“Ematica” scritto e diretto da Larissa Cicetti con Larissa Cicetti, Luisa Casasanta, Enrico Maria Carraro Moda, sarà al Teatro Trastevere in Roma. Lo spettacolo ha ricevuto riconoscimenti importanti come: la menzione speciale della critica all’InDivenire Festival.

Che cos’è la coerenza? La spontaneità? E se l’empatia che hai sempre avuto per gli altri diventasse un problema? Se non volessi più essere empatica? Tre figure, tre corpi, ma soprattutto tre voci di unica testa. Questo è il principio di Ematica. Dubbi, insicurezze, speranze, tutto in un continuo fiume di parole, di voci che si contraddicono, che lottano per trovare un accordo, per unirsi almeno una volta. Per soffrire meno.

   

Ho un disperato bisogno di dire qualcosa. Tutti vogliono dire qualcosa”, racconta Larissa Cicetti.

Forse se si trovasse il modo di farlo, senza paura di rimanere feriti, magari, si potrebbe davvero dire qualcosa.

“Scrivere un testo, che sia per uno spettacolo, un film, una canzone o una poesia, dovrebbe sempre nascere da un sincero bisogno di farlo e posso dire che dietro questo lavoro c’è stata una grandissima necessità.  Necessità che mi ha portato a dar voce alle mie voci e non per quella che chiamano “terapia”, ma per accettare, riconoscere i propri limiti, per divertire, per far pensare, per ritrovarci e chissà, magari tirare un sospiro di sollievo nel saperci più vicini di quanto a volte non crediamo”, ci dice la sua autrice Larissa Cicetti.

Cara Larissa che cosa racconti in Ematica?

“Ematica” racconta un flusso di pensieri ininterrotto, pieno di contraddizioni, di insicurezze ma anche di tante certezze. Si cerca un accordo, il più delle volte, così da poter affrontare il mondo esterno con più serenità, e chissà che questo accordo alla fine non si riesca davvero a trovare. Vederlo per scoprirlo.

L’opera ha ricevuto la menzione speciale della critica all’InDivenire FESTIVAL, un bel traguardo te lo aspettavi?

Assolutamente no, mai avrei sperato tanto con il mio primo lavoro. È nato negli anni bui della pandemia e avevo paura che lì sarebbe rimasto. Quindi direi che è stato un bellissimo traguardo che mi ha dato la spinta per continuare a crederci.

Tu affronti il tema della coerenza, che cosa è?

Più passano gli anni più mi rendo conto che è un concetto difficile da mantenere, a volte bisogna scegliere dei compromessi, accettare cose che non ci fanno star bene, risultare anche incoerenti, ma l’importante è mantenere sempre la propria dignità.

E La spontaneità?

Questa credo che sia davvero sopravvalutata! Penso che il mondo sia troppo crudele per accettare le persone spontanee (attenzione: da non confondere con la maleducazione!) Meglio sapersi controllare, evitando di farsi male.

Poi per finire c’è l’empatia per te che cosa rappresenta?

Provare empatia e quindi comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona penso che sia il più grande regalo che possiamo farci ogni giorno della nostra vita

Quando l’empatia che hai sempre avuto per gli altri diventa un problema?

Il problema purtroppo si pone nel momento in cui ci relazioniamo con persone totalmente estranee a questo concetto, e quella che doveva essere un punto di forza diventa la nostra debolezza.

Si può smettere di essere empatica?

Io ci ho provato, perché mi rendevo conto di soffrire il triplo, soffri per te, soffri per gli altri e quindi a un certo punto vorresti “fregartene” un po’ di più. Smettere però è impossibile, perché significherebbe snaturarsi. Magari fossero tutti più empatici!

Da chi è abitata la tua testa?

Beh, da tantissime persone! Tutte insieme, nel giusto modo, provano a darmi un equilibrio.

Nel tuo dialogo interno che cosa accade?

Dipende dai periodi, ma di base ci sono molti litigi. Non sono mai soddisfatta, vorrei avere più tempo per dedicarmi al teatro ma non essendo una privilegiata faccio fatica. Poi mi tranquillizzo e trovo la mia felicità proprio nel percorso faticoso più che “all’arrivo”.

Come è l’anima delle persone di oggi?

Terribile. Non per fare la catastrofista e nemmeno a dire “si stava meglio quando si stava peggio” ma in effetti un po’ lo penso. La società ci ha reso sterili di sentimenti.

Di che cosa hanno bisogno?

Di bellezza. Di saperla riconoscere. Oggi la si cerca nelle cose sbagliate, negli oggetti costosi, nella fama, nel “successo” nella sua forma più becera. Non sapendo più riconoscere la bellezza allora non la si può nemmeno restituire.

Ci sono moltitudini di solitudini e amarezze, perché?

Proprio per la sterilità di cui parlavo. Ci si circonda di persone in maniera fasulla, quindi dentro rimane un vuoto che nessun oggetto può colmare, nessun ‘follower’ può riempire. Si rimane intrappolati nell’apparenza.

Quanto è importante fare un percorso di terapia per conoscersi?

Oggi più che mai. Non ho mai avuto il piacere di fare un percorso con un esperto, ma lo consiglio a chiunque ne senta il bisogno, senza stupidi paletti o pregiudizi. Il lavoro su sé stesso non è mai sbagliato.

Chi sono i tuoi compagni di viaggio?

Luisa Casasanta ed Enrico Maria Carraro Moda, due artisti, due professionisti di altissimo livello e io mi sento tanto fortunata ad averli al mio fianco. Hanno reso il lavoro ancora più interessante di quanto sperassi.

Andrete in tour?

Me lo auguro di cuore! Al Festival InDivenire abbiamo portato un primo studio incompleto, adesso al Teatro Trastevere sarà la prima volta di EMATICA nella sua forma completa; quindi, mi impegnerò al massimo affinché questa sia la prima tappa di un percorso più ampio

Progetti?

C’è un altro testo che ho scritto tempo fa a cui tengo molto e su cui conto di potermi mettere presto al lavoro per iniziare a dargli finalmente una forma concreta.

Vuoi aggiungere altro?

Sì, vorrei ringraziarti Barbara per l’opportunità di questa intervista perché non do mai niente per scontato e ringraziare tutti quelli che stanno continuando a credere e a supportare questo progetto.

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