Emanuela Lusuardi è una scrittrice che ha a cuore le persone più in difficoltà. Il suo occhio gentile tocca l’anima dell’altro creando una sinfonia dolce e rassicurante. Emanuela ci racconto il suo mondo e il percorso che ha fatto e sta facendo.
Cara Emanuela, eccoci qua, ci parli di lei così per iniziare a conoscerla?
Mi chiamo Emanuela Lusuardi sono nata a Carpi. Ho una caffetteria bistrot insieme al mio socio Enzo. Ho una sorella, con la mia famiglia vivo a Carpi in provincia di Modena. Per prima cosa vorrei ringraziarti cara Barbara per avermi dato la possibilità di raccontarmi e prometto di essere sintetica veloce o almeno lo spero! Soprattutto vorrei ringraziare tutte le persone che hanno creduto in me supportandomi. Torno alla domanda: chi sono io. Sono semplicemente una persona che ama il prossimo. Sono cresciuta ascoltando i racconti dei partigiani. Mio nonno era partigiano. Ho cominciato a leggere storie di vittime di guerra, di deportazioni, ascoltato i superstiti, approfondito le storie dei Desaparecidos, delle vittime e dei sopravvissuti dalle dittature, di donne e mamme del Cile, dell’Argentina e del Messico a cui sono stati portati via mariti, fratelli, sorelle e figli. Letto di uomini che hanno rischiato o sacrificato la loro vita per salvare quella dei più deboli e indifesi. Durante l’università, tra le mie letture, ho conosciuto Torey Hayden, psicologa infantile e docente universitaria statunitense, che ha scritto una serie di libri basati sulle proprie esperienze con bambini problematici. Dietro a queste storie si celavano altre storie orribili, fatte di violenza, crudeltà e bestialità. Sono diventata tecnica di fisiopatologia cardiocircolatoria, con la passione per la cucina, gli animali e l’essere umano.
Come arriva la scrittura nella sua vita?
Sono sempre stata una ragazza solare ma sentivo la necessità di studiare, scoprire e capire quello che succedeva al di fuori della mia cittadina, in quelle realtà dove le persone non sono fortunate come noi. Nonostante il malessere crescente ho continuato ad approfondire attraverso film documentari e libri. Tenevo tutto il mio dolore dentro di me forse inconsciamente lo comprimevo, perché non capivo come non capisco tutt’ora questa mancanza di umanità. Questo dolore l’ho tenuto dentro fino a qualche anno fa, fino a quando non è esploso, portando un’angoscia che non mi dava tregua; così mi sono detta “basta!”, “devi fare qualcosa”. Però al tempo stesso mi domandavo cosa avrei potuto fare. Capì che in qualche modo dovevo sfogarmi o esternare il mio pensiero. L’ho fatto attraverso la scrittura. Era la fine del 2018 quando guardandomi allo specchio mi dissi: “basta stare a guardare! Combattiamo l’indifferenza!”. Cominciai a scrivere su un quadernone di mia figlia e … non ho più smesso.
Cosa significa per lei scrivere?
Scrivere è esternare, raccontare, mettere al corrente, far conoscere, rendere consapevoli, consigliare, insegnare, divertire, emozionare, aprire la mente e il cuore. Permettere a tutti anche di imparare cose nuove o sconosciute, migliorarsi, crescere, amare, gioire, piangere, ridere, sognare e sperare in un mondo migliore attraverso la cultura e conoscenza trasmessa attraverso i libri.
Perché scrivere una tetralogia?
Non so darle una risposta precisa … perché sto già scrivendo il quinto e quindi sono già andata oltre. E andrò avanti a scrivere perché ci sono ancora tante cose da dire, anzi io ho ancora tante cose da dire. Per risvegliare le coscienze. Perché la conoscenza non ha mai fine.
Quali argomenti sono affrontati nei suoi lavori?
Come romanzo, le storie di amore e di amicizia dei protagonisti si intrecciano con storie reali di infanzie brutalmente violate, storie di soprusi sui minori, di sfruttamento e di violenza. Queste storie sono reali e documentate.
Ha ricevuto il premio Books for Peace, ci racconta qualcosa di più?
