Un titolo che non vuole significare una semplice resistenza verso quella che qualcuno vede come una minaccia alle nostre capacità creative, ma un manifesto di quello che sa generare la nostra mente unita al cuore e alle mani, dedite all’ artigianato teatrale.
Cosa si accende quando mettiamo insieme talenti, idee e una nostra visione artistica di ciò che ci circonda?
Una Stagione fatta di Nuova Drammaturgia, storie che vogliamo raccontare e maestri di quest’arte che vogliamo presentare
come capisaldi del nostro Fare Teatro.
Questa è “Intelligenza Artigianale”:
un inno all’uomo di fronte alla vastità del Mondo, senza algoritmi, con sotto ai piedi semplicemente le assi di un palcoscenico. Abbiamo intervistato Marco Zordan.
E siamo tornati, il sipario si riapre con nuovi progetti: che cosa c’è in serbo per questa nuova stagione?
Si, il Sipario si riapre ed il progetto è uno solo, continuare a proporre Teatro nel miglior modo che possiamo.
L’intelligenza artigianale che posto occupa nella nostra vita?
Dipende da quanto ne facciamo uso, ma se ci pensiamo e presente già nelle piccole cose di tutti i giorni, come il navigatore o gli algoritmi dei social.
Perché questo titolo particolare?
È un titolo dai molti significati
Innanzitutto la parola artigianato deriva da Arte, inoltre racconta la nostra volontà di non percorrere direzioni obbligate o suggerite da una già “programmate”.
C’è creatività nell’intelligenza artificiale?
Credo di sì, non penso vada assolutamente demonizzare, ma usata come uno strumento utile, l’importante è non appiattirsi sui suoi risultati, seguendo i quali si rischia di eliminare tutta la parte di sperimentazione e di “errore”, che caratterizza la creazione teatrale.
L’artigianato teatrale come si declina con l’intelligenza artificiale?
Il teatro è per sua natura artigianale, analogico. Come tutte le novità tecnologiche l’intelligenza artificiale va sfruttata come un utile strumento, non una scorciatoia al naturale periodo di gestazione di una produzione teatrale.
Cosa si accende quando mettiamo insieme talenti, idee e una nostra visione artistica di ciò che ci circonda?
Succede che si crea una comunità che si sceglie e che si ritrova in alcuni valori ed idee su come affrontare e vivere l’ambiente te artistico a cui apparteniamo.
In questa trasformazione globale il Fare Teatro è ancora importante? Perché?
Per assurdo credo dive ti sempre più importante in un mondo sempre più dematerializzato una presenza fisica, ed una esperienza reale ed emotivamente coinvolgente.
Torniamo alla nuova stagione che cosa ci sarà? Ci saranno poco meno di 30 spettacoli di diversa natura, ma credo l’importante non sia cosa, ma come faranno fatti, con cura, passione ed empatia.
C’è un itinerario particolare nelle opere scelte?
Si, gli spettacoli in stagione hanno spesso un contenuto sociale, che venga da un racconto di fatti realmente te accaduti o di finzione. C’è spazio intee per la nuova drammaturgia e per spettacoli di puro intrattenimento.
Quanto è difficile fare il direttore artistico e non solo?
A volte la responsabilità è tanta e le scelte da fare sono molte e a volte scomode, ma vmcredo che se la visione che si ha è chiara molto venga poi di conseguenza.
Che cosa si aspetta da questa stagione?
Di continuare di emozionarmi ancora.
Vuole aggiungere altro?
Spero che queste parole vi abbiano incuriosito e ci passiate a trovare.