“Mon amour, mon doux, mon tendre, mon merveilleux amour, de l’aube claire jusqu’à la fin du jour, je t’aime encore, tu sais, je t’ame” (F. Battiato).
Lei è sposata da dieci anni con Paolo, due figli, un lavoro di prestigio.
Lui, manager di una multinazionale con sede in Svizzera, è sposato da tredici anni con Anna Maria, tre figli, un cane, la casa a Cortina, molti progetti familiari sviluppati e da sviluppare.
Due nuclei familiari perfetti con i loro progetti, la loro quotidianità, il loro esserci dettato dai canoni della vita insieme.
Eppure lui e lei sono uniti da una passione incontrollabile che li tiene insieme da più di otto anni.
Antonia è sexy, seducente, brillante, piena di vita ed elegante.
Gianluca è interessante, intelligente, simpatico, abilissimo nel trovare soluzioni strategiche vincenti.
Entrambi non lascerebbero mai la zona sicura della famiglia per vivere alla luce del sole la loro lunghissima relazione giocata nei ritagli di tempo, tra un meeting di lavoro, un convegno e cene costruite per dare l’impressione alle rispettive famiglie che dietro c’è un importante e al tempo stesso irrinunciabile motivo di lavoro.
Tutto scorre da anni con la solita routine. Di acqua ne passa sotto i ponti ma nulla cambia nelle loro vite. È tutto ingessato in questi spazi ben gestiti uniti insieme come in un puzzle ben armonizzato.
Di tanti in tanto, nelle rispettive coppie, nasce un figlio. Cercato, voluto.
Neppure quello fa interrompere la loro relazione. Loro proseguono inesorabili nella loro vita così significativamente ambivalente.
Una vita impostata con queste caratteristiche spiazza l’ordinario e nulla ha a che vedere con l’idea sociale e culturale che ognuno di noi ha dell’insieme famiglia e della relazione affettiva.
Relazioni così non sono legate alla follia di una sera, alla sbandata passionale di un incontro bensì nascondono ben altro che lascia ipotizzare un bisogno differente.
Cosa si nasconde dietro a vite intrecciate così intensamente da non sbrogliarsi neppure di fronte alla resistenza del sentimento?
I rispettivi coniugi come vivono questa situazione? Sono al corrente oppure credono che tutto sia perfettamente normale. Anche loro hanno diversivi che li soddisfano tanto da sostenere questa situazione oppure si pensano protagonisti indiscussi della famiglia felice da portare come esempio?
Ci troviamo nella rete intrecciata tra amanti e infedeltà.
Essere fortemente attratti da una nuova persona, quando si è già impegnati in un rapporto, molti lo considerano normale. Altri lo giudicano una mancanza di rispetto verso la persona con cui si vive e condivide la propria vita.
Senza dubbio il tradimento miete morti e feriti!
È un dato di fatto. Scoprirlo crea un baratro e lacera l’anima così in profondità da non guarirla mai più.
È un uragano che sradica tutto ciò che si è costruito, portando con sé un senso di morte.
Lacera la vita di coppia che ha urgente bisogno di rinnovamento, pena il lento decadimento affettivo dell’unione e dei singoli individui.
La relazione extraconiugale è come una regressione adolescenziale.
I sentimenti prendono fuoco accompagnati da un turbinio d’emozioni. Mille lucine brillano nell’anima frizzante di novità.
Tuttavia, cè una grande differenza temporale tra il là e allora della propria età adolescenziale e il qui e ora della propria vita adulta fatta di scelte significative, volute e decise.
Un rapporto fuori dalla coppia conduce verso conseguenze imprevedibili. Generalmente la persona che intraprende questo viatico tende a sottovalutare e sorvolare. È meglio non vedere per non sentire così da viversi l’accadere con leggerezza.
La relazione extraconiugale all’apparenza crea una vita lieve, non ci sono litigi, problemi, quotidianità, preoccupazioni tipiche della convivenza.
