Si cena alle otto

Dal 25 al 28 gennaio 2024 al Teatro Trastevere andrà in scena la commedia: “Si cena alle otto”, scritta e diretta da Francesca Nunzi, con Simona Allodi e Giovanna Cappuccio.

Due vite, una madre e una figlia che, rispettando un’antica tradizione di famiglia, si incontrano ogni sera alle otto per cenare insieme. Al rintocco di una pendola che scandisce il tempo presente e il tempo passato, in un andare avanti e indietro nel tempo, si svelano le inquietudini di una famiglia, le ossessioni delle due donne e le riflessioni di ogni fatidica età. Due personaggi diversi, ma forti a modo loro nell’affrontare le circostanze e nello stesso tempo deboli davanti ad altre. Una approfondita analisi di come le persone possono intercettare il mondo relazionandolo al loro profondo modo di essere, da qui la difficoltà del comprendere gli altri, di comunicare i nostri più semplici stati d’animo che contrastano con l’assoluto desiderio di essere capiti ed amati nonostante tutto. La ricerca del perdono, dell’assoluzione ai nostri peccati che comunque non sembrano mai così dannosi mentre si compiono, la voglia di rimettere le cose al loro posto. Ma qual è poi questo posto dove tutto è in perfetto ordine? Dialoghi serrati, con toni a volte drammatici e a volte ironici e divertenti, porteranno le due donne a chiudere dei vecchi capitoli di quel libro che noi chiamiamo vita!

L’autrice Francesca Nunzi dichiara: “Con questo spettacolo desidero far conoscere le mie corde più drammatiche al pubblico che conosce di me solo la parte leggera e brillante. Ciò è dovuto al fatto che in Italia se inizi interpretando un genere difficilmente ti liberano dalle catene in cui quello stesso genere ti intrappola. Ho sempre scritto, anche prima di diventare attrice; ero piccola e scrivevo poesie, tanto che mio papà mi chiamava Minù, come la gattina poetessa degli Aristogatti che tanto amavo! Poi la vita ha fatto in modo che mi facessi conoscere prima come interprete, solo in seconda battuta ho cominciato a pubblicare libri e a rappresentare i miei testi teatrali. In realtà in ogni spettacolo che ho fatto, anche scritto da altri, ho sempre rimaneggiato le mie parti, col permesso dell’autore ovviamente. È più forte di me, vedo l’opera da tutte le angolazioni e mi piace andare a fondo, sempre, sia nel comico che nel drammatico… io definisco questa mia esigenza di particolari “Necessità da 3D”, sì, insomma, mi piace vedere le cose con profondità di immagine, non mi piacciono le rappresentazioni a “bassorilievo” e lavoro per dare una rotondità anche alle stupidaggini che poi non esistono… le stupidaggini fanno l’orlo alla vita che ti imbandiscono! Con il mio “Si cena alla otto” ho dato vita a personaggi realmente esistiti della mia famiglia, romanzati in parte, ma molto aderenti agli originali. C’è la storia della mia famiglia, una famiglia complessa, piena di strane personalità, di drammi e di situazioni paradossali tali a volte da diventare comicissime. Una famiglia come tante, perché tutte le famiglie hanno una storia da raccontare e io l’ho raccontata… nel bene e nel male! Le mie protagoniste sono bellissime e diverse ed ho scelto le due attrici alla prima lettura perché ho capito che avevano dentro e fortissimi i loro drammi. Serve un vissuto per provare alcune emozioni, non necessariamente lo stesso vissuto del racconto, (sarebbe una coincidenza incredibile che però talvolta può capitare) ma che ci sia in un’anima che interpreti almeno… una vita delicata e maltrattata, un’esperienza di gioia e di dolore, di odio e di amore, di fine e di speranza, di morte e di rinascita. Tutti questi elementi bastano a rendere credibile ogni storia e le due attrici (Giovanna Cappuccio nel ruolo della evanescente Anna e Simona Allodi nel ruolo della burbera Serenella) solo leggendo, mi hanno fatto percepire i contatti necessari per interpretare queste due anime tormentate! Non nascondo la mia commozione in alcuni passaggi del racconto, commozione condivisa da molto del pubblico che ha visto la commedia, questo mi incoraggia e mi fa pensare che a volte mettersi a nudo ed esporre le proprie fragilità è un atto d’amore… per noi stessi e per chi ha voglia di ascoltare anche il cuore degli altri”. Abbiamo intervistato le due interpreti: Simona Allodi e Giovanna Cappuccio.

Perché “Si cena alle otto”?

Giovanna: È uno spettacolo che Francesca Nunzi aveva scritto da tanto tempo ma non era mai riuscita a mettere in scena e, quando ci siamo conosciute abbiamo deciso di lavorare insieme, lei ce l’ha proposto e noi l’abbiamo subito accettato.