Sabato 10 Settembre 2022 ho ritirato a Roma il premio del Concorso Nazionale e Internazionale Letterario “Books for Peace” sezione “Diritti e tutela dell’infanzia”. La solenne cerimonia di premiazione si è svolta nella Sala Tirreno della Regione Lazio alla presenza di attori, registi, scrittori, giornalisti, attivisti, atleti paralimpici e associazioni di volontariato aderenti al progetto universale della giustizia, dell’inclusione sociale e della pace nel mondo. Quest’anno il concorso letterario “Books for Peace” ha avuto una giuria speciale, i detenuti degli Istituti di Reclusione di Regina Coeli (Roma) e Rieti, che hanno letto e giudicato i libri iscritti al concorso letterario.
Come è stata questa esperienza?
È stato un incontro emozionante, un’esperienza che non dimenticherò perché in mezzo a tutte quelle persone che si impegnano quotidianamente nel sociale mi sono sentita come fossi tra amici, a casa.
Il Premio è dedicato all’infanzia, perché questa attenzione?
Basta restare indifferenti a guardare. La VI edizione di “Books For Peace” è dedicata all’Infanzia/Patrimonio dell’Umanità, all’infanzia tradita, negata, alle Organizzazioni Internazionali che si occupano della tutela dei minori, contro il traffico dei bambini per il sesso e per il traffico d’organi, in soccorso ai bambini in fuga da violenze e guerre senza fine.
A tutte quelle persone che si adoperano per gli altri come in questo caso per i minori.
L’attenzione sui minori è fondamentale perché come racconto “si può anche nascere dalla parte sbagliata e allora sì che cominciano i problemi, le sofferenze, gli orrori, le ingiustizie e i soprusi”. Ma lo hanno chiesto loro? No! direi proprio assolutamente non l’hanno deciso loro.
Dedicato all’infanzia perché loro sono il nostro futuro. Senza di loro cosa resterebbe? Il vuoto assoluto.
Oltre a lei chi ha ricevuto il Premio?
L’edizione di quest’anno è dedicata alla tutela e alla protezione dell’infanzia, in particolar modo di due fratelli greci che coordinano il campo profughi sull’isola di Chios in Grecia. Era presente Valentina Castellani, moglie di Francesco Quinn, figlio del grande Anthony, per ritirare il premio alla carriera. Madrina dell’evento è stata Marta Bifano, attrice di teatro e cinema, che ha iniziato la sua carriera con il grande Maestro Eduardo De Filippo che ha ricevuto il premio “Books for Peace Ambassador” per il film in corsa agli Oscar “Bosnia Express”. Tra i premiati Marco De Risi, Mario Sesti, Gianluca Cerasola, Emanuele Sacerdote, Nataliya Kudryk, Giacomo Rossetti, Manuela Biancospino, la Fondazione CAPODARCO con il fondatore Don Franco Monterubbianesi, Francesco Scoppola, Luca Guardabascio, Cristina Carpinelli, Matteo Cavagnini, Arjola Trimi, Daniele Nardi, solo per citarne alcuni.
Il suo romanzo è anche una denuncia sociale basato su fatti di cronaca vera, quanto è stato difficile plasmarli insieme?
Non ho trovato nessuna difficoltà. Scrivo di getto, tutto scorre con forza e impeto dal cuore attraverso l’anima più che dalla mente e più scrivo e più scriverei e così se potessi parlare … parlerei sempre, mi aggiornerei continuamente, non vorrei mai abbassare la guardia perché ci sono molte ricorrenze Nazionali e Internazionali che ricordano i minori. I numeri di queste tragedie continuano a crescere e aumentare quando invece visto che ne stiamo sempre più prendendo coscienza, dovrebbero diminuire.
Prima ha parlato di indifferenza, perché?
La tecnologia, i social quotidianamente fanno vedere ciò che sta succedendo drasticamente nel mondo che non ci scandalizziamo nemmeno più, anzi, tutto scorre sotto i nostri occhi con assoluta indifferenza e spesso con fastidio perché magari interrompono il nostro momento felice. A me succede esattamente il contrario … nella mia felicità e soddisfazione non dimentico mai chi è meno fortunato di me e un velo di dolore mi accompagna quotidianamente.
Il mondo è denso di drammi ma quello dei bambini toglie il respiro, perché secondo lei tanto dolore?
