Il caso di Serena Mollicone, la giovane di Arce (Frosinone) scomparsa il 1° giugno 2001 e ritrovata morta due giorni dopo, continua a tenere banco nelle cronache giudiziarie italiane. Dopo oltre vent’anni di indagini, processi e colpi di scena, la vicenda è ancora lontana da una conclusione definitiva. L’ultimo capitolo di questa lunga e tormentata storia giudiziaria vede la Procura Generale di Cassino annunciare la presentazione del ricorso in Cassazione contro la sentenza di assoluzione emessa dalla Corte d’Assise di Cassino il 15 luglio 2022 e quella della Corte di Appello di Roma del 12 luglio 2023.
La decisione di ricorrere in Cassazione rappresenta un tentativo di ribaltare il verdetto che ha assolto, in due gradi di giudizio, “per non aver commesso il fatto” i cinque imputati: l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, sua moglie Anna Maria, il figlio Marco, il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano.
Il caso Mollicone ha sempre destato grande interesse nell’opinione pubblica, non solo per la giovane età della vittima e le circostanze misteriose della sua morte, ma anche per le pesanti accuse rivolte a membri delle forze dell’ordine. L’ipotesi accusatoria sosteneva che Serena fosse stata uccisa nella caserma dei carabinieri di Arce, tesi che ha gettato un’ombra inquietante sull’intera vicenda.
La decisione della Procura Generale di presentare ricorso in Cassazione si basa sulla convinzione che esistano elementi sufficienti per contestare le sentenze di assoluzione. Il procuratore generale Emanuele De Crescenzo e il sostituto procuratore generale Maria Beatrice Siravo hanno dichiarato di aver individuato “vizi di motivazione” nella sentenza, che giustificherebbero il ricorso all’ultimo grado di giudizio.
Uno degli aspetti più controversi del caso riguarda le prove scientifiche. Durante il processo sia di primo sia di secondo grado, sono state presentate perizie che sostenevano la compatibilità tra le ferite riportate da Serena e una porta presente nella caserma dei carabinieri di Arce. Tuttavia, queste prove non sono state ritenute sufficienti per emettere una condanna.
Il ricorso in Cassazione si concentrerà probabilmente su questi aspetti tecnici, cercando di dimostrare che le prove scientifiche sono state sottovalutate o mal interpretate. La Procura Generale potrebbe anche contestare la valutazione delle testimonianze e delle intercettazioni presentate durante il processo.
Il caso Mollicone ha attraversato diverse fasi nel corso degli anni. Inizialmente, le indagini si erano concentrate su altre piste, inclusa quella del fidanzato di Serena, poi scagionato. Solo anni dopo, grazie a nuove indagini e testimonianze, l’attenzione si è spostata sulla caserma dei carabinieri di Arce e sui suoi occupanti.
La famiglia di Serena, in particolare il padre Guglielmo Mollicone, ha sempre lottato per ottenere giustizia. Guglielmo è purtroppo deceduto nel 2020, senza poter vedere la conclusione del processo. La sua determinazione nel cercare la verità ha mantenuto viva l’attenzione sul caso per tutti questi anni.
Il ricorso in Cassazione rappresenta ora l’ultima speranza per chi cerca giustizia per Serena. Se accolto, potrebbe portare a un nuovo processo d’appello, riaprendo di fatto l’intera vicenda. In caso contrario, la sentenza di assoluzione diventerebbe definitiva, chiudendo così uno dei casi più controversi della cronaca nera italiana degli ultimi decenni.
L’eventuale processo in Cassazione non si limiterà a valutare la colpevolezza o l’innocenza degli imputati, ma esaminerà la correttezza procedurale e la solidità giuridica della sentenza di assoluzione. I giudici della Suprema Corte dovranno decidere se ci sono stati errori di diritto o vizi procedurali tali da giustificare l’annullamento della sentenza.
Il caso Mollicone solleva anche importanti questioni sulla gestione delle indagini in casi complessi e sulla capacità del sistema giudiziario di fornire risposte chiare e definitive, soprattutto quando sono coinvolti membri delle forze dell’ordine. La lunghezza del procedimento e le diverse svolte che ha preso nel corso degli anni hanno alimentato dubbi e perplessità nell’opinione pubblica.
Qualunque sia l’esito del ricorso in Cassazione, il caso di Serena Mollicone rimarrà nella memoria collettiva come simbolo di una giustizia che fatica a raggiungere la verità. La giovane vita spezzata di Serena, le sofferenze della sua famiglia e i dubbi che ancora permangono sulle circostanze della sua morte continuano a chiedere risposte.
In attesa della decisione della Cassazione, il caso Mollicone resta un monito sulla necessità di un sistema giudiziario efficiente e trasparente, capace di fornire giustizia in tempi ragionevoli e di dissipare ogni ombra, soprattutto quando coinvolge istituzioni fondamentali dello Stato come le forze dell’ordine.
La presentazione del ricorso in Cassazione apre dunque un nuovo capitolo in questa lunga e dolorosa vicenda, nella speranza che possa finalmente portare a una verità giudiziaria definitiva e condivisa, rendendo così giustizia a Serena Mollicone e alla sua memoria.