Cari lettori del Daily Whisper,
Buongiorno dalla vostra Pippa Pickle, la vostra cinquantaseienne corrispondente dal fronte caldo (letteralmente) della menopausa nel pittoresco (leggasi: soffocante e privo di aria condizionata) villaggio di Pluckley, nel Kent. Oggi vi guiderò attraverso le gioie e i dolori di essere una donna “lievemente agée” in un posto dove l’idea di climatizzazione è aprire tutte le finestre e sperare in una brezza gentile.
Tutto è iniziato durante il mio solito tè pomeridiano con Vivian.
“Pippa cara” – ha detto Vivian, sorseggiando elegantemente il suo tè glaciale – “non trovi che faccia un po’ caldo oggi?”.
Ero lì, grondante di sudore come se avessi appena corso una maratona in Sahara, cercando di non lasciare impronte umide sulla sua preziosa poltrona Luigi XIV. “Oh no, Vivian” – ho risposto sarcasticamente – “sono solo io che sto fondendo come un gelato dimenticato al sole”.
Vivian mi ha guardata perplessa. “Ma cara, perché non ti rinfreschi un po’? Ho un ventaglio d’avorio che apparteneva alla mia bisnonna, la Duchessa di Somewhere. Potrei prestartelo”.
Ho represso l’urgenza di sbatterle in testa il suo prezioso ventaglio. “Vivian, a meno che quel ventaglio non possa spegnere l’inferno che sta divampando dentro di me, dubito che possa essere di qualche aiuto”.
“Oh” – ha detto Vivian, finalmente realizzando – “È ‘quel’ momento, vero?”.
Sì, signore e signori, era ‘quel’ momento. Il momento in cui il mio corpo ha deciso di trasformarsi in una fornace ambulante, con l’aggiunta bonus di sbalzi d’umore che farebbero sembrare Dr. Jekyll e Mr. Hyde un caso di lieve bipolarismo.
Disperata in cerca di sollievo, mi sono diretta al pub di Rachel. Se c’è un posto dove una donna in menopausa può trovare conforto, quello è sicuramente un locale con aria condizionata, l’unico credo in tutto il Kent, e un’infinita scorta di acqua fresca.
“Rachel” – ho ansimato, praticamente gettandomi sul bancone – “dammi qualcosa di freddo. Qualsiasi cosa. Potrei anche sedermi nel tuo congelatore se me lo permettessi”.
Rachel, veterana della menopausa, mi ha guardata con compassione. Senza dire una parola, ha riempito un bicchiere di acqua ghiacciata e me l’ha messa in mano.
“Tesoro” – ha detto dolcemente – “benvenuta nel club. Ti consiglio di investire in un buon ventaglio elettrico e in una scorta infinita di camicie di lino”.
Ho bevuto l’acqua come se fossi persa nel deserto. “Come hai fatto a sopravvivere, Rachel? Mi sento come se stessi per esplodere in fiamme da un momento all’altro”.
Rachel ha riso. “Oh, ho i miei metodi. Principalmente, urlare contro i clienti maleducati e poi incolpare gli ormoni. È sorprendentemente terapeutico”.
In quel momento, il mio telefono ha squillato. Era Kate in videochiamata da Londra.
“Pippa!” – ha esclamato non appena ho risposto – “Come stai gestendo il caldo? Ho sentito che a Pluckley fa un caldo infernale!”.
Ho alzato un sopracciglio. “Kate, tesoro, il caldo qui fuori è niente in confronto all’inferno personale che sto vivendo. La menopausa è arrivata e ha deciso di stabilirsi permanentemente nel mio corpo.”
Kate ha fatto una smorfia di simpatia. “Oh, Pippa. Ricordo quando è successo a me l’anno scorso. Ho quasi divorziato tre volte in una settimana. Da me stessa, naturalmente”.
“Come hai fatto a superarla?” – ho chiesto disperatamente.
Kate ha fatto un sorrisetto malizioso. “Beh, ho scoperto che litigare in tribunale è un ottimo modo per sfogare la frustrazione. E poi, c’è sempre lo yoga del vino”.
“Yoga del vino?”, ho chiesto, intrigata.
“Sì, è quando fai delle pose yoga mentre tieni in mano un bicchiere di vino. L’obiettivo è non versarne neanche una goccia. È sorprendentemente rilassante”.
Ho fatto una nota mentale per provare questa tecnica appena fossi tornata a casa. Sebbene dopo la prima nota si è aggiunta la postilla: “non tirare il bicchiere del vino nel muro perché la posizione non è riuscita”.
Mentre ero al telefono con Kate, Gavin è entrato nel pub, sudato e ansimante quanto me.
“Pippa!” – ha esclamato, gli occhi che brillavano di quell’entusiasmo che ho imparato a temere – “Ho avuto un’idea geniale per un nuovo documentario: ‘Menopausa: Il Fuoco Dentro’! Tu potresti essere la protagonista!”.
Ho chiuso gli occhi, contando lentamente fino a dieci per non esplodere e tirargli il bicchiere d’acqua ghiacciata dove non splende il sole. Quando li ho riaperti, Gavin stava ancora lì, sorridendo come un bambino la mattina di Natale.
“Gavin” – ho detto lentamente, come se stessi parlando a un bambino particolarmente ottuso – “se solo provi ad avvicinarti a me con una telecamera mentre sono in questo stato, giuro che la userò per colpire ripetutamente la tua testa fino a quando non uscirà finalmente un’idea sensata”.