Me ne sono resa conto quando nacque Francesca, mia figlia. Lì capisci veramente ancora di più quanto sia importante prendersi cura non solo dei propri figli ma dei bambini, dei minori perché sono così fragili, innocenti, sono e saranno ciò che noi saremo in grado di trasmettergli, sono il nostro futuro e perché ripeto sono creature innocenti.
Progetti autunnali?
Sì, tanti ma ho imparato a metterne avanti uno alla volta. Attualmente è in mano alla mia editor Caterina Ciccotti il mio secondo lavoro. Nel frattempo, sto cercando di far conoscere a più persone possibili il primo della tetralogia, vorrei che arrivasse a tutto il mondo per far crescere il mio progetto. Ho in programma presentazioni anche in collaborazione con associazioni e col patrocinio del comune. Cercherò anche di uscire dalle mura della mia città per arrivare di persona a far conoscere queste situazioni drammatiche e cariche di sofferenza. Inaccettabili.
Un sogno nel cassetto?
Un sogno nel cassetto? Riuscire a risvegliare più anime possibili per poter salvare tutti i minori, portarli via da ogni tipo di sofferenza. Svegliare le coscienze perché così non potremo andare avanti. Poter aiutare associazioni e chiunque abbia bisogno di aiuto e che da solo non possa farcela. Come poter arrivare a così tanti giovani per renderli consapevoli di quello che li circonda? Proviamo ad immaginare a un connubio libri/film … perché a volte e spesso imporre lo studio di qualcosa porta ad ottenere l’effetto contrario, ma attraverso film o serie televisive, si potrebbe ottenere maggiore attenzione e interesse per gli argomenti trattati. Ma per scaramanzia preferisco non approfondire.
Un sassolino nella scarpa?
Innanzitutto, trovo disgustoso che ci siano ancora tante e troppe realtà come quelle raccontate nei libri. Come è possibile che i grandi del mondo stiano a guardare? Perché deve sempre esserci una guerra di interessi? Siamo esseri umani … ma i sentimenti di amore e rispetto dove li abbiamo lasciati? L’indifferenza si è radicata nelle persone facendo perdere il senso di ciò che siamo eppure i bambini sono frutto del nostro seme. È veramente disumano restare indifferenti di fronte a ciò. Soprattutto quando in mezzo ci si mette la corruzione o persone peggiori di quelle da cui questi minori scappano. E il mondo cosa fa? Resta a guardare, non si grida più nemmeno allo scandalo. È veramente triste. Cambiando discorso invece, altro sassolino nella scarpa … posso dire di restare basita di fronte a questa difficoltà ad avere contatti con le Case Editrici. Alla fine dei giochi o sei già conosciuto e avviato nel mercato, allora ti verranno a cercare loro perché sanno che otterranno risultati oppure resti a inseguire un qualcosa che forse non arriverà mai. Capisco che siano tanti gli scrittori però bisognerebbe avere almeno la possibilità di poter parlare o presentare il proprio lavoro. Altrimenti diventerà molto difficile uscire per farsi conoscere.
Vuole aggiungere altro?
Ho sempre pensato che il dolore sia muto ma se condiviso e urlato potrà arrivare lontano e insieme si può fare la differenza. È da qui è nato questo progetto pianificato elaborato assieme all’Academy di “Alle Tattoo” perché insieme ci impegneremo ad aiutarli, perché insieme faremo la differenza, perché per noi la felicità è nel sorriso altrui. Penso sia fondamentale agire sul posto. Se necessario busseremo a tutte le porte ma questo progetto sa da fare.
Com’è nata questa collaborazione con Alle Tattoo?
Semplicemente perché chiacchierando abbiamo capito che per entrambi è fondamentale credere nelle persone, nel loro potenziale perché ognuno di noi ha capacità, abilità nascoste ed è giusto dargli una chance per poter vivere ma abbiamo anche il dovere di aiutare chi non ha la forza per difendersi e concordiamo sul fatto che se ci si aiuta si può arrivare lontano fino alla meta aiutando chi da solo non potrebbe farcela.
Ha collaborato con altre associazioni?
Ha collaborato con diverse associazioni contro la violenza delle donne, la pedofilia e aiutato i terremotati.