Al Teatro Tasso di Sorrento il 22 febbraio andrà in scena: “Fatalità della rima – Omaggio a Giorgio Caproni”.
Ideazione e drammaturgia di Fabrizio Gifuni che ci accompagna da molti anni in un sorprendente viaggio nel multiforme corpo della lingua italiana. Le officine di lavoro sempre aperte su Gadda e Pasolini, ma anche il mondo di Pavese o “la carne che si rifà verbo” nella dirompente forza della lingua di Testori, il tutto senza mai
dimenticare Dante.
A questo spartito appassionato e vitale non poteva mancare la musica leggera e profondissima di Giorgio Caproni. L’amore, i rapporti familiari, le città amate – Genova, Livorno, Roma – il mistero incomprensibile, l’esistenza, il congedo dalla vita.
Cos’è la poesia e come si diventa poeti?
I versi di Caproni si intrecciano a frammenti di un’autobiografia in prosa. Con uno scintillante, un’intelligenza ironia tagliente, giocando a non prendersi mai troppo sul serio, Caproni ci accompagna in un lungo viaggio poetico e musicale fino al momento della sua incursione nella selva acuta dei suoi pensieri, nelle segrete gallerie del cerimonioso
congedo. In tutto questo si racchiude l’anima di uno dei più grandi poeti del ‘900.