Se vogliamo è tutto perfetto!
Un’alcova di passione, emozioni, felicità dove si dimentica il quotidiano, le preoccupazioni, le fatiche.
Il traditore è un individuo in fuga continua da sé stesso. È una persona che non appartiene a nulla e nulla mai gli apparterrà totalmente, se non l’inutilità e il vuoto del suo essere evanescente.
Non riesce ad ascoltarsi, non vuole ascoltare l’altro, nega la sua scelta di convivenza pur restandoci dentro per comodità. È una persona che vive di luce riflessa. Un narciso costruito solo all’interno dei propri bisogni dove l’altro non è assolutamente contemplato se non per un tornaconto altissimo!
Ecco che si crea una triangolazione intrappolante dove vittima, persecutore e salvatore iniziano a giocare il loro gioco restandone sempre più intrappolati.
Il traditore (persecutore) nega e scappa. Il tradito (vittima) si pone in una zona di insicurezza. L’amante (salvatore) sogna l’isola che non c’è.
In questa triangolazione nessuno vive realmente la propria vita, ognuno è strettamente legato all’altro poiché nessuno è in grado di rimanere da solo, di fare i conti con la propria incapacità di bastare a se stesso.
Questo si amplia ancora di più quando all’interno di una coppia entrambi hanno relazioni extraconiugali che perdurano da tempo giocando la propria vita affettiva all’interno di due viadotti paralleli.
Pensiamo a Fellini e Masina, una coppia all’apparenza perfetta. Lui legato affettivamente alla sua Musa ispiratrice, attrice superba, profondamente diversa dalle sue amanti, che mai ha messo in discussione. Lei unita a un uomo così coinvolgente che mai avrebbe lasciato. Eppure ben si conoscono le storie parallele di entrambi.
Fellini e le sue donne, una tra tutte Sandra Milo con cui la intrecciato una relazione lunga 17 anni. Lei, la sua trasgressione più grande, l’ardore della passione, anche se non è riuscita a catturarlo definitivamente portandolo via alla sua grande Musa ispiratrice: la Masina.
Lei, Giulietta (Masina), legata per anni al suo amante: Richard Baseart, che era all’epoca il marito di Valentina Cortese!
Quattro persone, due mondi paralleli che si intrecciano tra amore familiare e amore clandestino.
Di fronte a questo è bene lasciare il giudizio ben nascosto tra le nicchie della memoria e gettare lo sguardo di là dal pregiudizio. È importante focalizzare l’attenzione sulla paura che abita ognuno di noi ogni volta che dobbiamo fare i conti con la solitudine e al tempo stesso con il dilemma se attraversare o no lo spartiacque dell’esser solo.
Quando la paura di esser solo resta imprigionata in noi senza defluire all’esterno per poter essere digerita dall’elaborazione consapevole allora diventa il trampolino verso il tradimento.
Il tradire l’altro(a) è per sua genesi la modalità goffa di sostenere e combattere la solitudine, l’insoddisfazione del non sentirsi riconosciuto e amato poiché la persona è troppo centrata sui propri bisogni da non essere capace di riconoscersi nel riconoscimento dell’altro(a).
Basta poco. Uno sguardo, un sorriso per far scoccare la scintilla, sentirsi fighi, piacioni anche se un po’ in là con gli anni e via ci si incammina in quel sentiero impervio, dove l’unica meta è rappresentata dalla sofferenza delle persone a noi vicine. Ma tanto che importa?! Il traditore cerca solo di soddisfare se stesso e la sua sete narcisistica. L’altro(a) non c’è, non esiste, non è visto(a)!
