È da poco uscito il libro di Alessio Santoni: “I racconti di Jaculia”, edito da AltroMondo Editore.
Il libro è stato scritto nel bel mezzo dei lavori di ristrutturazione della sua vita, caratterizzati da continue lotte interiori e scoperte sorprendenti, in alcuni casi scioccanti. Quasi tutte le storie narrate sono legate da un sottile filo nascosto che accompagna il lettore in un non facile percorso, che sfocia in una nuova presa di coscienza descritta dall’autore.
Altri racconti si inseriscono trasversalmente, come inaspettate parentesi che si aprono proiettando il lettore alla scoperta di storie di vite diverse dove i personaggi si raccontano tramite le loro esistenze e nelle loro caratteristiche. Infatti, una delle peculiarità presenti in questo libro, deriva dal fatto che i racconti presenti in esso hanno la necessità di essere letti avendo una chiave interpretativa molto particolare. I personaggi e le vicende in cui sono coinvolti, per quanto possano sembrare reali o giustappunto frutto dell’immaginazione dell’autore, devono essere visti come se fossero a rappresentanza dei vari stati di coscienza che l’uomo affronta durante il percorso della propria vita. Proprio questo, d’altronde, è il percorso che il personaggio principale affronta partendo da una condizione che può essere definita come egocentrica, per giungere ad una nuova consapevolezza che genera il principio di quel necessario lavoro al fine di ottenere la piena liberazione del proprio essere. Frustrazione, insoddisfazione, sofferenza, rabbia… queste sono le forze che lo attanagliano che vengono descritte, in maniera apparentemente nascosta, attraverso i pensieri e le azioni dei personaggi presenti nel libro. Per cui, la caratteristica che al lettore non deve sfuggire, è quella della presenza di una multiforme interpretazione necessaria da comprendere, per manifestare in tutto e per tutto quanto queste forze siano in grado di agire e condizionare i comportamenti dell’uomo.
“Alla fine, le urla e i pianti finirono, anche perché se quella tipa avesse continuato oltre, lo avrebbe ammazzato per davvero, così rimasi seduto con i capelli agitati dal vento avvolto nella mia vestaglia di pile. Almeno lei c’era ancora. Così calda, così sdrucita, così piena di buchi da tizzone che sembrava essere appartenuta a uno che era stato fucilato, e fissavo le nuvole che si rincorrevano nel cielo. Le paragonai ai miei pensieri, così tanti e così sfuggenti che si susseguivano senza sosta nella mia mente, proprio come quei nuvoloni. Mi chiesi se alla fine il cielo si sarebbe aperto per mostrarmi il sole, ma per tutta risposta mi sono immaginato mentre mi guardavo dall’alto, come se stessi sbirciando me stesso da dietro uno di quei nuvoloni. Ho visto quindi un tizio con un mocio in testa, avvolto in uno straccio e raggomitolato su uno sdraio da mare sul balcone di casa preso completamente da paranoie e rammarichi e all’idea sono scoppiato a ridere come uno scemo. Altro che il sole”, dal libro “I racconti di Jaculia”
Non manca il sarcasmo, estremo in alcuni punti, indirizzato sempre verso una spinta a porsi le domande giuste e cercare validi mezzi per uscire dal dramma quotidiano che caratterizza la società globale. “Questo libro nasce a seguito di un irrefrenabile desiderio di raccontare i diversi passaggi che hanno caratterizzato il cambiamento avvenuto della mia vita. Durante la lettura, non si può fare a meno di constatare che nel protagonista c’è una situazione vissuta di partenza caratterizzata dalla frustrazione e dall’insofferenza la quale, una volta raggiunto l’apice, sfocia in una vera e propria conversione. Quando parlo di conversione, vorrei precisare che non intendo spingervi ad aderire a un credo religioso o ad un particolare culto, piuttosto, vorrei far comprendere che la spiritualità può essere concepita come un atto pratico e sincero dove attuare un vero e proprio cambiamento interiore, assecondando nuovi paradigmi di pensiero che comportano l’insorgere di una nuova ed efficace consapevolezza sul mistero della vita”, racconta l’autore.
Cresciuto in una famiglia di commercianti, Alessio Santoni fin da piccolo è sempre stato appassionato della scrittura di storie di fantasia. A causa di eventi familiari che hanno caratterizzato il suo percorso di vita, si è visto costretto ogni volta a rinchiudere il sogno di scrivere un libro nel cassetto delle “cose da fare”. Ma nulla accade per caso, e il momento propizio è capitato.
“Potrei paragonare questo libro alla moneta numero uno di Zio Paperone che pur essendo ricco sfondato considera quella moneta più preziosa di tutto il suo tesoro”, prosegue Alessio Santoni.