Simona: È una vecchia tradizione di famiglia che le due donne continuano a perpetuare in un continuo altalenarsi tra presente e ricordi del passato.

Chi sono le protagoniste di questa opera?

Giovanna: due donne di due diverse generazioni che per appartenendo alla stessa famiglia sono completamente diverse ma proprio scontrandosi in questa diversità riusciranno a ritrovarsi.

Simona: Madre e figlia che hanno sempre avuto un rapporto conflittuale determinato da troppe cose non dette e mai risolto

Qual è l’antica tradizione di famiglia?

Giovanna: cenare tutte le sere insieme alle otto puntuali.

Simona: Come ho già detto la tradizione che va rispettata è quella di cenare alle 8 ma alle 8 in punto perché la puntualità è fondamentale.

Perché è così importante rispettarla e continuare a rinnovarla?

Giovanna: perché ogni famiglia ha bisogno di regole, di un codice da rispettare per poter trovare nell’unicità di ognuno una linea comune.

Simona: Perché attraverso questa loro antica tradizione familiare le protagoniste hanno la possibilità di riconoscere gli errori commessi

In questo lavoro teatrale che importanza ha il tempo?

Giovanna: il tempo scandisce gli incontri dei due personaggi ed anche l’occasione delle due di ritrovarsi e, battibeccando, chiarire tutto quello che per anni non è stato fatto.

Simona: Fondamentale perché la linea narrativa passa in continuazione tra presente e passato

Il prima e il dopo che cosa contengono?

Giovanna: il prima è il momento in cui la famiglia era tutta riunita ed è un momento di ricordo del tempo vissuto tutti insieme; il dopo è il presente, fatto di rancore, per alcune cose, e scontro sulle differenze tra le due donne

Simona: Ricordi dolorosi, divertenti, di una famiglia un po’ fuori dal comune.

Si vive nel qui e ora non credete?

Giovanna: si vive assolutamente nel qui e ora. Il passato è un tempo su cui non possiamo più agire e il futuro è ancora da costruire ma nel presente.

Simona: Si dovrebbe vivere nel qui e ora ma purtroppo il passato ti insegue sempre!

Che cosa rappresenta il qui e ora per le due protagoniste?

Giovanna: una possibilità di farsi capire e di ritrovare la sintonia di una volta.

Simona: Errori che entrambe avrebbero potuto evitare.

Quanta inquietudine si racchiude nelle famiglie?

Giovanna: la famiglia è il luogo dove ognuno di noi tira fuori tutta la sua verità nel suo modo di essere, nel bene e nel male, e a volte è difficile accettarla per questo si può soffrire al suo interno.

Simona: Tanta! Siamo tutti condannati all’interno di una famiglia.

Quali riflessioni le caratterizza?

Giovanna: Anna ha riflettuto molto su quello che è stato e vorrebbe aiutare Serenella a comprenderne le ragioni in modo da superare i suoi rancori.

Simona: Il più delle volte purtroppo all’interno di una famiglia non si comunica e questo porta a chiudersi e a non entrare nel mondo emotivo dell’altro.

Che carattere hanno le due donne?

Anna: è una donna dal carattere sempre gioioso e positivo. Allegra e spensierata.

Simona: Serenella è una donna apparentemente dura e burbera e a volte cinica. Anna e il suo opposto lieve superficiale fissata con l’arte della cucina.

Perché è così importante il perdono?

Giovanna: perché il perdono ci permettere di compiere un passo in più verso l’altro, capirlo, accoglierlo e non far sì che la persona possa sentirsi lasciata sola.

Simona: Perchè è solo grazie al perdono che possiamo superare il senso di colpa che ci portiamo dentro.

Esiste un posto dove tutto è in perfetto ordine?

Giovanna: in realtà no e Anna lo scoprirà attraverso la sua diretta esperienza

Simona: Se esiste vorrei sapere dov’e’!

E poi che cosa accade?

Giovanna: eh eh.. le due si ritrovano ma per capire come bisogna assolutamente vedere lo spettacolo.

Simona: Le due donne riusciranno a trovare un po’ di pace in questo pasticcio che si chiama vita.

Progetti?

Giovanna: tanti sia lavorativi che personali. Fino a fine stagione sarò un periodo molto intenso di lavoro ma i progetti che mi stanno più a cuore riguardano la mia famiglia per l’appunto.

Simona: Continuare a vivere.

Andrete in tour?

Giovanna: per adesso no, ma stiamo prendendo accordi per la prossima stagione.

Simona: Ci sono delle proposte si vedrà.

Volete aggiungere altro?

Giovanna: solo di invitare tutti a teatro per conoscere questa storia. La famiglia fa parte di ognuno di noi per cui sarà un po’ come rivedersi dall’esterno grazie a quella magia che solo gli spettacoli sanno compiere.

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