Piedi Nudi e Parole Crude

“Piedi Nudi e Parole Crude” di Antonio Veneziani Adattato, diretto e interpretato da Maria Concetta Borgese e Guido Lomoro sarà in scena dall’11 aprile al Teatrosophia in Roma.

Continua a Teatrosophia il sodalizio artistico tra Maria Concetta Borgese e Guido Lomoro, questa volta insieme sul palcoscenico con uno spettacolo che vede fondersi poesia, danza e musica. Il punto di partenza sono le poesie scritte da Antonio Veneziani e riunite in una raccolta dedicata proprio a Maria Concetta Borgese, pubblicate per l’occasione dalla casa editrice Medart in un’edizione di pregio, a tiratura limitata, firmata dagli autori. Sulla scena le “parole crude” di un poeta e i “piedi nudi” di una ballerina che insieme raccontano una storia vera.

“Un dialogo nell’empatia e nella simbiosi. Quello tra il poeta con le sue parole crude e la ballerina con i suoi piedi nudi. Il poeta che “non accetta lezioni di vita”, “inaccessibile anche al vento più insistente, ma che sa di meritare “un po’ di tenerezza”. In un vortice di parole poetiche e movimento uniti in un’unica armonia che va a fondersi con la musica si snoda il tutto. Ecco che vanno a toccarsi le corde più profonde ed estreme di due anime, bisognose l’una dell’altra, complici nell’esplorare tutte le sfumature del pensiero e dell’esistenza, nell’affondare se stesse in tutti i colori, dai più tetri ai più sorridenti, del percorso umano. Anime complici fino allo spasimo perché intrise di reciproca fiducia. La consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità. L’accettazione dell’altro guardando a sé stessi con severa magnanimità. L’esplorazione di spiragli di vita. La costruzione di un futuro fragile ma ricco di sé stessi. Il tentativo di camminare insieme per sempre. Ma anche di saper percorrere in solitudine il proprio cammino. Sempre con la certezza che l’alito dell’altro saprà scaldare i propri passi. Una storia vera che, proprio perché così profondamente mescolata al sangue e alla carne di ognuno, non poteva che essere raccontata con le parole della poesia. E con quelle del corpo” ci racconta Guido Lomoro che abbiamo intervistato.

“Piedi nudi e parole crude” come si declinano in una pièce teatrale?

Sono semplicemente il titolo della raccolta di poesie di Antonio Veneziani: le parole crude di un poeta e i piedi nudi di una ballerina, legati tra loro da un rapporto di profonda amicizia, simbiosi ed empatia.

Qual è il messaggio che emerge da questo lavoro?

Un messaggio puramente artistico. L’intento mio e di Maria Concetta Borgese è di unire tre linguaggi diversi, la poesia, la danza e la musica, che convergano in un unico strumento espressivo destinato a suscitare emozioni.

Antonio Veneziani un autore intenso, l’adattamento teatrale che cosa mette in luce?

Una storia. Quella tra il poeta e la ballerina. Da una parte un uomo trafitto dalla vita. Dall’altra una donna, fragile anch’essa, ma protesa a condividere in tutto e per tutto l’esistenza dell’amico per tentare di risollevare un’esistenza troppo spesso protesa all’auto distruzione.

Un sodalizio artistico tra Maria Concetta Borgese e Guido Lomoro che coinvolge e avvolge in qualcosa di assolutamente unico, come prende avvio?

Anni fa vidi lavorare Maria Concetta in uno spettacolo diretto da Marta Iacopini che me la fece conoscere. “M’innamorai” della sua idea di teatro, del suo talento di coreografa e danzatrice, della sua capacità di “far parlare” i corpi. Avevo trovato l’artista con cui realizzare il “mio” teatro.

Riunire insieme poesie di un autore sono un passo verso l’essenza della vita?

La poesia è essenza. È il vero che è in noi. È la sola eternità.

Si può dire che la poesia è la danza dell’anima?

Possiamo dire che è la danza che esprime l’anima nella sua pura essenza, nella sua verità.

Come di declina il dialogo tra empatia e simbiosi?

L’una è conseguenza dell’altra. Senza l’una non può esserci l’altra. L’empatia è il riconoscersi. La simbiosi è il condividere.

Perché Il poeta che “non accetta lezioni di vita”?

Perché non crede che per lui possa esistere una salvezza.

Mentre lo spettatore potrebbe accettarla una lezione di vita?

Lo spettatore può aprirsi ed accogliere l’emozione. E da quella passare ad una riflessione su sé stesso fino ad arrivare, se vuole, a mettersi in discussione.

Le affinità elettive raccontano di anime complici fino allo spasimo perché intrise di reciproca fiducia, ma quanto è difficile riuscirci?

L’affinità non è una scelta. Accade. E se è profonda induce alla fiducia totale

Quanto la consapevolezza di sé, dei propri limiti ma anche delle proprie possibilità è fondamentale?

Senza questa consapevolezza, i limiti restano limiti. E le possibilità delle utopie.

E l’accettazione dell’altro da sé?

Accettare l’altro significa avere un mezzo in più per conoscere i propri limiti e per dare forza alle proprie possibilità.

Come possiamo percorrere in solitudine il cammino della vita?

Imparando ad amarci per quello che siamo.

Dopo questo progetti in cantiere?

A fine maggio io e Maria torniamo entrambi dietro il palco per dirigere uno spettacolo in cui crediamo molto: “I figli del poeta”. Ancora una volta parola e movimento fusi insieme.

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