“I racconti di Jaculia” di cosa parlano?
Il libro racchiude una serie di racconti in cui viene descritta la condizione di vita e il modo in cui questa viene affrontata dal protagonista principale. Trattandosi di tipologie di racconti variegati tra loro, trovare una giusta definizione che riesca a racchiuderli tutti risulterebbe complicato. Infatti, oltre a trattare il percorso compiuto dal protagonista attraverso le varie vicende che affronta nel quotidiano, il lettore verrà coinvolto anche in altre situazioni che in alcune occasioni risulteranno essere palesemente slegate dalla storia principale. Questo perché, oltre a voler descrivere i vari passaggi che verranno affrontati, in fase di stesura del testo ho voluto aggiungere narrazioni frutto della fantasia volte anche, in alcuni casi, a descrivere alcune condizioni di vita e verità che man mano avevo acquisito.
Chi o cosa è Jaculia?
Jaculia è un termine di mia invenzione, nato dalla fusione dei nomi dei miei due figli, Jacopo e Giulia, a cui ho voluto dedicare il libro. Nato per gioco quando erano piccoli, questo nome non ha mai cessato di avere la sua funzione affettiva anche ora che sono grandi.
Come si declinano insieme ironia e spiritualità?
Prima di entrare nel merito della domanda tengo a precisare che personalmente, per spiritualità, non intendo l’assecondare di dogmi religiosi, dottrine più o meno esotiche o pratiche utili solo ad alimentare il sensazionalismo. Dal mio punto di vista la spiritualità, quella vera, è quando si attua quel processo di conversione dello sguardo per rivolgerlo verso il proprio interno, al fine di conoscere e comprendere quali siano le forze che agiscono e interagiscono con l’essere umano. Senza questo tipo di conoscenza, senza la consapevolezza su chi noi siamo, di come possiamo educare il nostro pensiero e quant’altro, inevitabilmente, risulterà difficile avere il pieno controllo della propria vita, altrimenti affidata banalmente al caso o, peggio ancora, delegando decisioni più utili agli altri che a noi stessi. Detto questo, l’ironia è sempre stata parte integrante della mia personalità che ho cercato di trasmettere anche in situazioni più o meno difficili raccontate nel libro. Credo infatti che sia un ingrediente essenziale non tanto per alleggerire una situazione difficoltosa, bensì per aiutare a comprenderla. La spiritualità, come del resto qualsiasi altra materia oggetto di studio deve essere vissuta concretamente e condivisa con il sorriso e l’arte di saper coinvolgere attraverso l’entusiasmo. Spesso si è propensi a credere che in ambito spirituale, in forza dell’influenza religiosa derivante dalla dottrina cattolica, il tutto debba essere vissuto attraverso sofferenze, croci, penitenze e altri pesanti fardelli che spesso generano un rifiuto. E lo credo!
Un libro scritto nel “bel mezzo dei lavori di ristrutturazione della vita”, cosa curiosa che necessita di una spiegazione: non crede?
Prima ho utilizzato il termine conversione, e non a caso. Con questo non intendo dire il saltare da un credo religioso all’altro o cose di questo tipo, bensì attuare un vero e proprio cambio di paradigma al fine di gettare le fondamenta per edificare un nuovo e più soddisfacente stile di vita. Chiaramente, per far ciò, risulta chiaro che prima di ristrutturare è necessario togliere via il vecchio, dove per vecchio intendo tutti quei modelli di pensiero che inesorabilmente sono risultati essere disfunzionali; questione molto più facile a dirsi che a farsi. A ogni modo, dopo aver preso delle decisioni importanti riguardanti la mia vita, parallelamente ho avvertito l’insorgere di un forte desiderio di accompagnare questa transizione scrivendola attraverso questi racconti, ai quali se ne sono inseriti altri utilizzando semplicemente la mia fantasia da autore.
Quale filo nascosto unisce i racconti del libro?
La lenta e costante presa di coscienza che ha il protagonista nei confronti della vita. Si parte da una situazione in cui ciò che sta vivendo non lo soddisfa, per questo è insofferente e cerca, attraverso i videogiochi, di eludere seppur momentaneamente il mondo che lo circonda. È alquanto statico, ignavo sarebbe il termine ideale per descriverlo, in quanto pur rendendosi conto che l’insoddisfazione è fortemente presente nella sua vita, non ha in sé forza reagente per contrastarla. Pian piano, attraverso varie vicende che sfoceranno in un profondo stato di sofferenza, finalmente riesce a comprendere la necessità di agire concretamente al fine di prendere finalmente in mano le redini della propria vita per indirizzarla verso lidi molto più appaganti. Questo non avviene in maniera repentina, anzi, direi che il processo è piuttosto lento caratterizzato da strascichi provenienti dalla sua vecchia personalità ancora fortemente presente.
