La città di tutti – Teatro dei diritti umani

La seconda edizione de “La Città di Tutti” si terrà dal 5 al 10 novembre al Teatro Trastevere e si aprirà con i tre spettacoli finalisti del premio “Teatro per i Diritti Umani”. La compagnia vincitrice verrà ospitata nel cartellone 2025-2026 del Teatro Trastevere, oltre a ricevere un riconoscimento in denaro.

L’8 e il 9 novembre l’atteso debutto della Compagnia Walden con il nuovo spettacolo “Fate i tuoni”, dal romanzo omonimo di Michele D’Ignazio, per la regia di Marco Zordan, in scena al fianco di Antonia Fama. Due gli eventi speciali rivolti a un pubblico più giovane. Nel pomeriggio del 9 novembre lo spettacolo per famiglie “Un mondo di risate”, a cui assisteranno anche quest’anno gratuitamente i piccoli ospiti di alcune case famiglia e centri diurni romani. Nel pomeriggio del 10 novembre, lo spettacolo “Fiori tra l’asfalto”, frutto di un laboratorio con giovani attori tra i 12 e i 15 anni condotto dall’Associazione “La Fabbrica dei ricordi felici”.

Accanto al teatro, gli appuntamenti con le visite guidate a cura di Ars in Urbe, nei luoghi della capitale simbolo per la tutela dei diritti umani.  Infine, il parallelo percorso educativo rivolto alle scuole, con il contest “Universali come i diritti”.  

Abbiamo intervistato Antonia Fama non solo organizzatrice dell’evento ma molto altro.

Come nasce “La città di tutti”?

La Città di Tutti nasce da un sogno e da un’aspirazione al tempo stesso: coniugare ricerca artistica ed educazione sociale. Nasce dalla spinta forte, in noi, di dare alla nostra arte un significato molto più che puramente estetico. Fare teatro per noi non è soltanto un mestiere che risponde a un’ambizione personale, ma anche il desiderio di poter contribuire a un percorso di crescita, di consapevolezza, di condivisione. Come recita il testo del nostro nuovo spettacolo, “Fate i tuoni”, le parole non devono restare sui fogli, devono provare a cambiare il mondo, a renderlo migliore.

Che cos’è in specifico?

Si tratta di un progetto nato grazie al prezioso contributo dell’Assemblea Capitolina, che ci supporta in quanto vincitori del bando “Sementi”. Siamo alla seconda edizione de La Città di Tutti, l’anno scorso dedicato al tema dell’inclusione e quest’anno ai principi enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il progetto nasce dall’incontro tra due realtà del mondo teatrale off romano. Da un lato, il Teatro Trastevere, che da sempre ha nella sua vocazione l’obiettivo di fare del teatro uno strumento educativo e divulgativo, con percorsi rivolti ai più piccoli ma anche con una stagione che propone spettacoli con un’attenzione al teatro civile e al teatro sociale. Dall’altro, la Compagnia Walden, di cui faccio parte insieme a Marco Zordan e Michele D’Ignazio. Le nostre produzioni teatrali includono anche percorsi didattici in collaborazione con scuole, biblioteche e festival, in cui lo spettacolo non è che il tassello finale di un percorso fatto anche di workshop di scrittura teatrale, laboratori di teatro e incontri. La Città di Tutti è lo specchio di questo nostro spirito, con il suo contest rivolto alle scuole, “Universali come i diritti”; le visite guidate nei luoghi simbolo dei diritti umani, in collaborazione con l’associazione Ars in Urbe e, infine, la rassegna di spettacoli in concorso per il Premio Teatro e Diritti Umani.

Può esistere davvero una città di tutti?

