Giacomo Leopardi – Darkmoon

A Teatrosophia debutta: “Giacomo Leopardi – Darkmoon” uno spettacolo della DarkSide LabTheatre Company liberamente tratto daIo venia pien d’angoscia a rimirartidi Michele Mari. La drammaturgia e la regia e’ di Matteo Fasanella. Nel cast troviamo: Sabrina Sacchetti, Niccolò Berti, Giuseppe Coppola.

La drammaturgia parte da suggestioni fornite sia dal patrimonio poetico/filosofico di Giacomo Leopardi, sia dall’idea narrativa di Michele Mari.In questo lavoro vengono coniugati diversi registri linguistici e stili narrativi giocando tra l’onirico e il realistico e alternando due e più linee temporali.

Siamo nel 1825 – Una torrida estate in una campagna della provincia italiana. Un incubo ormai dimenticato riemerge dal passato a tormentare i giorni e le notti di tre fratelli, Salesio, Orazio e Pilla, ritrovatisi nella vecchia tenuta di famiglia. Nell’estate del 1813 una feroce creatura si aggirava tra i boschi, spargendo sangue e mietendo vittime. Poi la bestia improvvisamente scomparve. Dodici anni dopo, nuove domande, intime inquietudini e ombre inconfessabili. Tra antiche sepolte leggende e risposte impossibili, i tre si troveranno davanti al mistero della propria umanità, al giogo del sapere e al potere alchemico della poesia.

“Le pagine inquiete del Leopardi, la sua penna raffinata e carnale, la sua fame di vita e di bellezza e lo sguardo sempre acceso da una sensibilità che è dono e condanna, fanno di lui un antenato carissimo ma spesso inavvicinabile per la nostra idea di teatro. La lettura del romanzo di Michele Mari e della sua peculiare rivisitazione della vita intellettuale del poeta ci ha fornito la chiave per una drammaturgia affine alla nostra cifra stilistica. Che rivelazione sarebbe se scoprissimo che il lavorio intellettuale del poeta, abbia risvegliato un misterioso istinto primordiale che condiziona il suo pensiero, il suo corpo, la sua identità e la sua esistenza tutta? Se, in segreto, Salesio Giacomo Leopardi fosse un lupo mannaro? Matrigna è la Natura, che nel suo giogo ci tiene incatenati. Insondabili siamo a noi stessi, per quanto possiamo studiarci: ineffabile e inquieto è l’animale che ci abita, che da sempre guida i passi dell’uomo sulla terra che lo ospita. Mannaro o no, Giacomo è esattamente ognuno di noi davanti all’abisso del proprio essere”, ci racconta Matteo Fasanella che ci condurrà all’interno del suo poderoso lavoro in questa intensa intervista.

Perché ispirarsi al libro di Michele Mari: “Io venia pien d’angoscia a rimirarti”?

L’opera di Michele Mari è una perla letteraria, un “singolarissimo capriccio”, come lo ha definito Giorgio Manganelli facendo riferimento tanto al valore musicale quanto a quello passionale della parola. Con una lingua raffinatissima, Mari costruisce un racconto in forma di diario attorno alla figura di Giacomo Leopardi scegliendo il punto di vista dell’infanzia, luogo del mistero, della fantasia e dello stupore. La lettura del romanzo ha da subito attivato la mia immaginazione teatrale, perché contiene gli elementi su cui si fondano tutti i lavori della Darkside LabTheatre Company: il misterioso, l’oscuro, il non detto, tutto ciò che contiene una verità nascosta e profonda.

Oggi, Leopardi, che cosa rappresenta e sopratutto che cosa ha da dire in questo nostro mondo così smarrito?Come tutti i più grandi autori, Giacomo Leopardi parla ad ogni tempo perché ha visto lontano, ha saputo raccontare l’esperienza dell’essere umano con la sintesi tridimensionale della poesia. Le sue inquietudini assomigliano alle nostre, perché se il mondo ci presenta sempre nuovi motivi di smarrimento, l’essere umano nel suo sentire rimane uguale a sé stesso. Forse, per fortuna, anche nella capacità di trarre bellezza dall’orrore. Almeno così vogliamo sperare.

