come prima, il contenitore televisivo si trasformerà in una vera e propria aula virtuale appropriandosi di un linguaggio un tempo appartenuto alle sole aule di giustizia.
A questo caso investigativo si uniscono altri delitti, tra i quali: Yara Gambirasio, Ciontoli, Parolisi, Carretta – fino al delitto dell’Olgiata che sembra uscito da un film di Hitchcock – tutti casi divenuti nel corso del tempo appuntamenti imprescindibili nell’ambito di contenitori e programmi televisivi caratterizzati dalla narrazione investigativa e da share di un talkshow avvincente.
La tela narrativa – cucita dalla prefazione di Massimo Bernardini e dalla postfazione di Klaud Davì – si prefigge principalmente, oltre a ripercorrere i noti casi, di evidenziare l’importanza dell’informazione e l’incidenza offerta di tali palinsesti – che diverse volte hanno fatto da apripista per la riapertura delle indagini, fornito punti di svolta per gli inquirenti in diversi processi.