Una curiosità: come entra la scrittura nella sua vita?
Fin da quando ero ragazzino mi dilettavo a inventare storie per poi scriverle sui quaderni di scuola, spesso prendendo spunto dagli eventi più importanti che caratterizzavano le giornate. In sostanza mi è sempre piaciuto scrivere, questa passione non mi ha mai abbandonato per lo meno fino a quando, diventato genitore ed entrato nel mondo del lavoro, preso dalle vicissitudini della vita ho lentamente accantonato la scrittura. Ciò nonostante, nel momento in cui decisi di riprendere, questa passione è riemersa con violenza, oserei dire, come una sorgente infinita. I “Racconti di Jaculia” è composto da trentaquattro racconti, anche se inizialmente ne avevo stilati cinquantuno. Questo per dire che quando avevo ripreso a scrivere avevo in me così tanto di arretrato che quasi non riuscivo a smettere, cosa che tra l’altro accade tutt’ora.
Chi sono i protagonisti delle sue storie?
Risulta abbastanza facile comprendere che il protagonista principale dei racconti sono io, spesso forzando alcune vicende che sfociano nel paradossale, per impersonificare delle parti interne del mio vissuto attraverso storie e personaggi diversi. Infatti, molti dei personaggi descritti, devo essere intesi come se fossero degli stati di coscienza, che compiono azioni in base alla loro condizione più o meno egocentrica. In altre parole, ho voluto descrivere il modo in cui si affrontano situazioni quando si è fatti preda di tutto quel compendio di emozioni racchiuse sotto il termine ego ovvero rabbia, tristezza, paura, giudizio e via dicendo.
A quale pubblico è rivolto il lavoro letterario?
Non ho scritto questo libro pensando ad un particolare pubblico di lettori. Il messaggio che ho cercato di trasmettere a tutti gli effetti non ha né età tantomeno è specifico per determinate tipologie di persone. I racconti sono stati scritti modulando il tono delle conversazioni e delle descrizioni in base alla caratteristica del racconto stesso. A volte semplice, altre volte più rude, mantenendo sempre – spero – la capacità di saper coinvolgere indipendentemente dall’età, dal sesso e da qualunque altra differenziazione che possa venire in mente.
Progetti futuri?
È già pronto il seguito di questo mio primo libro che ha come titolo “Oltre le ombre” per il momento disponibile solo su Amazon. Si tratta di una raccolta di ulteriori racconti che narrano il proseguo del cammino intrapreso dal protagonista, sempre con l’aggiunta di ulteriori storie che manifestano il variopinto mondo della psiche umana, con tutti i suoi pregi e difetti.
Inoltre è in fase di scrittura una saga a più puntate dal titolo “Angelo Tempesta” che narra le avventure di un ragazzo con spiccate capacità sensitive in grado di interagire con i mondi invisibili. Attraverso le sue vicissitudini ho voluto manifestare la realtà che si cela dietro quello che comunemente viene definito come “al di là” in forza della conoscenza da me acquisita.
Nel frattempo, sto creando le basi per scrivere un romanzo basato su un personaggio presente sia nei “Racconti di Jaculia” che in “Oltre le ombre” in quanto credo che la sua figura possa essere in grado di trasmettere ulteriori significati in un mondo come il nostro dove la verità viene costantemente minacciata e mistificata.
Desideri?
I desideri non li considero. Sono convinto del fatto che ognuno di noi faccia delle scelte nella vita e abbia degli obiettivi. Questi obiettivi possono essere considerati i miei desideri e due sono le soluzioni: impegnarsi con ogni lato del proprio essere e portarli a compimento, oppure accettare che nonostante tutto quella cosa non sia arrivata perché magari, alla fine, non andava bene per noi. Per questo, all’inizio del libro, ho voluto inserire questa citazione di Henry Ford:
“Che crediate di riuscirci, o di non riuscirci, avete comunque ragione.”
Possiamo esprimere un milione di desideri, ma se non si compiono le azioni necessarie per manifestarli sarà oltremodo difficile che questi si manifestino nella vita.
E poi … vuole aggiungere altro?
Un profondo e sentito ringraziamento alla mia compagna e futura moglie Valeria per l’amore, la forza e il sostegno che quotidianamente avverto essere sempre più presente. Grazie infinite di cuore, e grazie anche a te Barbara per avermi concesso questa intervista. Ci vediamo in libreria!