Il sorriso di Gavin è svanito leggermente. “Ma Pippa, pensa alle possibilità! Potremmo esplorare come la menopausa influenza la vita in un piccolo villaggio. Le sfide, i cambiamenti, le…”.
“Le vampate di calore che mi fanno venire voglia di uccidere chiunque mi infastidisca?”, ho interrotto dolcemente.
Gavin ha fatto un passo indietro. “Ehm, forse dovremmo parlarne quando ti senti un po’ più… equilibrata?”.
“Saggia decisione”, ho mormorato, tornando al mio vino.
Nei giorni seguenti, ho scoperto che affrontare la menopausa in un piccolo villaggio come Pluckley era come cercare di nascondere un elefante in un armadio. Impossibile e potenzialmente distruttivo.
C’è stata la volta in cui ho avuto una vampata di calore durante la riunione del comitato per la festa del villaggio e ho finito per proporre un “Festival del Ghiaccio” in pieno agosto. Sorprendentemente, l’idea è stata accolta con entusiasmo (forse perché metà delle donne presenti stavano vivendo la stessa situazione).
Poi c’è stata la notte in cui, tormentata dall’insonnia, ho deciso di ridipingere l’intera casa alle tre del mattino. I miei vicini hanno pensato che fossi stata posseduta da qualche spirito inquieto (non del tutto falso, se consideriamo i miei ormoni come spiriti dispettosi).
Ma il momento clou è stato sicuramente quando, nel bel mezzo di una vampata particolarmente intensa, ho deciso di fare il bagno nel fontanone della piazza del villaggio. In pieno giorno. Vestita di tutto punto.
Vivian, che passava di lì per caso (o più probabilmente, attirata dal trambusto), si è fermata a guardarmi con un misto di shock e ammirazione.
“Pippa cara” – ha detto, cercando di mantenere la sua solita compostezza – “sai che esistono piscine appositamente costruite per questo genere di attività, vero?”.
Immersa fino al collo nell’acqua fresca, con il trucco che colava e i capelli appiccicati al viso, ho sorriso beatamente. “Oh Vivian, non essere così convenzionale. Questo è molto più rinfrescante. Vuoi unirti a me?”.
Per un momento, ho pensato che avrebbe chiamato l’ambulanza (o forse l’esorcista). Invece, con mia grande sorpresa, si è tolta le scarpe di design e si è seduta sul bordo della fontana, immergendo i piedi nell’acqua.
“Sai una cosa, Pippa?” – ha detto con un sorriso che non le avevo mai visto prima – “Forse hai ragione. A volte, bisogna lasciarsi andare un po’”.
E così, nel giro di pochi minuti, la fontana di Pluckley si è trasformata in una sorta di spa improvvisata per donne in menopausa. Rachel ha chiuso il pub e si è unita a noi, portando una bottiglia di prosecco. Kate, sentendo la notizia, ha preso il primo treno da Londra per partecipare a quello che ha definito “il momento più liberatorio della mia vita post-40”.
Persino Gavin, inizialmente eccitato all’idea di filmare la scena per il suo documentario, ha finito per unirsi a noi in solidarietà (o forse perché l’abbiamo minacciato di distruggere la sua attrezzatura se non lo avesse fatto).
Alla fine della giornata, mentre ero seduta sul bordo della fontana, i piedi ancora immersi nell’acqua e un bicchiere di prosecco in mano, ho realizzato qualcosa di importante. La menopausa può essere un inferno, certo, ma può anche essere un’opportunità. Un’opportunità per liberarsi delle convenzioni, per ridere di se stesse, per creare nuovi legami.
E mentre guardavo le mie amiche (e Gavin) ridere e scherzare, tutte (e tutti) un po’ bagnate e decisamente più rilassate, ho pensato che forse, solo forse, questa nuova fase della vita non era poi così male.
Certo, ci sarebbero state ancora notti insonni, vampate improvvise e sbalzi d’umore da far tremare i muri. Ma almeno avevo delle amiche con cui condividere tutto questo. E un villaggio intero pronto a unirsi a me in una fontana pubblica se necessario.
Quindi, care lettrici (e gli eventuali coraggiosi lettori maschi), se vi trovate nel bel mezzo della “tempesta ormonale”, ricordate: non siete sole. C’è un intero esercito di donne là fuori pronte a sostenervi. E se tutto il resto fallisce, c’è sempre una fontana da qualche parte che aspetta solo di essere trasformata in una spa improvvisata.
Nel frattempo, se avete bisogno di me, sarò qui a Pluckley, a sorseggiare acqua ghiacciata, a sperimentare lo yoga del vino e a pianificare il prossimo “Festival del Ghiaccio”. E se vedete una donna di mezza età correre per le strade in camicia da notte gridando “È troppo caldo!”, non preoccupatevi. Sono solo io che sto vivendo la mia personale estate tropicale.
La vostra Pippa Pickle, il cetriolino più dispettoso del Kent (leggermente sudata ma sempre determinata).
P.S. Se Gavin dovesse pubblicare un video di me che nuoto nella fontana, vi prego di fingere che sia un’interpretazione artistica della “Nascita di Venere”. Solo molto meno graziosa e molto più sudata.