Sabato 11 e domenica 12 maggio al Teatro Villa Lazzaroni a Roma andrà in scena lo spettacolo “Più della mia vita” di Elisa Mascia; firma la regia Gabriella Praticò. Tra gli interpreti troviamo:
Lucia Ciardo, Elisa Mascia, Gigi Palla. Le scene sono affidate a: Linuccia Zirpoli e Giovanni Valgimigli cui si aggiunge Marco Lausi (foto di scena), Alessandro Chiaramonte (per il progetto grafico), Giuseppe Armezzani (musiche). Lo spettacolo è co-prodotto da Teatro Oltre e Susta Production.
La storia, avvincente e coinvolgente al tempo stesso, ambientata negli anni ’50, nel quartiere popolare romano di Testaccio, narra la vicenda di due donne Anna e Maria, e del loro difficile e violento rapporto con gli uomini della propria vita. Accomunate da un destino simile, le loro vite prima si sfiorano nel racconto/narrazione e poi s’incontrano in un luogo di reclusione dove mai avrebbero pensato d’incontrarsi dopo aver vissuto un tragico evento. È la storia di un incontro, fatto di diffidenza, di intimità, di lacrime ma anche di tante risate, di ironia e di riflessioni ingenue ma profonde tra due donne e di due donne con se stesse. Una lotta interiore le accomuna per raggiungere quella libertà che nessuno potrà loro ridare se non loro stesse, è la storia delle prigioni che spesso ci si costruisce dentro per poi ritrovarle al fuori di noi, pietrificate come una tragica profezia che si autodetermina. Rappresenta il tema della lotta femminile contro la violenza fisica e morale, delle strategie messe in atto per combatterla, sia pure come una fuga verso una realtà “altra”, nei labirinti della mente, che si svelerà in un finale inaspettato. Abbiamo intervistato Lucia Ciardo, una delle interpreti.
Come nasce l’idea di questa drammaturgia?
Da una lunga intervista a Maria Morena, una delle ultime infermiere dell’ex manicomio della Pietà di Roma. La donna ha raccontato ad Elisa Mascia, coprotagonista e autrice del testo, vicende di reclusione e torture che toglievano la dignità a centinaia di donne finite in manicomio per motivi inaccettabili.
Ovvero?
Mariti che si erano stancati delle proprie mogli, perché troppo sensibili e con un carattere fragile, perché considerate di malaffare, donne ritenute scomode e così via. Tutte queste donne, spesso, finivano tra le mura anguste dei manicomi.
Che cosa c’è “Più della mia vita”?
Il rischio di perdere sé stesse, di non riconoscere il proprio valore, di ammalarsi.
Che cosa rappresentano gli anni ‘50?
L’immediato dopoguerra, il set immaginato del popolo italiano di buttarsi alle spalle l’orrore e la fatica della guerra e sentire di nuovo il profumo della vita. È il momento finalmente delle nuove speranze, delle aspirazioni, del desiderio di costruire, della famiglia, dell’amore che dà coraggio, del lavoro che rinasce e della aspirazione delle donne di potersi rendere autonome come gli uomini.
Chi sono Anna e Maria?
Due donne diverse e tanto simili, per estrazione e sensibilità. Maria, romana figlia di operaio e Anna, pugliese emigrante, moglie di un carabiniere assegnato a Roma. Credono nell’amore fedele, nella famiglia nella vita ma, sono anche figlie di una cultura che viene da lontano e di cui si intravedono ancora i segni oggi: donne un passo indietro all’uomo perché ritenuto più forte, avanti e legittimato ad avere un posto nella società.
Perché la loro storia si intreccia?
Le due donne vivono nello stesso stabile nel quartiere di Testaccio a Roma ma, non si conoscono, finché si ritroveranno nello stesso manicomio e scopriranno di aver vissuto nello stesso palazzo e ahimè le stesse situazioni drammatiche.
Come era Roma negli anni ‘50?
