Debutta giovedì 19 gennaio al Teatro Trastevere: “Cafards – Il buio dopo l’alba”. L’opera è affidata alla penna esperta e alla regia di Nick Russo che ha messo insieme non solo una drammaturgia avvincente e avvolgente ma anche un cast straordinario. Troviamo, infatti, tra gli interpreti: Giacomo Bottoni, Gledis Cinque, Beatrice Gattai, Andrea Pellizzoni, Filippo Tirabassi.
La trama si snoda in uno scenario post apocalittico concentrato in una stanza e cinque personaggi che lottano per la sopravvivenza, del corpo e dell’anima. Qualcosa si muove, dentro ed è quello che fa più baccano, che scuote l’anima e smuove i pensieri interiori. Un mondo in rovina, l’estinzione dell’umanità è alle porte. In una villetta sul mare, Matteo è di guardia alla sorella Claudia, incosciente sul divano per una ferita d’arma da fuoco, quando Vale, Filo e Mary trovano rifugio nell’edificio. Attirati da un messaggio trasmesso a ripetizione, erano diretti verso la stazione Radio. La possibilità della salvezza, prevista per l’alba, costringe i personaggi a una notte di interminabile attesa. Possiamo dire che “Cafards – Il buio dopo l’alba”, “è lo spettacolo che vorreste non vedere, perché parla di ciò di cui vorreste non parlare. Non troppo tempo fa, siamo stati tutti confinati, costretti a confrontarci con i nostri cari e con noi stessi, a rimettere in dubbio le nostre certezze, il lavoro, gli affetti. Una vera e propria fine del mondo a cosa ci porterebbe? Qui, all’interno di questa instabilità fisica, emotiva e mentale, i personaggi di Cafards si trovano a vivere quella realtà, spinta fino all’estremo. Cinque superstiti si amano e si combattono, tra loro e dentro loro stessi, cercando disperatamente di fare la cosa giusta, di restare umani, di proteggere i propri cari, nella vana rincorsa verso la sopravvivenza, del corpo e dell’anima”,racconta il regista Nick Russo che lo abbiamo incontrato e ci conduce all’interno del suo magistrale lavoro.
Quanto è avvincente mettere in scena come regista la propria drammaturgia?
Molto. Il primo embrione di questo spettacolo, quando ancora si chiamava solo “Scarafaggi” è stato messo in scena con la regia di Max Vado nel 2017. Tre anni dopo ho sentito il bisogno di rivedere il testo e prenderne le redini: vedere prendere vita una tua creatura e crescerla come avevi immaginato, è stato veramente appagante.
Il cast che caratteristiche ha?
Gli attori hanno tutti percorsi diversi, chi viene da un’accademia, chi da scuole private, chi da tanta esperienza sul campo. Sono attori formidabili che in prova sono andati oltre le mie direzioni, mostrandomi possibilità e sfumature del testo a cui nemmeno io avevo pensato. Sono attori artisticamente molto disponibili e generosi e, soprattutto, molto capaci nell’ascolto, elemento fondamentale per interpretare questo testo.
Quanto è stato impegnativo selezionare il cast?
Alcuni attori li conoscevo già da anni, sapevo che li avrei voluti per questo spettacoli e quando hanno accettato ne sono stato molto felice. Per un paio di ruoli ho fatto delle audizioni abbastanza intense, che mi permettessero di valutare vari aspetti diversi degli attori. Oltre ad essere un fantastico gruppo di professionisti, il clima che si respira in prova è sereno e amichevole, cosa che mi ha aiutato molto nella messa in scena.
Perché ambientare tutto su uno scenario post apocalittico?
L’apocalisse porta ad un crollo della società per come la conosciamo, una realtà sconosciuta che ci mette a nudo. Volevo mettere i personaggi di fronte a situazioni in cui bisogni primordiali come mangiare, bere, dormire, o semplicemente sopravvivere, ci costringono a rimettere in discussione i nostri valori, le nostre certezze e i lati più reconditi del nostro io. Durante un’apocalisse, il parallelismo tra Bene e Male cambia radicalmente rispetto al nostro Presente e questi personaggi vi mostreranno fin dove siamo disposti a spingerci per difendere i propri ideali, o una persona cara, l’umanità intera o la propria vita.
Dopo la pandemia siamo in uno scenario mi post apocalittico, è questa l’ispirazione?
Ho scritto questo testo nel 2017, quando ancora non ci si aspettava ciò che poi è accaduto. Già durante le prove, poi il pubblico ce lo ha confermato, ci siamo accorti che molte battute, sono frasi che a ciascuno di noi è capitato di sentire o pronunciare negli ultimi tre anni.
5 personaggi che lottano per la sopravvivenza, del corpo e dell’anima cosa di fatto rappresentano?
Qual’è il prezzo della vita? Saremmo disposti ad andare contro dei valori cardine, come per esempio “non uccidere”, pur di salvare la nostra pelle o quella di una persona cara? E di contro, saremmo disposti a sacrificare la nostra vita, o quella di una persona cara, pur di poter continuare a guardarci allo specchio, senza inorridire?
Il dialogo interno dei 5 protagonisti come implode in ognuno di loro?
