La coppia più stravagante e straordinaria del teatro romano – Perrozzi e Salvatori – è all’interno della nuova stagione del Teatro 7 con ben due spettacoli: “Quattro” e “Trasteverini” e poi al Teatro 7 Off con lo spettacolo “Ben Hur”. Il duo romano con la sua capacità recitativa conduce lo spettatore in quel magico mondo dell’esserci qui e ora che attiva emozioni, ricordi, sensazioni. Le loro pièces sono la radicale atmosfera di un talento che, battuta dopo battuta, si cuce e ricava in una narrazione densa di significati significanti. La loro collaborazione nasce casualmente, ma il caso, si sa, è l’alibi dello sciocco. C’è sicuramente un significato che va oltre e che è diventato un viatico per due nel palcoscenico. Anche loro hanno un sogno nel cassetto e lo rivelano con quell’emozione tipica dei bambini che guardano al futuro con la rassicurazione di un possibile che diventa accadere e realtà. Perozzi e Salvatori si raccontano e ci portano nel loro mondo.
Come nasce la vostra collaborazione?
Ci siamo incontrati per la prima volta durante le repliche romane di “Jesus Christ Superstar” della Compagnia della Rancia. Lavoravamo al Teatro Brancaccio e per puro caso ci ritrovammo in camerino insieme. Mai casualità fu così fortunata. Dopo Roma partimmo in tournée e durante un viaggio in auto Andrea mi fece ascoltare “La mia città”, un suo brano tratto da quello che sarebbe diventato da lì a poco “Trasteverini”. L’effetto fu incredibile: aveva tradotto in musica e parole esattamente quelle che erano le mie sensazioni rispetto al rapporto con Roma, le sue contraddizioni, la sua magia. Se dovessi ricordare un momento specifico, direi che in quel preciso istante è nata la nostra collaborazione.
La stagione teatrale autunno-inverno 22-23 riparte e voi siete presenti all’interno del palinsesto del Teatro 7 con ben due spettacoli: perché questa scelta?
Una scelta ragionata e condivisa con Michele La Ginestra, Direttore del Teatro Sette e del Teatro Sette Off, due realtà che ci fanno davvero sentire a casa; quindi, siamo molto fortunati ad avere la possibilità di invitare il pubblico a casa nostra per ben due volte nel corso della stessa stagione!
Presenterete “Quattro” per la regia di Michele La Ginestra, di cosa parla?
“Quattro” è una commedia spassosissima e delicata che ha come tema centrale quello della scelta, nello specifico il dilemma Amore e Amicizia. Uno spettacolo corale in cui all’inizio i protagonisti sono giovani universitari e immediatamente dopo, attraverso un salto temporale di 20 anni, disillusi e moderni 40enni alle prese col bilancio di una vita. È una specie di favola nella quale ci si trova a riflettere su “come sarebbe andata se…” o “chi saremmo oggi se…”. In tutto ciò Adriano Bennicelli, l’autore, ha creato un impianto drammaturgico molto forte sul quale è riuscito a costruire degli scambi di battute esilaranti, tanto che capita anche a noi di trovarci in difficoltà nel sostenere la scena senza sbellicarci dalle risate.
Il cast di “Quattro” da chi è composto?
Insieme a noi ci sono Ludovica Di Donato e Ketty Roselli, due compagne di gioco meravigliose.
Siamo quattro attori con una forte propensione per il comico anche se ognuno con uno stile molto personale. Devo dire che Michele (La Ginestra) da buon direttore d’orchestra ha fatto un lavoro pazzesco per farci intonare al copione e alla sua idea di regia, dando vita ad uno spettacolo divertente e delicato, con alcuni passaggi che per la loro naturalezza e tenerezza riescono a commuovere ed emozionare il pubblico.
Quanto l’amicizia nella nostra vita è importante?
Fondamentale. Per quel che ci riguarda è senza dubbio il nucleo fondativo della nostra collaborazione. Ci sono diversi modi di lavorare insieme, di fare “Compagnia”, il nostro nasce senz’altro dal legame che abbiamo stretto col tempo, dal bisogno di condividere storie e personaggi e dalla necessità di raccontare queste storie viste da un punto di vista simile.
