Sorprendente, eclettico, libero, curioso, divertente e soprattutto autentico nella visione del mondo con la sua filosofia “Sticazzi” (ed. Spazio Interiore). Lui è: Andrea Pietrangeli, musicista, cantante, scrittore, viaggiatore, ricercatore e per certi aspetti filosofo della teoria sticazziana che sta riscuotendo un grande successo di pubblico. D’altra parte, per uno come lui, che è avvezzo a “Non dare importanza a ciò che accade” perché “non mi importa nulla di ciò che accade.” (Jiddu Krishnamurti) non può che essere così. Fondamentale per vivere la sua filosofia sticazziana è “Non legare il cuore a nessuna dimora, perché soffrirai quando te ne strapparanno via” (Rumi). La strada maestra sembra lasciar libero il bambino che è in noi di trovare la sua strada, di sperimentare la sua ricerca nel mondo della vita, come se fosse la creazione di un’opera d’arte. Distaccarsi dal materiale per toccare una verità che attraversa i secoli e che mai si esaurirà poiché il “Distacco non significa che tu non devi possedere nulla. Significa che nulla dovrebbe possedere te” (Ali Ibn Abi Talib). Liberarsi dalle sovrastrutture è la via maestra per accedere al proprio bambino, curarlo e dargli la possibilità di sentirsi libero e liberato in un mondo dove i legami non sono più un “legami a te”. Il lavoro da fare presuppone una consapevolezza che, come Andrea Pietrangeli … (vive? mostra? racconta?), si può sviluppare e liberare in certi luoghi come Fuerteventura che ha visto germogliare la sua ultima opera “Sticazzi” (ed. Spazio Interiore). Un consiglio se puoi: “Abbandona l’ira, trascura l’orgoglio, passa oltre ogni vincolo: nessun dolore tocca l’uomo distaccato da nome e forma, e che non possiede nulla” (Buddha) e non dimenticare mai che “Quando Gesù prega, esce completamente dall’ambiente umano che lo circonda per immergersi esclusivamente nell’atmosfera vitale del Padre suo. Anzi, lo straordinario sta in questo: Gesù non ha bisogno degli uomini. Non ha bisogno di nessuno, gli basta il Padre” (Vangelo di Matteo). Tutto il resto è: Sticazzi.
Andrea nasce a Roma e poi?
E poi inizia il gioco.
Difensore o attaccante?
No, attaccante, sicuramente attaccante!
Da bambino cosa ti piaceva fare?
Da piccolo la cosa che mi piaceva fare di più era rompere.
Le scatole?
No! Rompere le situazioni.
Cosa vuoi dire?
Sai da dove deriva la parola sfasciare?
Si, certamente.
Significa togliere le fasce, liberarsi dal di più, dalle sovrastrutture.
Da questo sfasciare che cosa hai capito?
In realtà l’ho capito molto tardi cosa significasse solo dopo molte autocritiche che mi sono fatto stupidamente. Le autocritiche sono parte della vita. Fa parte dell’essere umano autocriticarsi.
E poi, più avanti?
Ho capito che la parte di bambino che voleva rompere tutto, sfasciare le cose e le situazioni, aveva un’energia intensa, forte che arrivava da dentro tanto da riuscire a slegarsi dalle fasce degli attaccamenti e andare oltre, scoprire il mondo, vivere. Così rompi le regole e vai oltre per costruire un’altra dimensione.
Che educazione hai ricevuto?
Piena di regole come tutti. Poi andando avanti scegli di comportarti all’esatto contrario di quello che ti dicono i genitori. Devi avere il coraggio di andare oltre l’autorità se vuoi scoprire te stesso. Questo è il gioco del pianeta, quindi l’educazione in realtà è la fregatura iniziale. Con le regole si interrompe la spontaneità del bambino.
Tu sei un musicista, un cantautore, e nella tua biografia c’è scritto filosofo e psicologo. Fai tantissime cose?
Sono tutto e niente. Ho scritto sei libri, per cui magari che ne so? Qualcuno di questi rientra nella categoria psicologica e filosofica, ma solo dei libri. Quando mi chiedono: “tu sei vegano?”. Rispondo: “No, sono Andrea!”
Cosa significa?
Non mi definisco. Le definizioni ti rendono morto. Sono già pronto a lasciare il pianeta, per cui mi diverto, perché non ho attaccamenti, non ho pesantezze, sono nella fase dell’universo infinito.
Qual è la tua filosofia di vita?
Non ho una filosofia. È proprio questa la figata.
Aiutami a capire?
Io sto nel bambino. Il bambino è stupore, meraviglia, sorpresa. Ogni mattina mi sveglio e dico: “vediamo cosa mi manda la vita oggi”. Vivo il qui e ora. Se è brutto o bello non mi interessa. Sono completamente irresponsabile, sono tutto quello che lo psicologo vuole correggere.
Uno psicologo vuole correggere?
Certo! Sono narcisista, egocentrico, sono tutto quello che la gente rifiuta.
