Alessandra Vernacchia: infermiera Forense e Legale

Intervista ad Alessandra Vernacchia infermiera Forense e Legale, specializzata in Wound Care e Laureanda in Comunicazione per la Gestione delle Organizzazioni (corso di Laurea Magistrale).

Salve Alessandra, quando ha iniziato la sua professione?

Quando ho intrapreso la mia professione mi sono trovata di fronte ad una realtà lavorativa variegata e curiosa. Il mio percorso formativo rientrava nel periodo di passaggio tra il Diploma Universitario e la Laurea di Primo Livello. Ma il contesto formativo dei miei colleghi era influenzato ancora dai retaggi delle Scuole Professionali. Questo ci ha portato per anni ad essere denigrati e legati ad un Mansionario che ci limitava nella pianificazione assistenziale. Ci è voluto tempo per arrivare ad essere riconosciuti come professionisti, ma a tale riconoscimento non corrisponde un adeguamento retributivo, per cui ancora oggi si combatte. Io ho la fortuna di svolgere un lavoro che mi porta ad essere un punto di riferimento per gli operatori sanitari.

Di che cosa si occupa nello specifico?

Dopo numerosi anni di impiego pubblico presso diversi Ospedali, ho deciso (visto le mie specializzazioni) di intraprendere un percorso lavorativo innovativo: Il Clinical Specialist. In altre parole, io sono l’anima clinica dell’azienda commerciale, ed attualmente mi occupo di prevenzione nel Wound Care. Il Clinical Specialist è una figura molto importante all’interno di un’azienda ed è necessario che abbia raggiunto una elevata specializzazione per poter essere in grado di conoscere tutte le caratteristiche tecniche dei prodotti presenti sul mercato.  Contribuisce e supporta i clienti (professionisti del settore sanitario) nel miglioramento dei protocolli usati sui pazienti nei percorsi assistenziali e clinici specifici del Wound Care facendo sempre riferimento alle Linee Guida Europee. Forma attraverso lezioni teorico/pratiche e con demo il personale sanitario circa le novità in fatto di prodotti medicali e altre attività di sostegno alla rete vendite ed al marketing.

La pandemia ha segnato un momento spartiacque non solo per tutti noi ma anche per il suo lavoro, perché?

Vivere la pandemia …. Un momento tragico … che ha dimostrato l’inadeguatezza delle strutture sanitarie e della politica ad affrontare l’emergenza. La chiusura di tutti i reparti, l’apertura di nuove rianimazioni, reparti intensivi e subintensivi …, l’apertura di strutture di fortuna e mi riferisco alle tendopoli attrezzate alla ben meglio per accogliere la gente, l’isteria della popolazione, la paura di abbracciare, toccare, stringere la mano … L’impossibilità di entrare negli Ospedali … di poter essere vicini ai propri cari sofferenti … Eravamo diventati tutti vulnerabili a parte i negazionisti ed i complottisti.

Ci siamo dimenticati di tutte le patologie esistenti e ci siamo concentrati sul Covid19 che avrebbe dovuto insegnarci tanto, tuttavia, sembra già passato e sdoganato. Dal punto di vista lavorativo abbiamo sfruttato la tecnologia e quindi eravamo tutti in smart working.

In quel periodo sono nati progetti importanti?

Il mio cellulare iniziava a riempirsi di richieste di aiuto da conoscenti e non. Arrivavano foto di Lesioni e si percepiva la disperazione dei parenti e caregivers abbandonati a sé stessi. L’ADI aveva smesso di effettuare le prestazioni a domicilio e molti si sono dovuti far forza e adoperarsi per medicare i propri cari. Col collega Ivan Santoro abbiamo pensato di organizzare una serie di webinar per trasmettere le nozioni basilari. I nostri webinar sono stati seguiti da migliaia di persone in tutta Italia ed è stato bello poter esser utile alla comunità.

Il sito “ilditonellapiaga” di cosa si tratta?

Nel 2017 il collega nonché amico Ivan Santoro mi propone di aprire il sito ilditonellapiaga.it. Mi parlava di un progetto che è nato in sordina ma che oggi è ambizioso. Il nostro obiettivo è divulgare la corretta informazione scientifica. Nell’era di internet e del web, chi ricerca contenuti scientifici, spesso si imbatte in documenti vetusti, non aggiornati, retaggio di una scienza superata dalle innovazioni in tema di Wound Care. Gli studi ci dimostrano che la guarigione delle lesioni è possibile solo se vi è una sinergia tra diversi professionisti sanitari. Dietro ad una lesione c’è una persona col suo vissuto e con la sua storia. Così come non esiste la medicazione perfetta, ogni lesione richiede un’attenzione ed una cura differente.

Qual è la sua mission/vision?