Di fatto che cos’è l’amicizia?
Di fatto non saprei. Credo sia un sentimento che si costruisce intorno a una serie di esperienze, di connessioni. Noi che abbiamo la fortuna di fingere per mestiere, lo abbiamo creato tra sogno e realtà, tra vita e palcoscenico mescolando a volte i nostri sentimenti con quelli dei personaggi. L’amicizia per noi è guardarci negli occhi e sapere che l’altro non sarà mai solo.
Esiste davvero l’amicizia al tempo dei social?
Certo, perché no. Penso che, col tempo, siano i comportamenti a cambiare, ma i sentimenti restano, anche per questo le persone avranno sempre bisogno del Teatro, perché ci sarà sempre il desiderio di ascoltare storie che commuovano, che divertano, che emozionino.
E poi torna in scena “Trasteverini”: questa commedia di cosa parla?
Qui entriamo nell’ambito della commedia musicale. “Trasteverini” racconta di sogni, realizzati o infranti, di cos’è la felicità, quella raccontata e quella vissuta davvero, tutto questo nella magica cornice della nostra città restituita da una scenografia minimale e dalle atmosfere suggestive di Fabrizio Angelini, regista dello spettacolo.
Il cast è lo stesso di “Quattro”?
No, il cast di “Trasteverini” sarà completamente differente.
Qual è il vostro cavallo di battaglia?
Beh, in realtà ne abbiamo due e “Trasteverini” è uno di questi, l’altro è “In due sotto a ‘na finestra”, commedia musicale che abbiamo interpretato per più di 10 anni e che è stata in scena anche nella scorsa stagione con grande successo e immensa soddisfazione.
Di cosa parla “Ben Hur” che andrà in scena nel 2023 al Teatro 7 Off?
Intanto facci dire che, insieme ad Elisabetta Tulli, siamo eccitatissimi all’idea di iniziare questa nuova avventura e non vediamo l’ora di debuttare. Raccogliere l’eredità di tre fuoriclasse del Teatro come Nicola Pistoia, Paolo Triestino ed Elisabetta De Vito ci elettrizza e spaventa allo stesso tempo. Per usare le parole di Gianni Clementi, autore dello spettacolo, “Ben Hur” racconta una “storia di ordinaria periferia”. Lo sfondo è quello di una Roma depressa, rotta, malandata, sul quale i personaggi della pièce, attraverso espedienti e sotterfugi, sopravvivono o tentano di farlo; è uno spettacolo sul valore della vita stessa.
Perché “Ben Hur” è uno spettacolo amato e osannato da critica e pubblico?
Perché è uno di quei rari prodotti in cui tutti gli ingredienti sono perfettamente mescolati: la trama è trascinante, i personaggi credibili e appassionanti, la comicità scaltra e intelligente, ma soprattutto, a mio avviso, è uno spettacolo che si pone di fronte a temi attuali e spinosi come l’immigrazione, il disagio, il lavoro, la diversità, senza dare un giudizio ma mettendo lo spettatore di fronte allo stile di vita della società moderna. Questo crea nel pubblico un senso di responsabilità ed una riflessione critica sulla propria collocazione rispetto agli eventi dello spettacolo, lo rende partecipe, lo fa salire sul palco.
E ancora cosa riserva il vostro autunno-inverno 22-23?
Oltre ai nostri spettacoli, abbiamo in cantiere altri progetti che prevedono collaborazioni in ambito teatrale e televisivo. Incrociamo le dita e speriamo di potervi dare presto qualche anticipazione.
Avete mai pensato al cinema?
Certamente, sarebbe sicuramente un’esperienza nuova e affascinante.
Un sogno co-condiviso?
A proposito di cinema, un piccolo sogno nel cassetto sarebbe tradurre “Trasteverini” in un linguaggio cinematografico mantenendone gli elementi fondativi che spesso negli adattamenti per il grande schermo vengono stravolti. Abbiamo sempre fantasticato di una specie di “Rent” alla romana.
Volete aggiungere qualcosa?
Certo, venite a trovarci a Teatro!