Due facce della stessa medaglia, o meglio della stessa vita, dello stesso corpo e della medesima anima: Ines Rodríguez ovvero Tommaso. La sua è una dimensione esistenziale completa dove la natura maschile si somma a quella femminile nello spartiacque del tempo e dello spazio ricavato in due dimensioni decise, volute e amate. Il giorno è dedicato a Tommaso la notte a Ines. Sole e luna nella stessa corporeità che si danno appuntamento con la vita e il mondo. C’è tutta una declinazione particolare che cuce insieme desiderio e passione, parole e musica, possibilità e realtà, bisogno e nutrimento, trasgressione e intenzione, volere ma non potere. Tommaso è qualcosa di unico, di profondo che si unisce all’essenza di Ines dando origine a una narrazione di vita perfetta nella sua pura essenza vissuta di un’anima alla ricerca dell’assoluto. Con lui si può toccare e calpestare un mondo sconosciuto, il più delle volte perché incarcerato da pregiudizi, un mondo nel mondo dell’esistenza che unisce e separa nello stesso istante che prende vita, forma, armonia, possibilità. Cambiano gli abiti che indossiamo ma non cambia l’essenza quella sarà per sempre la compagna di viaggio avvincente e interessante.
Caro Tommaso, grazie per questa intervista esclusiva cui tengo moltissimo. Veniamo alla prima domanda: chi è Tommaso?
Tommaso è un artista. Mi occupo di architettura e designer, per molti anni ho avuto agenzie di animazione che mi hanno portato a lavorare nei villaggi turistici. Amo tutto quello che è arte dalla pittura alla scultura, all’arredamento…
E Ines?
Ho inventato questo personaggio decidendo di iniziare una carriera tutta al femminile. La maschera di Ines mi ha aiutato a superare la mia timidezza, tanto che si sono aperte delle porte importanti nel mondo dello spettacolo. Con Ines mi sono dato il permesso di far uscire fuori la mia identità, la mia natura senza il timore di mostrarmi. La mia sicurezza nasce dal fatto che a un certo punto Ines scompare e torna Tommaso che può vivere la sua vita in maniera tranquilla.
Ines non ti permetterebbe di vivere la tua vita in maniera tranquilla?
No! È il contrario. Ines mi permette di vivere la mia vita in maniera tranquilla, è una parte di me costante. Però mi piace l’idea che Ines ha un inizio e una fine. Lei vive solo di notte, è questa la sua dimensione esistenziale, dove ha la sua vita pubblica.
Perché hai deciso di farla vivere solo di notte?
Ines non sarebbe naturale, è un personaggio artefatto, non potrebbe avere una vita privata. Lei ha solo una vita pubblica dove fa gli spettacoli come femme fatale.
Non ti piacerebbe essere Ines nella vita di tutti i giorni?
Ines mi fa star bene, ma nel quotidiano non mi piacerebbe essere Ines, perché l’ho sempre vista artefatta, la sciantosa fatale. Ines è una parte di me, non c’è bisogno che Tommaso metta la parrucca, i tacchi, le ciglia finte per essere Ines, potrei esserlo anche quando sono al bar in abiti normali. Ines è l’essenza della femminilità che è dentro di me. Però la Ines da palcoscenico, che fa le serate, truccata e vestita con abiti di scena non mi piacerebbe viverla nel quotidiano perché Ines è una diva non una donna comune.
Cosa fanno le dive?
Le dive stanno nel palcoscenico non cucinano, non fanno le faccende domestiche, non sbrigano il quotidiano. La femminilità che ricerco non appartiene al quotidiano, mi sono sempre ispirato alle dive del passato. Ho sempre desiderato vivere una vita da sogno cosa che voglio regalare a Ines. Voglio che sia ammirata, desiderata, sognata. Ines ha un pubblico che l’adora ma al tempo stesso è bello che io la possa chiudere nell’armadio mentre torno alla mia vita.
Ines che sogni ti regala?
Il sogno di essere donna nella vita reale. Fino a 18 anni non mi sarei mai immaginato di vestire i panni di Ines, quando è successo mi ha dato una gratificazione enorme. Mi fa rivivere il sogno di quando da bambino guardavo le dive o le sciantose napoletane, personaggi forti e potenti, sensuali e femme fatale. Io, in quel momento, desideravo essere una donna.
Quando sei Ines?
Nel momento in cui mi metto le ciglia finte i miei occhi iniziano a vedere in maniera diversa, la pesantezza delle ciglia finte ti fa vedere un po’ appannato, in quel momento nel mio cervello scatta il personaggio: io da lì in poi sono Ines.
Tant’è che …?
Inizio a pensare come Ines. Tommaso rimane a casa. Ines esce nel mondo della vita e va a vivere la sua notte. La particolarità è che non rappresento un personaggio, bensì la mia parte femminile esce fuori e inizia a vivere la sua dimensione esistenziale. L’anima di Tommaso si incontra allo specchio con il mondo, i desideri, i sogni, le passioni di Ines. Un incontro d’anima, il bianco e il nero, il maschile e il femminile, l’essere e il non essere.
Che carattere ha Ines?
Ha un carattere completamente diverso dal mio. È molto più sicura di me, ha voglia di farsi notare. Ines ha il bisogno di essere accettata come donna mentre Tommaso non ha questa necessità. Ines mi offre la possibilità di vivere il sogno di questa diva da palcoscenico ammirata, desiderata, cercata.
Chi la corteggia?
Ci sono uomini e donne. Ha avuto persone che hanno perso la testa per lei. Le sono arrivati fiori a casa, mi diverte questa doppia vita.
