Coming out e poi …

Il “coming out” è un aspetto molto articolato e di difficile decisione. È soprattutto un percorso del tutto personale che nasce e si esprime solo attraverso una decisione propria; nessuno può imporre all’altro di fare un passo così significativo per la sua vita.

Dobbiamo prima di tutto comprendere una cosa significativa: fare “coming out” non vuol dire solo dichiarare: “sono gay”, sarebbe un po’ semplicistico, in fondo nessuno ribadisce: “sono etero!”. Oppure si acquista fascino nel momento in cui si dice al mondo che non siamo attratti dall’altro sesso, ma l’interesse verte verso i maschietti (se si è un maschietto) o verso le femminucce (se si è una femminuccia)?

Senza dubbio i gay hanno un fascino tutto loro. Soprattutto sono splendidi amici per le donne. Vi ricordate l’amico gay di Carrie che lavora come agente di talenti, in Sex and the City? Lui è paragonabile a Carrie in fatto di gusti, amano la stessa moda, lo stesso stile, insomma una perfetta compagnia che di certo non ti ruba il fidanzato o la scena! Anzi spesso ti dà consigli strepitosi in fatto di uomini. Cosa pretendere di più?

E l’amico gay di Charlotte che conosce quando allestisce il suo primo matrimonio?

Sorprendente per quanto eclettico. L’amicizia con Charlotte non si spegne e spesso si ritrova a consolarla e offrirle un po’ di sostegno. Accorre sempre al bisogno, anche se spesso è in conflitto con l’amico gay di Carrie, ma si sa… cercano solo l’esclusività!

Dalle serie Tv al mondo della vita il passo è breve e troviamo Mahmood che in una delle sue ultime interviste ha dichiarato: “Fare coming out non serve a nulla, se non a far parlare di sé”. Che dire i ben informati sanno che è gay anche se non dichiarato pubblicamente. Sarà per una questione di privacy? Sorprende un po’ visto che nella sua canzone vincitrice di Sanremo 2019 non ha esitato a parlare della figura scomoda e opportunista del padre. Se non è vita privata questa…

Eppure ha rilasciato un’intervista al sito “gay oriented”. Potremmo pensare che un’intervista non esprima un’identità, eppure lui si è spinto più in là tanto da lasciar ipotizzare altro. Ha anche aggiunto una cosa interessante dicendo: “Andare in Tv da Barbara D’Urso per raccontare la propria omosessualità mi sembra imbarazzante: così si torna indietro di cinquant’anni”.

Interessante, no? Anche perché oggi il “coming out” appare più un problema di audience che di affermazione della propria sessualità.

Fioccano, negli ultimi anni, i personaggi famosi che hanno dichiarato la loro inclinazione sessuale, i quali sono stati accompagnati anche da un grande clamore mediatico.

Cynthia Nixon, la strepitosa Miranda di “Sex and the City” prima ha fatto “coming out” come bisessuale e poi come lesbica. Forse ha qualche confusione in testa oppure ha sperimentato che due possibilità sono meglio di una.

Daniel Newman ha fatto “coming out” a marzo 2017. In un toccante video su YouTube, l’attore ha raccontato di come l’incontro con una ragazza senza tetto in un centro d’accoglienza gli ha fatto cambiare idea sul nascondersi. Le visualizzazioni sono state infinite!

Jodie Foster ha fatto storia: le voci sul suo orientamento sessuale circolavano da anni, ma lei ha sempre mantenuto il più stretto riserbo sulla sua vita privata. Fino al 2013, quando durante i Golden Globes ha parlato della sua compagna e della sua famiglia. Che cosa l’avrà spinta a tutto questo? La Foster ha carattere e al tempo stesso forza nel mostrarsi così pubblicamente.

La lista potrebbe non finire, ma la cosa interessante è osservare come siano cambiate le modalità di vivere la vita privata, soprattutto per una parte di persone che abbracciano l’omosessualità o la bisessualità.

L’America degli anni ’50, pur con la sua capacità di essere un passo avanti, non aveva ancora sdoganato la possibilità di raccontare la propria vita privata pubblicamente. Era meglio occuparsi degli amori andati in frantumi di attrici più o meno famose, oppure di partecipare emotivamente al suicidio di Marilyn Monroe che focalizzare l’attenzione su attori gay come Rock Hutson. Dichiarare la sua identità sessuale avrebbe stroncato totalmente la sua carriera. Situazione totalmente differente da oggi, dove dichiararsi omosessuale richiama uno stuolo di attenzioni e può essere una modalità per farsi pubblicità.

Perché si ha l’esigenza di raccontare a tutti che si è gay o lesbiche? È un’esigenza, o più una modalità per imporre la propria identità, per sorprendere, per rompere gli schemi? La propria privacy va protetta, non mostrata a tutti, eppure esibirsi anche attraverso l’orientamento sessuale sembra l’unica via per esserci di fronte allo sguardo dell’altro. ,

Dietro a questo bisogno di raccontarsi senza veli c’è la necessità di evidenziare la differenza? Di porre un confine? Oggi viviamo in un mondo, dove la cosa più importante è apparire, mostrarsi, trasgredire, sorprendere l’altro, essere sopra le righe. Così la narrazione integrale del sé è una modalità per porsi di fronte all’altro e, per alcune persone, è un atteggiamento per sentirsi più “fighi” e attirare la curiosità. Il pubblico può essere anche solo quello dei social poiché anche nel mondo on-line c’è ultimamente la moda di fare “coming out”. Eh sì! A volte certe aperture sessuali possono essere messe in atto anche per attirare l’attenzione, per mostrarsi trasgressivi e sorprendere. Ultimamente assistiamo a “coming out” giocati all’interno dei reality, dove il riflettore e gli sguardi sono tutti puntati sui protagonisti. Non basterebbe dichiararsi in famiglia e lasciar perdere il grande pubblico?

In questo modo così plateale l’essere gay si appiccica addosso come un’etichetta, così che nei vari talkshow vengono chiamati gli “opinionisti gay” che fanno audience e, con le loro performance creative, commentano notizie di gossip o gay senza veli e censure. In fondo è innegabile: certi personaggi vengono ospitati in varie trasmissioni solo perché sono omosessuali e fanno share. Ultimamente siamo abituati a vedere in ogni dove Platinette, Malgioglio e così via.

Sapere che i Vip possono essere gay offre al pubblico la possibilità di immedesimarsi e cercare la forza di accettare il proprio orientamento sessuale laddove ci sia difficoltà a farlo. Non dimentichiamoci che esistono ancora realtà dove l’omosessualità è vista in maniera negativa. Sapere, ad esempio, che Marco Carta ha pubblicamente dichiarato il suo orientamento può aiutare tanti giovani ad accettare la propria diversità. L’aspetto importante è non farsi travolgere da questa scia dichiarativa ed essere assolutamente certi di far parte di un orientamento, piuttosto che di un altro.

Non bisogna mai scordarsi che in ballo c’è la propria identità. È una cosa importante e molto seria.

 

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