Quali le suggestioni che hanno ispirato la drammaturgia?

L’opera di Michele Mari è stata il punto di partenza per una drammaturgia che nel suo sviluppo ha incontrato la possibilità di approfondire anche ulteriori tematiche rispetto a quelle centrali del romanzo. Attingendo anche alla biografia di Giacomo Leopardi e dei suoi fratelli Carlo e Paolina, protagonisti della vicenda insieme a Giacomo, ho voluto dare centralità al loro rapporto, agli equilibri famigliari che cambiano con la crescita e la scoperta del sé, alla natura dell’amore fraterno, saldo e inossidabile seppur mutevole.

Come si dipana lo spettacolo?

Lo spettacolo è un atto unico che insiste sull’alternanza e la sovrapposizione di diverse linee temporali: in questo senso giocano un ruolo importante le atmosfere musicali e l’uso della luce, come in tutti i nostri lavori. Ma naturalmente, centrale nella messa in scena è la componente attoriale. Sabrina Sacchelli, Niccolò Berti e Giuseppe Coppola non escono quasi mai di scena, guidando la vicenda e anche l’occhio dello spettatore tra i diversi piani temporali e di realtà. La scena è volutamente minimale, fatta di pochi elementi significativi, perché centrale è il corpo degli attori attraversato dalla parola.

 

Quanto è stato difficile – se lo è stato – coniugare i diversi registri linguistici e stili narrativi?

Più che difficile è stato un lavoro delicato, ma anche naturale. L’idea era di restituire il pregio della lingua di Leopardi ma anche quella di Michele Mari, godibilissima e raffinata, ma pur sempre concepita per la pagina scritta. L’incontro con il palcoscenico ha richiesto un ammorbidimento che non ha però rinunciato al verso. Lo spettatore incontrerà un Leopardi inedito, ma riconoscerà senza dubbio le sue parole, incise nell’immaginario collettivo. Ho avuto anche l’occasione preziosa di un confronto diretto con Michele Mari, che ci onorerà della sua presenza in teatro il 4 aprile e incontrerà il pubblico del Teatrosophia alle 19:30, dialogando con il critico e scrittore Simone Nebbia. Siamo molto orgogliosi di questa occasione che riserveremo agli spettatori della prima dello spettacolo, che debutterà proprio il 4 aprile alle 21.

Perché giocare tra l’onirico e il realistico alternando due e più linee temporali?

Il romanzo di Mari è ambientato nel 1813, quando Leopardi aveva 15 anni. Ho scelto di spostare la vicenda dieci anni più tardi e ciò mi ha permesso di lavorare sul valore del ricordo e della memoria dell’infanzia. Ne deriva un’alternanza onirica di realtà e ricordi sostenuta dal profondo e inquieto pensiero leopardiano e bagnata dalla luce della luna…

Quale incubo riemerge dal passato?

Cercherò di rispondere senza fare spoiler: uno dei temi centrali è la paura, l’emozione più intensa che l’uomo possa provare. Essa è saldamente ancorata alla bellezza: la capacità di riconoscerla ci rende essere umani, è ciò che ci protegge dalla bestia che portiamo dentro, quella natura matrigna che ci domina e che può schiacciarci.

Progetti?

Il collettivo Darkside è attivo da diversi anni a Roma ed è composto da una squadra incredibile di attori che si alternano sul palco e dietro le quinte per la realizzazione dei tanti progetti che abbiamo in cantiere. Prossimamente torneremo in scena con un altro lavoro, molto diverso da Darkmoon, brillante e corale: Like the Avengers, al Teatro Trastevere dal 17 al 21 aprile. Durante la prossima stagione riporteremo a Roma anche un nostro spettacolo ormai “classico”, Cyrano. Seguite le nostre pagine social e il nostro sito darksidelabtheatrecompany.it per saperne di più e rimanere aggiornati!

Vuole aggiungere altro?

Se volete conoscere un Giacomo Leopardi inedito e immergervi con noi in una storia suggestiva ed emozionante, vi aspettiamo al Teatrosophia dal 4 al 7 aprile 2024!

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