Vittorio Pavoncello esporrà le sue opere dall’8 al 21 maggio presso la Galleria Pavart. Una mostra personale di arte contemporanea curata da Velia Littera dal titolo: Fair Play.
La mostra Fair Play racconta, attraverso la pittura di Vittorio Pavoncello, il significato del tennis come uno sport che va oltre la semplice competizione fisica.
Il tratto minimale unito alla scelta accurata dei colori esprime la bellezza della sfida, la forza mentale e la grazia nell’esecuzione del gesto. I quadri di Vittorio Pavoncello diventano uno specchio della complessità e della ricchezza dell’esperienza tennistica.
L’artista riesce pienamente nel tentativo di semplificare e concentrare l’attenzione sull’essenziale, incoraggiando una riflessione più profonda da parte dello spettatore sui movimenti e i fondamentali più significativi che avvengano nell’interiorità del giocatore, nel campo e intorno ad esso.
Il tennis italiano sta vivendo un momento esaltante, legando la sua storia ad uno spettacolo sportivo sempre più di massa.
Sono molte le domande che ci potremmo porre e molte le risposte: è una gara, è una sfida, si è da soli, ci vuole abilità, forma fisica e tanto lavoro di testa.
Le numerose tele in mostra, di Vittorio Pavoncello, ci aiuteranno a leggere meglio il linguaggio più intimo di questo sport, che sta attraversando i nostri campi, le nostre televisioni e reti. Un linguaggio che sembra fatto per la nostra società e per quella prossima, dove le capacità richieste nella vita sembrano quelle del gioco del tennis.
Da qui l’idea di una mostra che partendo dagli Open di Roma 2024 possa poi aprirsi ad altri circuiti.
E il tennis come si dice per l’arte è uno sport che vuole farsi vedere, che si dà in mostra, non basta giocare a tennis se nessuno guarda chi gioca, come un quadro ha bisogno dell’osservatore e fruitore per vivere.
L’intervista a Velia Littera ci conduce con eleganza e suggestione all’interno di questa mostra che crea atmosfere intense e dense di significati significanti.
Che cosa è il Fair play?
Il fair play è un principio che promuove la giustizia, la lealtà e il rispetto reciproco nelle interazioni umane, sia nello sport che in altre aree della vita. Nel caso del tennis il fair play implica un comportamento rispettoso, corretto e leale da parte dei giocatori, sia verso gli avversari che verso gli ufficiali di gara, al fine di mantenere l’integrità e lo spirito sportivo del gioco.
Perché una mostra con questo titolo che appartiene allo sport?
Personalmente cerco sempre di proporre mostre o eventi artistici che coinvolgano il pubblico e lo invitino a riflettere sui valori etici rappresentati nelle opere d’arte esposte. La mostra Fair Play vuole sensibilizzare il pubblico sull’importanza del fair play nello sport e nella vita quotidiana, incoraggiando comportamenti positivi e rispettosi non solo in campo sportivo, ma anche al di fuori di esso.
Quanto è difficile curare una mostra?
La cura di una mostra richiede una combinazione di creatività, competenze organizzative e gestionali, e una buona dose di pazienza e dedizione. Avere a che fare con gli artisti spesso può essere difficile e bisogna entrare nel loro mondo, comprenderlo e poi riuscire a esporlo nel migliore modo possibile. È un processo impegnativo, ma è molto gratificante vedere il risultato finale e l’interazione con il pubblico che avviene successivamente durante la mostra.
Come sceglie i suoi artisti?
Lavoro con gli artisti dal 2010 quando ho aperto la galleria Pavart. Ne ho conosciuti tanti e nel corso degli anni ho avuto modo di conoscere tanti talenti. Io mi occupo di arte emergente, che non necessariamente vuol dire creata da artisti di giovane età. L’età dell’artista non conta, conta il linguaggio artistico che deve emergere ed essere divulgato. Gli artisti li scelgo cercando dei segni di coerenza nello stile, nella loro visione artistica e nel loroapproccio alla creazione. L’originalità è fondamentale per distinguere un artista e il suo linguaggio artistico da altri. Rifletto su come il loro lavoro mi risuona e mi chiedo cosa m’ispira, se mi provoca stupore o se mi emoziona in qualche modo. La mia interazione personale con la loro arte è un elemento importante nella mia decisione finale. Sono istintiva di carattere e non essendo una storica dell’arte, in qualità di gallerista, collezionista e amante dell’arte, agisco con il cuore.
Vittorio Pavoncello, l’artista che sarà all’interno della mostra che ha curato, che cosa l’ha incuriosita di lui?
Vittorio Pavoncello non è solo un’artista visivo, è regista e autore. Ha scritto tanti libri e saggi e diretto molti spettacoli teatrali e film. Solitamente si occupa di temi molto importanti nei suoi lavori e credo che forse proprio la sua natura poliedrica e intellettuale, ma anche sportiva, mi ha incuriosito. Quando parla di tennis e di come lui ami questo sport, il suo sguardo s’illumina e diventa leggero. La mostra sul tennis è un’opportunità per Vittorio Pavoncello di integrare la sua passione per questo sport nella sua pratica artistica, così creando un dialogo stimolante tra la sua arte e temi importanti quali le regole di un “fair play”.