L’iperspecializzazione ci ha portato a perdere di vista il paziente. I sintomi ed i segni che prima dovevano essere raccontati oggi possono essere letti attraverso le indagini diagnostiche. L’EBM (Evidence Medicine Based) che guida la ricerca scientifica si focalizza sulla “Popolazione” da indagare e non considera più il singolo individuo nella sua specificità. Sento spesso dire dai Medici: “Non fate paragoni, ogni persona è diversa dall’altra per cui la cura deve essere personalizzata”, tuttavia stiamo progressivamente perdendo l’abitudine di ascoltare le persone e la loro Narrazione che ci porta alla NBM (Narrative Based Medicine). Un movimento di idee, un atteggiamento mentale che restituisce l’identità alla persona e che la riporta al centro dell’attenzione.

La mia filosofia è dal “to cure” al “to care”. Prendersi cura di …. Restituire dignità alla persona per parlare di una reale “Visione Olistica” del paziente.

Che cosa vuol dire il Nord chiama il Sud?

Con Ivan abbiamo mosso i primi timidi passi nel mondo del Wound Care, quando ancora non era sviluppato (fine anni 90). Ci siamo conosciuti in un congresso a Napoli e ci siamo sempre tenuti in contatto. Dopo circa 15 anni ci siamo rincontrati in un altro congresso e ci siamo seduti a parlare come se ci fossimo lasciati il giorno precedente. Abbiamo una visione comune ed è proprio questa visione comune che ha portato Ivan a telefonarmi. Una telefonata sincera, piena di progetti (Ivan è un Vulcano) che dovevano nascere da una base, da un modo di dire prettamente meridionale … non mettere il dito nella piaga … e così è nato il nostro sito …. Ilditonellapiaga.it … che oggi conta più di 500K.

Quanto è importante il mondo del Wound Care?

La prevenzione e cura delle Lesioni cutanee è ancor’oggi considerata la Cenerentola della medicina. Quando ho iniziato il mio percorso lavorativo come Infermiera, eravamo prevalentemente noi ad occuparcene. Si medicava col nulla o con medicazioni che oggi non sono più prodotte in quanto si è scoperto essere tossiche. Se ne occupano un po’ tutte le specializzazioni (chirurgo generale, chirurgo plastico, chirurgo vascolare, geriatra, fisiatra, dermatologo etc.) ma il trade union è l’Infermiere specializzato o esperto in Wound care. Tuttavia, abbiamo ancora qualche difficoltà a comprendere che la specializzazione (Master Universitario di Primo Livello) non è sufficiente. Bisogna aver pratica, manualità e formazione a 360° oltre a continuare ad approfondire e studiare.

Dove siete presenti?

Lascio che risponda Ivan per questa domanda, in quanto è lui che gestisce tutte le piattaforme sociale.

Chi sono i suoi compagni di viaggio?

Compagni di viaggio …. Diciamo che alcuni sono saliti e successivamente sono scesi dal treno portandosi via parte di una progettazione condivisa ma che lentamente si stava discostando dalla nostra visione. Spero che altri colleghi salgano alle prossime fermate. Ma io ed Ivan ci spostiamo bene anche nei vagoni semi vuoti. Abbiamo molti progetti che portiamo avanti senza sovvenzionamenti economici, ma basandoci sulle nostre possibilità, infatti, Il nostro sito non ha spazi pubblicitari. Ci organizziamo nel tempo libero a discapito della nostra famiglia che comunque ci sostiene e privandoci in parte di una vita sociale. Siamo aperti ad accogliere i colleghi che condividono la nostra mission e vision.

Se una persona ha la necessità per la sua salute perché dovrebbe rivolgersi a Voi?

Le persone si rivolgono a noi perché conosciamo la rete del Wound Care e siamo in grado di indirizzare il paziente fragile verso il centro od il professionista più vicino.

La sanità dove andrà

Riporto le parole di Nino Caltabellotta che mi sembrano le più vicine alla realtà:

“… se vogliamo rilanciare il SSN dobbiamo cambiare tutto – entità del finanziamento, criteri di riparto, verifica adempimenti LEA, pianificazione e organizzazione dei servizi sanitari, modalità di rimborso delle prestazioni – affinché non cambi nulla, ovvero per non perdere i princìpi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni costituiscono il DNA del nostro Servizio Sanitario Nazionale”

Nino Caltabellotta, ho avuto il piacere di conoscere in un congresso, è un medico italiano, pioniere dell’Evidence-based Practice (EBP). Presidente della Fondazione GIMBE, un ente indipendente che promuove l’integrazione delle migliori evidenze scientifiche nelle decisioni politiche, manageriali e professionali riguardanti la salute delle persone. Il GIMBE attraverso l’Osservatorio GIMBE sul SSN che monitora continuamente e in modo indipendente le responsabilità e le azioni di tutti gli stakeholder della sanità, con l’obiettivo di utilizzare bene il denaro pubblico e tutelare la salute dei cittadini.

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