Mia madre diceva che era splendente, brillava di storia, bellezza monumentale e si respirava aria di nuovo ma… pur essendo la capitale che accoglieva tutti, le regole erano le stesse delle realtà di provincia. C’era la fede cattolica, la famiglia e l’ubbidienza della moglie al marito.
La violenza sembra un filo sottile che disegna un periodo storico importante?
La storia di Anna e Maria si svolge negli anni ‘50 ma è come se fossero i giorni nostri. Sono cambiate alcune cose, molte conquiste sono state raggiunte ma la cultura maschilista ha radici lontane, ciò che ancora va rafforzata è la coscienza di una cultura del valore femminile al pari di quella maschile.
Poi arriverà l’emancipazione?
Anna e Maria sono l’esempio di chi si allinea alla cultura con cui sono cresciute e credono che amare più della propria vita sia il segno dell’essere donna e della sua realizzazione, dimenticando i propri bisogni, desideri e aspirazioni. Si ritrovano a subire in maniera violenta chi non ha rispetto di loro, il proprio padre e il proprio marito, ma sono anche l’emblema della sensibilità che si ribella ad un sistema di prevaricazione e sceglie di sopravvivere rifugiandosi nella malattia.
Qual è il tragico evento che vivono?
Storie di ordinaria sopraffazione domestica, psicologica e fisica fino al punto di pensare di eliminare il motivo della violenza.
Perché le segna così tanto?
Le due donne credono di aver superato il limite e di aver commesso un reato, sotto shock verranno considerate scomode e rinchiuse in manicomio.
E poi?
Nel manicomio cercheranno di sopravvivere nonostante la reclusione e gli elettroshock, costruendo un’alleanza tra di loro fatta di confidenze e scambi, di sogni e speranza per il futuro, nonostante tutto.
Chi sono i suoi compagni di viaggio?
Elisa Mascia, coprotagonista e già autrice del testo vincitore del Premio Anima Mundi 2020 al Piccolo Teatro di Milano come migliore drammaturgia femminile, Gabriela Praticò regista raffinata di grande sensibilità che ha saputo tradurre il senso del testo in una sapiente azione scenica precisa e delicata, mai sovraesposta e Gigi Palla, il nostro brillante e versatile compagno di scena nel triplice ruolo di padre, marito e suora. La scenografia è affidata a Giovanni Valgimigli e Linuccia Zirpoli. Le musiche del Maestro Giuseppe Armezzani che ci ha regalato musiche originali per questo lavoro.
Progetti?
“Più della Mia Vita” è già sostenuto da associazioni a tutela delle donne da diversi punti di vista: Domina Onlus, Una stanza per il Sorriso, Associazione per la Solidarietà delle Camera dei deputati e il Movi Lazio, Movimento di Coordinamento delle associazioni di volontariato. Per quest’ultimo il progetto è già inserito nella serata di raccolti fondi per il movimento e che si terrà a settembre. Inoltre, il progetto sarà inserito in eventi con tematiche al femminile e nei programmi scolastici come contributo per l’educazione sentimentale. Partirà poi presto in tournée per i teatri italiani.
Desideri?
Che lo spettacolo viaggi in un lungo e largo per l’Italia e perché no, all’estero. Le tematiche sono universali e accomunano paesi e razze diverse.
Sogni?
Che questo spettacolo venga visto il più possibile da donne e uomini e ragazze e ragazzi e che possa essere di ispirazione per creare bellezza che salva sempre è vero, come diceva Dostoevskij.
Vuole aggiungere altro?
Da soli non sia arriva da nessuna parte, “insieme” è una volontà che fa partire per un viaggio alla scoperta della bellezza di sé … invito tutti a fare questo viaggio ogni giorno, unendosi con il desiderio di stare nella bellezza…vi aspetto per camminare insieme in questo racconto a partire da sabato 11 e domenica 12 maggio al Teatro Villa Lazzaroni a Roma e respirare un pensiero di libertà … insieme.