Hai aperto Maison Des Femmes, la prima scuola di cross dress d’Italia, perché?
È una scuola dedicata agli uomini, eterosessuali, che amano indossare abiti femminili.
Ci sono tante persone insospettabili, imprenditori, dirigenti, politici o semplicemente uomini normali che hanno il desiderio di indossare abiti femminili e non possono realizzare questo sogno. Ho voluto mettere a disposizione della gente la mia esperienza artistica e del trasformismo.
Così accade che …
Ci sono uomini che vivono una vita che non gli appartiene e sono costretti, ogni giorno, a recitare un copione. Non faccio altro che far vivere a queste persone qualche ora di relax dove ognuno di loro smette di recitare e si lascia andare a quello che realmente sente dentro. Questa è la Maison Des Femmes e io sto diventando, giorno dopo giorno, un esempio per loro. Per molte cross dress sono una musa ispiratrice poiché, senza alcun intervento chirurgico ma soltanto con la trasformazione momentanea, riesco a diventare Ines.
Come scegli le persone?
Facciamo prima un percorso telefonico per capire se sono veramente delle cross dress o sono solo persone curiose come feticisti o perversi.
Come lo capisci?
Lo capisco subito, sin dalle prime parole.
Ci fai un esempio?
Se mi chiamano dicendo: “mi chiamo Mario vorrei vestirmi da donna”, da queste poche parole comprendo che non è una cross dress. Perché se vieni da me e mi contatti ti presenti al femminile poichè con me sei libera di essere te stessa. All’inizio ho faticato a comprendere chi veramente fosse una cross dress oppure aveva solo altri scopi nel contattarmi. Così la scuola ha preso un viatico diverso, molto più selettivo e amichevole. La selezione è stata importante per non ritrovarmi a vivere situazioni sgradevoli e faticose.
Che cos’è importante per una cross dress?
Sentirsi accettata come donna. Le cross dress sono eterosessuali e spesso mi dicono: “se tu mi dovessi far scegliere una sera con Raul Bova o una sera con Ines Rodríguez, io scelgo Ines”.
Perché?
Loro hanno bisogno di parlare di cose femminili, di confrontarsi con un’amica donna. Vogliono vivere quella vita che non possono vivere nel loro quotidiano, nella loro dimensione sociale, familiare, lavorativa. Non ha nulla a che vedere con la sessualità perché loro sono uomini etero. L’aspetto sgradevole sono i giudizi che spesso chi non conosce questo mondo fa senza pensare dicendo: “sono dei pervertiti” ecc. ecc. Non è così, dietro c’è una sofferenza profonda e grossi problemi, sono persone che non hanno potuto vivere la loro vita.
Le persone che vengono da te cosa ti raccontano?
Custodisco i segreti di molti uomini manager, liberi professionisti, personaggi pubblici. Non è facile per queste persone parlarne in famiglia, esternare la loro femminilità. Una volta la compagna di un mio allievo, guardando nel suo cellulare aveva capito che il partner aveva un appuntamento con una certa Ines, mi ha chiamato, in quel momento ho capito e gli ho risposto che non sapevo nulla, doveva esserci stato un errore. La cosa finì lì per fortuna.
E poi?
E poi c’è una cross dress grande, ha 75 anni, lei mi ha detto: “il mio sogno è che un giorno i miei nipoti possano chiamarmi nonna”. È una cosa struggente. Pensa che queste persone spesso affittano dei box auto che trasformano in guardaroba e lì mettono i loro abiti femminili. È il loro mondo rosa dove vanno, si vestono da donna e per un po’ nutrono questo loro bisogno. A volte sono presi dai sensi di colpa e buttano tutto, ma poi dopo qualche anno riprendono perché non resistono a questo impulso.
Che cosa le fa sentire bene?
Potersi vedere allo specchio anche solo per pochi minuti con gli abiti femminili, fare in modo che quella parte nascosta di loro possa vivere qualche istante. È un toccarsi d’anima. Ci sono anche delle cross dress che sono soddisfatte solo a indossare abiti femminili senza trasformarsi, altre ancora che hanno il coraggio di uscire nel mondo indossando abiti femminili, magari scelgono zone lontane dalla loro città.
Quanto tempo ti dedichi alle cross dress?
Un giorno a settimana, poiché ognuna di loro ha un mondo di dolore e per me, che non sono uno psicologo, diventa difficile: mi porto a casa i loro drammi.
Non hai mai pensato a raccogliere tutte queste cose in un libro?
Lo sto scrivendo, ho tantissime cose da raccontare. Nella sua carriera Ines ha vissuto tantissime situazioni, le più svariate e assurde. C’è stato di tutto, dagli uomini sposati a quelli che hanno perso la testa. Capisci, di fronte a tutto questo, che la famiglia del Mulino Bianco non esiste. Mi rendo conto che io ho una vita così banale, ho sempre fatto tutto quello che volevo fare ma alla luce del sole senza nascondermi. Purtroppo, la perversione sta negli occhi di chi guarda con giudizio senza capire o in quelli che non possono esprimere sé stessi.
Ines si è innamorata?
Ci sono molti uomini che hanno perso la testa per lei, ma Ines non si è mai innamorata. Ines ama il suo mondo non si ferma alle persone va oltre.
Tommaso cosa farà da grande?
Per un altro po’ farà il regista di Ines. Da grande mi piacerebbe stare dietro le quinte, lavorare sempre nello spettacolo, nell’arte. Il mio sogno è quello di prendere dei trulli in Puglia e realizzare qualcosa di bello. Non vorrei mai smettere di creare, per me è vitale.