Noi lavoriamo perché esista, o quanto meno perché lo diventi ogni giorno di più. La Città di Tutti per noi è un luogo dove ognuno è cittadino, a prescindere dai documenti, dove ognuno trova il suo posto e si sente a casa. Certo, detta così sembra un’utopia, e forse lo è, dal momento che quotidianamente ci scontriamo con la sistematica esclusione di qualunque tipo di minoranza. Che sia per la nazionalità, la rispondenza a canoni fisici definiti “normali”, l’identità di genere o sessuale, ci scontriamo ancora e quotidianamente con leggi non scritte, eppure inscalfibili, che ci dicono “come si deve essere per andare bene”. Una città di tutti – è chiaro – purtroppo non esiste. Ma ogni nostro forzo è indirizzato verso la nostra “Città del Sole”.  Quando portiamo la cultura dove non arriva, quando offriamo esperienze artistiche in maniera totalmente gratuita a chi non potrebbe fruirne (come facciamo con gli spettacoli per le case famiglia; quando seminiamo pensieri nuovi tra bambini e ragazzi o a teatro parliamo di diritti. Per noi sono tutti passi che ci avvicinano un po’ di più alla nostra città ideale. Che poi, un ideale non è forse una meta da raggiungere, ma la spinta per continuare a camminare.

Dal 5 al 10 novembre al teatro Trastevere un evento nell’evento: spettacoli, un premio e due eventi speciali, giorni decisamente intensi?

Sì, decisamente! Anche perché in quegli stessi giorni cominceranno le premiazioni e gli incontri con le scuole. I primi tre giorni vedranno in scena i tre spettacoli finalisti, che si aggiudicheranno il Premio Teatro e Diritti Umani: “La Gru” sul tema dei morti sul lavoro; “Sette donne di sughero” sulla questione di genere e “I fisici” sul tema della giustizia. E poi due eventi speciali dedicati alle famiglie ma non solo. Nel pomeriggio di sabato 9 novembre, lo spettacolo “Un mondo di risate”, rivolto ai bambini e ragazzi, che ci permetterà di ospitare anche i piccoli provenienti da alcune case famiglia e centri diurni romani. Domenica 10 novembre, sempre di pomeriggio, il risultato di un laboratorio rivolto agli adolescenti, che li vedrà protagonisti in scena con “Fiori tra l’asfalto”. E poi il debutto della nostra nuova produzione, l’8 e il 9 novembre, “Fate i tuoni”.

Questa è la seconda edizione de “La Città di Tutti” Che cosa ha insegnato la prima edizione?

A fare sempre meglio, a spostare l’asticella sempre in avanti. A raggiungere sempre più persone e realtà, per essere davvero inclusivi.

Ci sono state modifiche per pianificare questa edizione?

Abbiamo aggiunto il premio teatrale rivolto alle compagnie aperto il contest scuole anche alle superiori.

L’8 e il 9 novembre ci sarà l’atteso debutto della Compagnia Walden con il nuovo spettacolo “Fate i tuoni”, di che cosa parla?

“Fate i tuoni”, è una storia di “partenza e di restanza”. I protagonisti sono due ragazzini, Murad e Zaira, che vivono le loro vite su due sponde diverse del Mar Mediterraneo, e per i quali questo mare ha il senso di un ponte che deve colmare le distanze. Il testo è di Michele D’Ignazio, la regia di Marco Zordan, che è anche in scena insieme a me. La storia è ispirata all’incredibile esperienza vera di una bottiglia lanciata nel mare con un messaggio, e di un naufragio sulle rive della Calabria. La storia del piccolo borgo di Badolato, vittima dello spopolamento, e ripopolato dai profughi curdi negli anni novanta, grazie alla lungimiranza del sindaco e all’accoglienza dei cittadini.

Che cosa significa: “fate i tuoni”?

Si tratta di un’espressione che Murad si porta dietro per tutto il suo viaggio, che a lui ripeteva sempre la sua maestra a scuola, in Siria. Ma è anche un gioco di parole: di solito ai bambini si dice di fare i buoni. I nostri due protagonisti, invece, vogliono fare i tuoni, vogliono farsi sentire. E i tuoni, però, li incontreranno davvero anche nel loro percorso, fatto di tempeste e di naufragi, di derive e approdi.  