Il tennis uno sport particolare per un artista pittorico?
Non direi, in realtà Il tennis è caratterizzato da movimenti rapidi e dinamici che possono essere catturati attraverso la pittura per trasmettere un senso di azione e vitalità. Anche Le pose durante il gioco, i movimenti e gli scambi offrono molte opportunità per rappresentare il movimento nell’arte. Il campo da tennis offre una composizione visiva unica, con linee e geometrie distintive che ritroviamo nei dipinti di Pavoncello. La disposizione delle linee del campo, la rete e altri elementi architettonici hanno fornito all’artista un’interessante sfida nella creazione di equilibrio e armonia nelle sue opere. Oltre al coinvolgimento emotivo che ritroviamo impresso nelle tele esposte, la gioia, la frustrazione, la concentrazione, la delusione.
Che cosa vuole raccontare l’artista con le sue opere dedicate al tennis?
Credo che Vittorio Pavoncello voglia raccontare una varietà di storie e concetti attraverso le sue opere dedicate al tennis, dipendendo dalla sua visione artistica, dalle sue esperienze personali e dalla sua interpretazione di questa specifica attività sportiva. Le sue opere catturano momenti di determinazione, di gratificazione o di frustrazione, offrendo uno sguardo intimo sull’esperienza del tennis. Egli celebra la bellezza estetica dei gesti atletici, catturando la grazia e la potenza dei movimenti attraverso la sua pittura. Con colori delicati e tratti essenziali si concentra sui dettagli della figura umana o di altri elementi del gioco ottenendo un risultato molto dinamico e espressivo.
Che cosa colpisce delle sue opere?
Personalmente credo che nelle opere di Pavoncello colpisca l’essenzialità. Attraverso le sue tele ci obbliga ad un’interpretazione profonda del gesto umano.
Ma il tennis che cosa rappresenta nell’immaginario collettivo?
Il tennis italiano sta vivendo un momento esaltante, legando la sua storia ad uno spettacolo sportivo sempre più di massa. Sono molte le domande che ci potremmo porre e molte le risposte: è una gara, è una sfida, si è da soli, ci vuole abilità, forma fisica, concentrazione…. le tele di Vittorio Pavoncello quindi ci aiuteranno a capire meglio il linguaggio più intimo di questo sport, che sta attraversando i nostri campi, le nostre televisioni e le reti social specialmente negli ultimi mesi con i successi ottenuti dal tennis italiano. Un linguaggio che sembra fatto per la nostra società e per quella prossima, dove le capacità richieste nella vita sembrano proprio quelle del gioco del tennis.
Qual è il linguaggio intimo di questo sport?
Io non sono esperta di questo sport, ma immagino che l’artista, essendo un giocatore lui stesso, voglia dirci che il tennis è uno sport che va oltre la semplice competizione fisica. Incoraggia a una riflessione più profonda sui movimenti e i fondamentali più significativi che avvengano nell’interiorità del giocatore, nel campo e intorno ad esso.
Come ama dire l’artista: “giocare a tennis permette di affinare alcuni lati del proprio carattere, scoprirne di nuovi, affina la propria personalità, e poi ti mette in relazione con un altro, un essere umano che durante la partita vuoi assolutamente battere ma che al termine dell’incontro ritorna una persona che puoi abbracciare”.
Perché la scelta di partire dagli Open di Roma 2024?
E perché no? Avendo accolto con entusiasmo la proposta espositiva di Pavoncello mi è sembrata una buona idea presentarequesta mostra partendo dagli Open di Roma 2024 sperando possa poi aprirsi ad altri circuiti anche internazionali.
Che cosa vi aspettate dal pubblico?
Sicuramente avremo un pubblico interessato al tennis come sport,appassionati giocatori o fan occasionali incuriositi da una mostra che racconta questo sport. Ma spero anche che riusciremo ad attrarre un pubblico curioso di vedere come il tennis è rappresentato attraverso l’arte e di scoprire le sue interpretazioni artistiche sul tema. Questa connessione per me è fondamentale peruna riflessione più ampia sulle relazioni tra lo sport, la cultura e le arti visive. Spero che questa mostra sia coinvolgente e stimolante per tutti i visitatori, amanti dell’arte, dello sport e della sua etica.
Perché il tennis come si dice per l’arte è uno sport che vuole farsi vedere, che si dà in mostra?
Quando due giocatori si affrontano su un campo, sono in mostra per il pubblico presente sugli spalti e per chi guarda da casa attraverso la televisione o altri mezzi di comunicazione. Questo contesto pubblico aggiunge un elemento di spettacolarità al gioco, incoraggiando i giocatori a dare il massimo e a impressionare gli spettatori con le loro abilità.
Così come nell’arte che si vuole far vedere e offre un’esperienza estetica e sensoriale unica. Guardare un’opera d’arte può suscitare emozioni, stimolare la riflessione e offrire piacere estetico agli spettatori, arricchendo le loro vite e il loro senso di appartenenza culturale.
Vuole aggiungere altro?
Venite numerosi a vedere la mostra Fair Play di Vittorio Pavoncello!