I personaggi si trovano di fronte a un bivio, da cui dipenderà la loro vita. Ognuno di loro è portatore di un messaggio, di un’idea, e man mano che la trama si sviluppa, scoprire il Passato dei personaggi, permetterà di leggere le intenzioni di ognuno per il loro reale significato. Quando le carte saranno rivelate, vedrete implosioni ed esplosioni all’interno di ognuno di loro.
Perchè raccontare Un mondo in rovina dove l’estinzione dell’umanità è alle porte?
Qui i temi sono due: il mondo distrutto e l’estinzione imminente. Per quanto riguarda il primo, ho voluto creare una situazione in cui tutto ciò che conosciamo e che diamo per scontato non esiste più, lasciandoci privi di certezze e riportandoci ai bisogni primordiali. Riguardo all’estinzione: nella nostra realtà l’esistenza del singolo è infinitesimale e la sua assenza sarebbe percepita solo dalle persone della propria nicchia di conoscenze, ma non avrebbe un impatto significativo sul futuro della specie. Nel mondo post apocalittico, la vita di ognuno assume un valore più alto, perché la continuazione del genere umane ricade sulle spalle di ogni superstite.
Chi è Matteo e cosa fa?
Matteo è il fratello di Claudia, a cui è totalmente devoto e per cui farebbe di tutto. Lui è il jolly, un ragazzo con un deficit cognitivo che non gli consente di essere pienamente cosciente della realtà in cui si trovano e che gli permette di essere più sognatore, speranzoso verso un futuro migliore.
E Claudia?
Claudia è ferita e bloccata sul divano. È una ragazza criptica, cinica e fatalista, l’unica che si chiede realmente quale sia lo scopo della lotta per la vita, in un mondo ormai finito.
Chi sono Vale, Filo e Mary?
Vale è un uomo cinico, rude, pronto a mettere il gruppo e il futuro dell’umanità davanti a tutto.
Filo è un farmacista, pronto a rischiare la propria vita pur di aiutare una ragazza in bisogno. Mary è l’ago della bilancia, una donna che non accetta di limitarsi alla sopravvivenza del corpo, ma che cerca la salvezza seguendo i propri valori e istinti. Sono in fuga da un Passato da cui non possono separarsi e sono diretti alla Radio, in cerca di un futuro. Il loro trio è tutto ciò che hanno, che li tiene in vita, che li spinge a continuare a combattere.
C’è una via di salvezza sebbene sia tutto molto critico è precario?
Nello spettacolo sono presentate due possibile vie di salvezza, una è la Radio, l’altra non voglio anticiparla. Sottolineo la parola “possibili”, perché il futuro è sempre ignoto e non ci è dato sapere se ciò a cui tendiamo, si rivelerà come ce lo aspettiamo. A fine spettacolo, lo spettatore avrà la risposta, che, però, potrebbe non essere la stessa per tutti.
L’attesa che cos’è e cosa rappresenta per l’uomo?
L’attesa è uno stato di inattività, un momento in cui corpo e mente possono fermarsi per essere nel presente, collegati al futuro da un filo invisibile, chiamato “attesa”. La presenza del futuro ci rassicura, ci dà uno scopo, una ragione di continuare ad esistere, ma l’incapacità di poterlo comandare e quindi la condizione di dipendenza da altri fattori, ci confina in questo limbo in cui siamo a disagio. Uso lo strumento dell’attesa per mettere a nudo gli animi dei personaggi, costringerli a guardarsi dentro e, in alcune occasioni, astrarsi dalla realtà, dimenticarsi per alcuni istanti dell’Apocalisse, per tornare ad essere ciò che erano prima della fine di tutto. Alcuni di questi momenti porteranno a situazioni assurde rispetto al contesto, capaci di strappare risate al pubblico, quando meno se lo aspetta.
La fine del mondo a cosa ci porterebbe?
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. La fine del mondo che conosciamo, è l’inizio di un mondo che non conosciamo. Starà ai sopravvissuti il compito di modellarlo, correggendo gli errori del passato, ma prima dovranno, appunto, sopravvivere.
Forse ognuno di noi è un po’ superstite dell’accadere del mondo?
Io sopravvivo in continuazione alle mie scelte, a quelle di chi mi circonda, persino a quelle di gente che non conosco: penso ad un pirata della strada che potrebbe investirmi, così come ad un leader straniero che dichiara una guerra ad un altro paese e aumenta il prezzo del gas di casa mia. Il futuro è nelle nostre mani fino ad un certo punto, raggiungerlo non è mai scontato e spesso neanche facile.
Andrete in tour?
Stiamo lavorando su altre due piazze per questa stagione e poi ci concentreremo sulla prossima.
Progetti targati 2023?
A titolo personale sto preparando un cortometraggio di cui firmerò la Regia e allestirò uno spettacolo teatrale a due attori, di un testo non mio, per la stagione Milanese e Romana 23-24, di cui non voglio ancora spoilerare altro. Come compagnia PaT – Passi Teatrali saremo impegnati con la nuova edizione del concorso di drammaturgia contemporanea italiana, da noi indetto, in lancio a gennaio e con l’organizzazione di una parte del FringeMi a giugno. Stiamo poi sviluppando nuovi progetti dei nostri soci.