EncodingImago

Il 23 settembre si apre la mostra di Jacopo Mandich all’interno della Galleria Faber a Roma. Un itinerario emozionante, denso di spunti di riflessione che raccontano di un’arte cara a Jacopo Mandich. Lui è un’artista che si identifica molto con il suo lavoro, sebbene come ci dice in questa intervista: “ma non credo sia un processo del tutto sano; quindi, cerco di scoprire anche altri modi per fare la mia conoscenza. Mi sembra di poter osservare in me stesso una certa predisposizione per l’indeterminato, è infatti molto complesso per me dare una definizione stabile alle cose”. Lo abbiamo incontrato prima dell’apertura della mostra e ci ha condotto all’interno della sua arte e della sua visione del mondo.

Perché ha deciso di diventare scultore?

Spesso mi piace pensare che sia stata una questione di affinità elettiva.

Un innato fascino per la materia ha generato il campo gravitazionale intorno al quale si sono condensate le diverse possibilità, ed è probabilmente il primordiale motore dell’incosciente scelta di essere uno scultore. Oggi posso dire che la mia attività mi concede la possibilità di intrecciare corpo e mente, lavoro fisico e lavora astratto, in un modo a me affine.

Una mostra che si apre il 23 settembre: è emozionato?

Malgrado siano molti anni che espongo c’è sempre una certa emozione quando si propone un progetto, una visione interna all’esterno. Emozione ancora più intensa in questo caso con la mostra EncodingImago a cura di Cristian Porretta alla galleria Faber, perché presento una nuova fase della mia ricerca, in cui il linguaggio ha assunto nuovi aspetti.

Qual è il filo conduttore del vernissage?

È sempre complicato far affiorare i punti essenziali di un percorso quando lo si sta percorrendo però per entrare nel progetto trovo sia importante dire che è un’indagine sul linguaggio espressa attraverso la relazione tra materia e segno.

Affido al testo di Cristian Porretta il compito di illustrare al meglio questo progetto: “ncoding IMAGO: fin dal titolo è palese un intento volutamente criptico e dicotomico, finalizzato, da un lato a spiazzare lo spettatore, dall’altro a uscire da una totale razionalità per privilegiare la visione dei sensi. Il nuovo progetto di Mandich segna, difatti, una svolta all’interno del suo percorso artistico e di formazione intellettuale.

Lo scultore traccia i due binari che rappresentano la cifra della sua intera ricerca: quello antropologico-sociale e quello personale e interiore. Queste due anime, pur rimanendo formalmente disgiunte, sembrano confluire una nell’altra, sia da un punto di vista meramente fisico, sia attraverso una lettura prettamente concettuale delle opere. Pertanto, la fusione alchemica tra le materie, da sempre presente nel lavoro di Mandich, dà vita in questa occasione a qualcosa di diverso; il ferro si innesta nel legno creando un alfabeto immaginario e mendace, il tentativo di decodificazione rappresenta uno sforzo, forse vano, ma necessario, di ritrovare le nostre radici.

In questo senso la combustione portata all’estremo, che ci riconduce all’essenza del carbonio, indica, anch’essa, la volontà di indagare sulle origini degli esseri e degli elementi.

La mostra nasce totalmente in site specific, si dipana partendo da un punto focale situato nel fondo della sala, per svilupparsi con un ritmo frammentato, ma quasi musicale, come fosse il risultato di un’attività neuronale viva e pulsante.

 “Questa potrebbe essere un’archeologia personale nel territorio della memoria esausta, dove codici intelligibili mappano lo spaziotempo”.

Chi è e che cosa cerca il suo pubblico?

Difficile stabilire l’identità di un eventuale pubblico, ancora di più stabilire cosa stia cercando, anche io quando sono il fruitore non so se sono in cerca di qualcosa di specifico probabilmente come molti mosso da una dipendenza per intensità.

L’arte di fatto che cosa è?

Per me l’arte è sempre di più una creatura mitologica emblema dell’indefinibile.

Oggi le arti sono fuse e contaminate, adottano numerosissimi linguaggi e veicolano miriade di contenuti. Sono legate alla relazione, all’esperienza oltre che all’emozione aprendo campi di indagine sempre più vasti. Speculazioni omologazione e manierismi alterano ulteriormente l’autenticità di una possibile determinazione del valore assoluto che rende arte. Quindi risulta secondo me complesso dare un’identità stabile all’ essenza dell’arte appare sicuramente come una forma di espressione e comunicazione, un dispositivo che innesca dinamiche, ma cosa sia l’arte di fatto continuo a chiedermelo anche io

La scultura plasma e crea qualcosa di unico, quanto è cambiato nel corso dei secoli?

In epoca primordiale la manipolazione della materia per concretizzare un’idea è stato probabilmente il primo processo scultoreo, da lì il percorso è stato lungo e variegato prima di approdare alla forma che nell’ immaginario collettivo occidentale rappresenta la scultura ovvero la “statua greco-romana”. Da quel momento incarnare una storia un gesto un’emozione, dare forma alla materia per esprimere un’essenza sono stati gli orizzonti della scultura, troppo spesso costretta nell’ inseguire un ideale o incatenata a celebrare il potere di turno. Negli ultimi secoli come ogni altra arte, la scultura si è gradualmente ma inesorabilmente rivoluzionata incontrando nuove visioni assumendo manifestazioni sempre nuove.

Che cosa ricerca nelle sue opere?

Cerco di portare avanti più linee di indagine che si veicolano attraverso la materia per riflettere sulla percezione della realtà. creando ambienti, innescando dinamiche, alterando l’identità della materia ricerco il paradosso.

Se non avesse fatto lo scultore che cosa le sarebbe piaciuto fare?

Sono abbasta sicuro che non avrei fatto lo scrittore.

Come nasce la mostra?

Come dicevo precedentemente nasce dal desiderio di mettere l’attenzione sui limiti dell’interpretazione del conosciuto. Mappare una forma attraverso un linguaggio sconosciuto evocando il disagio della codifica.

Progetti?

I progetti in corso sono molti ma la maggior parte ancora in fase di sviluppo.

A novembre parteciperò ad una residenza artistica in Togo

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