Avere due relazioni, giocate tra la luce e il buio, due vite parallele di amicizie, hobby, passioni che si coniugano ciascuna con la persona che al momento si frequenta (moglie, compagna o amante a seconda dell’occasione), frequentare gli ambienti più disparati e vari, avere perennemente qualcosa da fare per occupare il più piccolo spazio di tempo libero. Stare con una persona e al tempo stesso avere in testa l’altra. Sognare l’uomo ideale quando hai vicino il tuo convivente, immergersi nella fantasia dell’amore segreto mentre fai sesso con il tuo lui. ecco questi sono tutti comportamenti per rifuggire da un impegno che viene vissuto come totalizzante poiché il problema non sta nell’altro che si è scelto di avere accanto ma nella propria insoddisfazione che inevitabilmente non viene riconosciuta e proiettata nel proprio compagno(a) di vita come se la causa risiedesse lì.
La relazione extraconiugale breve o lunga che sia è una fuga dalle proprie responsabilità, scelte, decisioni, come se il percorso alternativo offrisse la certezza di non rimanere soli qualsiasi cosa possa accadere. Il narcisiste si sa non può rimanere solo poiché ha bisogno dell’elogio e della gratificazione dell’altro(a) per esistere.
Strutturare la propria vita seguendo questa modalità porta a narrare realtà falsate dai propri sentimenti disfunzionali anche laddove la non convincente relazione (matrimonio e/o convivenza) va avanti da anni e da cui non si distaccheranno mai.
Vivere a metà tenendo il piede in due staffe crea un danno profondo alla propria vita. Mantenere una seconda storia è impoverire ogni giorno il rapporto, come se quel piccolo pezzettino che quotidianamente viene lacerato possa essere ricostruito altrove. Non è assolutamente così poiché gli amori paralleli non portano quasi mai a compiere scelte definitive.
Rinunciare a una delle due situazioni li priverebbe di qualcosa di importante. Invece coltivare due mondi paralleli, trovare alibi per allungare la decisione di una possibile scelta, dà alla persona l’idea di aver già scelto un percorso.
“Non posso decidere nulla per questo, questo, questo…”, è la frase tipica che l’individuo si ripete nel suo dialogo interno.
Vivere così mette in evidenza la tristezza che abita l’anima ovvero mostra che l’individuo non ha in sé la capacità di amare sia se stesso sia l’altro. È una persona narcisisticamente centrata su se stessa.
Beh se torniamo a Fellini questo è abbastanza chiaro ed evidente. Non credete?
Pensiamo anche all’ultimo lavoro di Paolo Sorrentino suddiviso in due tempi. Loro2 ci mostra la scelta subita da Silvio Berlusconi al momento che Veronica Lario decide di separarsi. Per lui poteva rimanere tutto invariato, il suo amore per Veronica nonostante tutto il resto era certezza!
Di amori così ce ne sono stati tanti e tanti ce ne sono.
Martin Heidegger e Hannah Arendt sono un altro esempio di due amanti entrambi con il loro matrimonio mai messo in discussione.
Ricordatevi che vivere una relazione, dove non c’è rispetto, amore, progetto, è umiliante e annullante. La persona che crediamo ci ami invece toglie l’energia, ci annulla, ci rende delle anime perse alla deriva, crea dubbi, insicurezze, emozioni, queste, un cuore innamorato le percepisce chiare e precise.
Una vita relazionale così strutturata conduce alla inevitabile rottura. Magari accade dopo anni sprecati ad inseguire ciò che non c’è mai stato oppure non succede mai poiché l’ipocrisia abita l’insieme imperfetto della relazione.
Allora si recita a soggetto, ogni componente è uno, nessuno, centomila fintantoché la vita non scorre e giunge in quel territorio del declino, dove i giochi sono stati fatti e non resta ipocritamente che invecchiare insieme. E si, perché poi nell’epoca del declino alcune persone sono anche capaci di recitare la farsa degli innamorati!
Un tornaconto perfetto per vite impaurite dalla solitudine e dall’abbandono, ingessate nel perbenismo borghese, legate a lacci emotivi invischianti, egoisticamente assorbite dalla propria personalità narcisistica.
Così ci si allontana dall’amore vero. La vita è scelta così come l’amore!