Conta che passa la pazza

Una donna, ingabbiata in una struttura molto originale, è in azione in uno spazio delimitato da tre punti cardinali, raffigurati da tre personaggi inanimati e rappresentati da tre oggetti simbolici che fanno rumore, parlano, nonostante abbia più volte provato a zittirli. È il rumore assordante della solitudine. La donna non ha nome. Non lo ricorda. Scopriamo quasi subito che ha fatto calcoli sbagliati, ha seguito un sentiero impervio per giungere proprio lì, nel luogo da cui tutto ha avuto inizio, di fronte al mare, tra la Terra e il Cielo, su di un’isola ai confini del tempo, nel luogo in cui aspetterà, invano, che qualcuno la riporti a casa. Ma ha dimenticato le virgole e, come spesso succede nelle equazioni, una virgola sbagliata conduce al risultato sbagliato. “Conta che passa la pazza” è il racconto di una donna che sa di antico, di poesia. Una donna che a causa di una malattia sta dimenticando e ha paura di dimenticare ancora. Le hanno detto che un giorno non riuscirà a pronunciare parola, che è malata, che non avrà più memoria di sé. Un’opera in un atto unico per la regia di Francesco Maria Cordella con Irma Ciaramella. Francesco Maria Cordella ci racconta il suo poderoso e avvolgente lavoro.

  

“Conta che passa la pazza” in scena come atto unico, perché?

L’azione si svolge in uno spazio-tempo immaginario, non identificato nella sua localizzazione. La drammaturgia precipita in un unicum temporale non può conoscere interruzioni.

Di cosa parla l’opera?

Parla di una Donna alla ricerca della propria identità perduta. Lei crede che l’unica via di riconoscimento e ricongiunzione con il proprio Sé ,debba essere trovata altrove, sul pianeta promesso. La Donna è una inguaribile sognatrice afflitta da un male che la rende impossibile accettare la Realtà. Questo conflitto irrisolto sarà la causa del suo stato patologico.

Perché il silenzio è il rumore assordante?

Perché è l’unico luogo fisico in cui siamo in assenza di vibrazioni esterne e quindi in contatto con tutte voci della mente.

La solitudine che cos’è?

Uno stato psicologico in cui un essere umano vive in una separazione tra la mente e il corpo, come avviene alla protagonista della nostra pièce

Oggi, quanta solitudine c’è nel mondo della vita?

Molta solitudine perché soprattutto nelle società occidentali stiamo assistendo a fenomeni di alienazione di massa causati dalla strabordante vita parallela generata dalle realtà virtuali e dal metaverso.

L’antico aiuta a ritrovarsi?

L’Antico dovrebbe essere la via Maestra da ripercorrere per venir fuori da questo tunnel buio. Il Mito e gli eroi leggendari dovrebbero essere eletti a nuovi Maestri.

Perché il confine tra la vita e la morte è sempre più labile?

Perché si vive sempre di più in stati di inconsapevolezza sensoriale. Quindi non si ha piena coscienza dell’esistenza in vita

Quanto il sistema mediatico ha modificato il significato dei valori etici, estetici e morali su cui una società evoluta dovrebbe basarsi?

Lo ha totalmente stravolto e mistificato. Quello che ieri era grottesco oggi è la normalità. Quello che ieri era normale oggi è assurdo. Siamo in una condizione di grande entropia.

Tutto questo cosa ha prodotto?

Ha prodotto che la sclerotizzazione dei rapporti umani

Quanto la memoria è importante?

È il cardine, l’asse portante della società e quindi dell’essere umano. Senza memoria, non può esserci il ricordo dell’esistenza in Vita, tutto diventa impermanente.

Come ha reagito la persona?

Si è impaurita, terrorizzata, ha smarrito la speranza.

Perché i più fragili, i più sensibili si sono “rifugiati” in patologie come depressione, demenza, Alzheimer?

Per non soccombere al dolore della separazione e del tradimento.

La patologia quanto pone ai margini?

I margini sono relativi alla condizione sociale e

dipendono dalla situazione personale. A volte, può addirittura riportare al centro la persona, che diventa improvvisamente il “caso” di cui tutta la famiglia deve occuparsi.

Quale messaggio vuole inviare lo spettacolo allo spettatore?

Un messaggio di Speranza. Gina (questo è il nome dell “pazza”) lascia nei cuori delle persone sensibili un anelito poetico verso una nuova Vita.

Chi sono i compagni di viaggio in questo lavoro?

Sono l’autrice e attrice Irma Ciaramella, e le assistenti  Assunta Pariante e Ottavia Orticello.

Vuole aggiungere altro?

Noi di Acts theater crediamo nel potere salvifico del Teatro, generato dalla catarsi che si attiva quando si riesce a creare la Poesia. Vorrei sognare ancora, come faceva il mio maestro Giorgio Strehler, che il Teatro possa ancora rendere migliore gli uomini, un poco..

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