Come si fanno i tuoni?

Facendo una scelta: quella di farsi sentire, sempre. Di preferire le parole al silenzio, l’azione all’immobilismo.

Perché bisogna farli?

Perché altrimenti si rischia di affogare in un oceano di ignavia e disinteresse. E non è questa la vita per un bambino di dodici anni. Forse non lo è, e non dovrebbe esserlo, neanche per un adulto. Ma facciamo fatica a ricordarcene, boccheggiando come pesci nel mare delle nostre effimere quotidianità.

Perché è considerata una storia di confine, tra il restare e il viaggiare?

Nello spettacolo c’è il tema, importante, delle migrazioni, del viaggio che salva la vita. Ma c’è anche, ed è forse persino più profondo, quello della “restanza” come la definisce Vito Teti. C’è il tema di chi non vuole partire, ma restare, per costruire un mondo migliore nel posto in cui già si trova. C’è la questione, drammatica oggi per il nostro paese, delle aree interne, dello spopolamento dei piccoli borghi, della mancanza di alternative. Ormai il paese non è più diviso tra Nord e Sud. E aveva ragione Luciano De Crescenzo: si è sempre meridionali di qualcuno.

Qual e la differenza tra restare e viaggiare?

Sono due scelte entrambe complesse. Non è mai detto che ci voglia più coraggio a partire o a restare.

La bottiglia con un messaggio lanciata nel mare, quale significato nella nostra società?

La bottiglia è un fatto vero. Negli anni novanta, prima che i curdi arrivassero a Badolato, il sindaco aveva provocatoriamente messo in vendita il paese. E un artista locale, Gianni Verdiglione, realizzò l’happening delle bottiglie nel mare. Il senso, oggi, è quello della necessità di continuare a comunicare, di lanciare messaggi per essere compresi, accolti, in un overload di informazioni ed emozioni spesso troppo socializzate e poco vissute.

È il naufragio che cosa significa per noi del XXI secolo?

Fuor di metafora, il naufragio è purtroppo una triste realtà con cui facciamo i conti quotidianamente. Si pensi a quello avvenuto nelle ultime settimane a Roccella Jonica, nel quale hanno perso la vita 65 persone, ma che ha fatto “comodo” non pubblicizzare troppo sui media. Non è il primo e non sarà l’ultimo in Calabria, e si pensi a una vicenda tragica come Cutro. Ma proprio il decreto che porta il nome del borgo calabrese, ci spinge sempre più verso la dimensione del disumano. Esperienze virtuose come quella di Badolato, magiche come quella di Riace e Mimmo Lucano, sembrano allontanarsi sempre di più.

Che cosa si aspetta da questa edizione?

Le visite guidate teatralizzate con Ars in Urbe si sono appena concluse. Due week end pieni di incontri e di persone che con entusiasmo hanno partecipato ai nostri percorsi alla scoperta dei luoghi simbolo dei diritti umani. Ora ci prepariamo a incontrare le scuole, le compagnie che saranno in scena con noi al Teatro Trastevere. E soprattutto al nostro debutto. L’augurio è di condividere dei momenti che per noi sono magici con tante persone. E di crescere sempre di più.

Progetti?

La mente va già alla terza edizione della Città di Tutti, chiaramente! Ma prima ci sono altri appuntamenti. Innanzitutto il nuovo viaggio di “Fate i Tuoni” in giro per l’Italia. E poi le nuove date dell’altra nostra produzione, “Il mio segno particolare”. Lo spettacolo ha debuttato nel 2021, e da allora non è ancora finito il suo incredibile viaggio. E di questo, ne siamo profondamente grati.

Per restare aggiornati sui progetti seguiteci su www.teatrotrastevere.it e www.ilmiosegnoparticolare.it.

 

Psicologa, Psicoterapeuta, Criminologa, Giornalista, Blogger, Influencer, Opinionista televisiva.

Autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.

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