Immagino tu sia nato in una famiglia nobile, e che riesci a mantenerti con le proprietà dei tuoi genitori? Visto che la tua filosofia è: chi se ne frega!
No! Mio padre viveva nelle baracche, sai quelle narrate da Pasolini. Per farti capire, vengo da un livello sociale basso, mia madre faceva le pulizie. Invece, la famiglia che mi sono scelto da una parte erano testimoni di Geova e dall’altra comunisti. Fai un po’ te.
Cosa sono per te i soldi?
I soldi non sono niente, rappresentano il pensiero della nostra società in questo momento storico. Sono un limite come le credenze.
Le tue giornate come sono organizzate?
In questo momento sono molto “Sticazzi”.
Ho capito sono organizzate come il tuo ultimo libro che s’intitola “Sticazzi” (ed. Spazio Interiore)?
È un momento di intenso lavoro tra appuntamenti, laboratori, incontri individuali, presentazioni. E, infatti, mi sono ammalato di Covid. Avevo bisogno di un momento di stop da tutto questo e il covid è arrivato.
Il covid è un salvavita?
Secondo me arriva proprio per quel motivo: farti staccare dal caos totale, farti prendere del tempo per te. Infatti, adesso sono molto più sereno.
Cosa stai facendo oltre a promuovere “Sticazzi” (ed. Spazio Interiore)?
Sto facendo un nuovo disco, oltre che le carte “Sticazzi”. Il bambino sta sparando cartucce a tutto fuoco.
Bravo felice. Toglimi una curiosità ma “Sticazzi” è una filosofia di vita?
Sticazzi più che filosofia è “muovi il culo!” Io spargo semi di gioia, tanto la morte non è niente. Vivo leggero e ogni tanto racconto come faccio (*non insegno proprio nulla). Che detto in una parola è: Sticazzi!
A qualcosa ti sarai ispirato?
Alle mie esperienze di vita che alla fine tornano tutte al significato del Tao, agli insegnamenti del capellone: insomma, hai capito, al Cristo.
Dove hai scritto il libro?
L’ho scritto quando vivevo a Fuerteventura, a stretto contatto con gli elementi. Il libro racconta semplicemente di tutta l’energia che ho vissuto semplicemente osservando la natura. La natura è Sticazzi per eccellenza.
Sono curiosa: perché hai scritto il tuo primo libro?
All’inizio ho scritto canzoni, mi hanno insegnato molto, soprattutto la sintesi. Da lì è arrivato il mio primo lavoro e poi gli altri, come se fossero un itinerario che poi ha portato a Sticazzi.
Ti consideri un apostolo del XXI secolo?
No, perché gli apostoli sono dei rincoglioniti, fanno solo domande.
Le domande?
Non serve fare le domande, le cose le puoi scoprire vivendo, scoprendo, togliendoti dalle fasce. Le domande non servono, il capellone diceva: chiedi e ti sarà dato.
Anche qui, nella frase del capellone, come lo chiami tu, c’è la domanda del chiedere per avere?
Le domande vere vanno rivolte dentro di sé.
Tu hai fatto anche un percorso di analisi?
Ho molti amici e amiche psicologi con i quali abbiamo fatto per anni lunghe camminate, quella è stata una sorta di terapia. La gente è la mia terapia. Tutti i giorni parlo e mi confronto con tantissime persone.
Ma dopo la vita che cosa c’è?
Non me ne frega un cavolo, voglio sorprendermi. Non mi faccio più domande. Per un sacco di anni ho cercato queste risposte, poi ho compreso che non serviva a nulla. Conoscevo già tutto. Il mio bambino sapeva tutto, cioè che non ti serve sapere proprio niente.
Sei molto impegnato, vai in giro. Incontri tanta gente, presenti il tuo libro, ma tutta questa gente che viene a vederti, ti farà pure qualche domanda?
Vado a far vedere chi sono e basta, non mi interessa scambiare opinioni, non mi serve vendere libri. Sta arrivando il vero successo, perché sono guarito dentro, non ho bisogno di attenzioni. So tutto quello che serve di sapere, cioè che so di non sapere.
Mi stai dicendo: che disobbedendo all’io si trova il sé?
Non c’è controllo su questo.
Riformulo: incontrando l’io, scopriamo il bambino.
Ecco, questo mi piace. Il bambino senza sovrastrutture e condizioni. Il bambino è Dio. In lui risiede Dio e la sua potenza.
Secondo te la pandemia che ci ha insegnato?
Ci ha insegnato a farci i cavoli nostri. Almeno a me, agli altri non so e non mi interessa.
Ti faccio l’ultima domanda, visto che sei un bambino, da grande cosa farai?
Adesso sono un bambino, quindi già grande. Sono un gigante piccolissimo. Immenso.
Sei un Superman?
Bravissima. Come tutti, poi…
Sei innamorato?
C’è proprio un capitolo sul libro che parla della coppia. È molto interessante poiché prende in considerazione l’etimologia della parola coppia, famiglia e cellula.
Ci dici di più?
Comprerei il libro così può essere stimolo divertente di riflessione.
Mi sembra una buona idea. Cosa consigli?
Sticazzi!